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L'evoluzione della cultura - LL Cavalli Sforza

domenica 7 novembre 2010 Posted by tfrab 0 comments
Libro molto interessante, letto in versione ebook grazie alla nuova sezione di IBS, e scritto da un gigante del settore. Il tema di fondo è l'analogia tra evoluzione di Darwin e quella culturale. La panoramica è ampia, e invevitabilmente poco profonda, eppure il testo è una lettura piacevolissima e stimolante.

Purtroppo il nostro conferma come molti grandi scienziati abbiano idee un po' limitate quando si parla di filosofia, epistemologia ed affini.

Si parte con le solite banalità su Galileo e la Chiesa che frena lo sviluppo del libero pensiero, per finire con un terrificante capitolo XVI, in cui praticamente tutta la Filosofia, da Platone a Cartesio, compresi i loro successori, viene liquidata in due righe, giudicandola ormai superata. La fine, secondo Cavalli Sforza, sarebbe imminente grazie ai grandi progressi nello studio della mente, tanto che "in poche decine di anni il pensiero umano potrà capire il pensiero umano".

Sarebbe ingeneroso voler mettere in croce un pensatore così brillante per due righe assolutamente marginali nell'economia dal saggio, che ha ben altri obiettivi. Però mi permetto di dissentire da simili affermazioni. In primo luogo perché è l'emergere della Filosofia che ha aperto la strada al Logòs e poi alla Scienza: giudicarla superata vuol dire avere le idee piuttosto confuse sulle radici della propria professione. In secondo luogo perché i grandi pensatori della storia dell'uomo, e le religioni che alcuni di essi professavano, hanno ancora oggi molto da dire. Dubito che al senso profondo della nostra esperienza potrà mai bastare la comprensione delle basi biochimiche del suo funzionamento, e non credo che il mistero profondo della nostra esistenza sia tanto semplice da sciogliere: per citare Hayek (h/t to Sisma)

“Esisterà sempre una parte della nostra conoscenza che non potrà essere
controllata dall’esperienza, poiché ne costituisce il principio ordinatore, nel
senso che è implicita nell’apparato di classificazione con cui conseguiamo le
varie esperienze”.


Insomma, ho il sentore che l'ottimismo di Cavalli Sforza non sopravviverà alla prova del tempo, ma non ho prove per dimostrarlo: wait and see, ma noi non saremo lì per sapere come è andata a finire.
(e comunque da quando ho aperto il blog ho dato del pirla JD Watson, P Krugman e ora Cavalli Sforza. Praticamente tre premi Nobel: sarà il caso di darsi una regolata? :-P)

Ancora su vaccini e nuova influenza

lunedì 16 novembre 2009 Posted by tfrab 0 comments

La campagna di vaccinazione si basa su una valutazione di risk assessment fatta propria da tutti i paesi industrializzati con l'intenzione di ridurre drasticamente il tasso cumulativo di attacco e di riportare la pandemia nel novero delle influenze stagionali. Questo piano non si è concretizzato nei fatti per i ritardi nella produzione del vaccino, per una scarsa propensione all'immunizzazione da parte dei medici e soprattutto perché molti di loro hanno sconsigliato la vaccinazione ai loro pazienti anche se facevano parte di una categoria a rischio (peraltro si tratta di un caso unico fra i paesi industrializzati dove le policies sanitarie le fanno i Ministeri competenti)". "Arriveremo quindi al picco pandemico - nel frattempo abbiamo già superato i valori di diffusione dell'influenza 2004-2005 che è stata la più severa dal 1999 ad oggi - con una copertura vaccinale modestissima. All’inizio di questa settimana risulta che siano state distribuite 2,5 milioni di dosi di vaccino, ma gli immunizzati sono poco più di 80.000. Questo per dire che chi si doveva vaccinare non lo ha fatto e chi ne aveva intenzione non ha potuto farlo. E' probabile che tutto questo fosse fra gli esiti possibili, ma c'è da rilevare che a differenza di quanto fatto in Francia, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti da noi il vero tallone d'Achille della gestione è stato la mancata e tempestiva diffusione dei dati scientifici già disponibili in letteratura dopo la prima ondata estiva, l’unico strumento per una valutazione razionale delle contromisure da prendere".

Tutto sull’H1N1 (hat tip Gravità Zero) sul nuovo sito DarwinFlu. Da segnalare uno splendido articolo di Dario Bressanini, in particolare le considerazioni finali:

La “risposta standard” di queste settimane è “questa influenza non è peggio di una normale influenza stagionale”. Vogliamo riflettere meglio su questa frase? Si stima che qualche migliaio di persone ogni anno muoia per le complicazioni derivanti dall’influenza stagionale. Qualcuno dice 5000, qualcuno 8000. Vi sembrano poche? Quando diventano “accettabili” 5000 morti? Sono “spendibili” solo perché nella grande maggioranza sono anziani? Quanti di questi anziani hanno, magari, contratto l’influenza proprio in ospedale o dal medico? Quanti non avrebbero contratto la malattia se chi gli è stato intorno si fosse vaccinato?

In altre parole, quanti di quei 5000 sono morti evitabili? E ora che questa pandemia H1N1 attacca maggiormente giovani e bambini, sono ancora “accettabili” perché tanto “è come una normale influenza” ? Ci può consolare sapere che “tanto i morti avevano già delle malattie” ? Insomma “io sono sano, che gli altri si fottano” ? Io mi sentirei più tranquillo se il pediatra dei miei figli si fosse vaccinato, voi no? Oppure vi turbate solo considerando che 3 morti su 53 non avevano malattie, erano “sani” insomma?

Al medico che dice “se non mi sono mai vaccinato per la stagionale che uccide molte più persone, perché dovrei vaccinarmi per la suina?” suggerirei magari di considerare l’idea di iniziare a fare anche il vaccino stagionale. Non protegge completamente ma riduce comunque la possibilità di contagio e di trasmissione ai suoi pazienti. “Primo non nuocere”.

Libertà e responsabilità sono solo parole vuote? Se i medici scelgono liberamente di non vaccinarsi, perché dovrebbero essere i pazienti a pagare per le loro scelte egoiste? Davvero è giusto che non subiscano conseguenze? E se un vostro caro morisse per essersi beccato l’H1N1, o anche la solita influenza, in un reparto ospedaliero in cui i medici e gli infermieri non si sono vaccinati, non vorreste percorrere le vie legali?

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Dove si discute di squalene, thiomersal e palafitte

sabato 7 novembre 2009 Posted by tfrab 0 comments

Sto cercando di contare quante siano le persone in Italia che non abbiano dato di matto a causa del virus A H1N1. La prima è Anna Meldolesi, che ha seguito la pandemia fin dall’inizio. Un altro è, come prevedibile, Silvio Garattini, intervistato dal Giornale qualche tempo fa.

Per il resto è tutto un fiorire di complotti, allarmi sulla pericolosità dello squalene e del thiomersal. Che ci fosse agitazione sullo squalene lo ignoravo; in realtà secondo la pagina di wikipedia la voce risale a dopo la prima guerra in Iraq. Per noi italiani lo squalene non sarebbe una novità, trattandosi di uno dei componenti dell’olio d’oliva. Fosse davvero così pericoloso saremmo tutti morti da un pezzo. L’obiezione più frequente al mio ragionamento è che inoculato direttamente in vena possa provocare chissà quali disastri, iperstimolando la risposta immunitaria. In realtà, come riportato dalla giornalista Helen Branswell, si tratta della solita leggenda metropolitana:

Q: Isn’t squalene dangerous? Didn’t it cause Gulf War Syndrome?

A: No and no.

It may have a nasty sounding name, but we all have squalene (pronounced SKWAY-lean) in our bodies. We need it to synthesize cholesterol and steroid hormones. And the stuff is ubiquitous — it is found in all animals, in plants, and in a variety of foods, cosmetics, over-the-counter drugs and health supplements, according to the World Health Organization.

“It is part of our natural metabolism that allows us to make the kinds of molecules that enable us to survive,” says Dr. Paul Offit, an immunologist and vaccine expert at Children’s Hospital of Philadelphia.

“Take squalene out of your body, and you die. Take squalene out of Girl Scout cookies and they don’t taste as good.”

As for the supposed Gulf War Syndrome link, it isn’t true.

The claim is that anthrax vaccines given to U.S. soldiers fighting in the Gulf War contained squalene and generated anti-squalene antibodies that triggered disabilities. But the vaccines given to those troops did not contain squalene, the WHO and others have reported.

And a study published in 2006 showed that anti-squalene antibodies can be found in the blood of people who have never been vaccinated with a vaccine containing squalene.

“The objective scientific evidence is that these things are safe. That they are not linked with Gulf War Syndrome. That they don’t promote autoimmune disease. That’s what the objective scientific evidence says. But it’s not what you read on the blogs and on the Internet,” Wood says.

Il thiomersal invece è una vecchia bufala, nota a chi mastichi un po’ l’argomento. Si tratta di un composto simile al metilmercurio, quello sì tossico e con la tendenza a bioaccumularsi. Che all’inizio si sia pensato ad investigare sull’inquietante similitudine è condivisibile, ma dopo decenni di ricerca, e qualche gazillione di vaccini che non hanno evidenziato problemi relativi al mercurio, si dovrebbe considerare la questione chiusa. Non fosse altro che alternative non ce ne sono molte, secondo l’OMS:

Some national public health authorities are striving to replace thiomersal-containing vaccines as a precautionary measure. There is currently no evidence of toxicity from mercury contained in vaccines. There are only a few tested, efficacious and safe alternatives to thiomersal-containing vaccines. Current production capacity for such vaccines is limited and insufficient to cover global needs.

Certo, se c’è gente che pensa che non siamo mai andati sulla luna o che il WTC sia venuto giù chissà come, le possibilità di far comprendere quattro concetti basilari di biochimica sono vane. Mi verrebbe voglia di invitare tutti i complottisti a recitare il mantra “l’evoluzione non è un pranzo di gala”, eppure la questione è più sottile. Perché è così difficile riuscire a comunicare la scienza? Perché, con tutto l’avanzamento tecnico e scientifico del secolo scorso ancora siamo ad un atteggiamento schizofrenico verso la medicina?

“Da una parte fideistico, per cui si allentano le regole igieniche presumendo che vi sia una medicina per tutto; dall’altra fobico, perché ognuno capisce che nessun farmaco è completamente innocuo, motivo per cui molti si rivolgono alle erbe, convinti che ciò che è naturale sia anche buono. Peccato che un estratto vegetale contenga migliaia di sostanze chimiche”(dall’intervista a Garattini)

Evidentemente qualcosa è andato storto, nella corsa al progresso scientifico molta gente è rimasta indietro. Sempre colpa del popolo bue ed ignorante? O magari è la scienza che si deve interrogare sul rapporto con il resto del mondo?

“Dunque la base empirica delle scienze oggettive non ha in sé nulla di "assoluto". La scienza non posa su un solido strato di roccia. L’ardita struttura delle sue teorie si eleva, per così dire, sopra una palude. È come un edificio costruito su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall’alto, giù nella palude: ma non in una base naturale o "data"; e il fatto che desistiamo dai nostri tentativi di conficcare più a fondo le palafitte non significa che abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza stabili da sorreggere la struttura.”

Ecco, il giorno che buona parte del mondo scientifico si ricorderà di vivere su una banalissima, e precaria, palafitta, e che c’è bisogno del resto dello scibile umano per vedere oltre il fango e la nebbia del mondo, allora, forse, supereremo questa frattura, e riusciremo a costruire sulle nostre precarie fondamenta qualcosa di buono.

So long and thanks for all the food

martedì 15 settembre 2009 Posted by tfrab 0 comments

Grazie di cuore Norman, ci mancherai, e grazie a Dario Bressanini per la segnalazione

borlaug-young

 

[…]the world has the technology that is either available or well advanced in the research pipeline to feed a population of 10 billion people. The more pertinent question today is: Will farmers and ranchers will be permitted to use this new technology? Extreme environmental elitists seem to be doing everything they can to derail scientific progress. Small, well-financed, vociferous, and antiscience groups are threatening the development and application of new technology, whether it is developed from biotechnology or more conventional methods of agricultural science. […] The affluent nations can afford to adopt elitist positions and pay more for food produced by the socalled natural methods; the 1 billion chronically poor and hungry people of this world cannot. (source Ending World Hunger. The Promise of Biotechnology and the Threat of Antiscience Zealotry)

La Vita sulla Terra – N Eldredge

lunedì 13 luglio 2009 Posted by tfrab 0 comments

eldredgeLa Vita sulla Terra”, di N. Eldredege, è un vademecum della biodiversità, pubblicato in Italia da Edizioni Codice, che sto leggendo durante le vacanze estive (a proposito, sulle Dolomiti sono totalmente d’accordo con l’Unesco). Il libro parte con una serie di saggi sulla biodiversità, che occupano le prime 115 pagine, per poi lasciar spazio ad una piccola enciclopedia della vita sulla terra. Nonostante la mole del saggio, che conta più di novecento pagine, il tutto risulta molto leggibile. Superati i primi capitoli la scelta migliore, secondo me, è di saltare qua e là, secondo il proprio istinto, magari trascinando la lettura del libro anche per diversi mesi. Alla fine il quadro che emerge è affascinante: la Terra è davvero un organismo vivente, con una complessità e una interdipendenza tra i suoi abitanti incredibile. Adesso credo di aver capito un po’ meglio cosa intendesse J Lovelock con l’idea di Gaia. Prendete ad esempio l’energia idroelettrica, molto sfruttata a tutte le latitudini: sembrerebbe una fonte energetica quanto mai pulita, alla fine si tratta solo di un mucchio d’acqua, no? Certo, qualche volta si sente parlare genericamente dei pesanti effetti sugli ecosistemi, ma per chi non è biologo (me incluso) la problematica rimane astratta. Eccovi un esempio molto concreto dei possibili “effetti indesiderati”:

[..]in Suriname l’allagamento di una densa foresta vergine dovuto alla costruzione di una diga ha causato la morte e la decomposizione di un gran numero di piante. La decomposizione produsse grandi quantità di idrogeno solforato, che avviluppò la regione, tanto che i lavoratori dovettero indossare maschere antigas fino alla decomposizione completa di tutti gli alberi. Come se ciò non bastasse, l’acqua si acidificò e corrose gli elementi metallici della diga. Il giacinto d’acqua, che era relativamente raro, iniziò a diffondersi sul lago a causa dei nutrienti rilasciati dalla decomposizione degli alberi, e la navigazione ne fu rallentata. Le piante galleggianti fornirono cibo, ossigeno e siti di deposizione delle uova agli agenti di due malattie devastanti, la malaria e la schistosomiasi. Le zanzare depongono le uova sulle piante, e i molluschi acquatici, che ospitano gli agenti della schistosomiasi, prosperano nell’acqua lenta. Infine, la vegetazione acquatica blocca i raggi solari, diminuisce i livelli di ossigeno nelle acqua profonde e uccide le piante necessarie ai pesci per la deposizione delle uova.

Più si va avanti e più la complessità del mondo si rivela: c’è da dubitare che ne verremo mai capo, ma d’altronde quello che noi uomini facciamo da tantissimo tempo è ψιλέω e σοψία.

Dove si discute di terremoti e pandemie

mercoledì 29 aprile 2009 Posted by tfrab 0 comments

image Il gran parlare dell’influenza suina, o messicana che dir si voglia, mi ha fatto tornare in mente questo articolo di Scientific American, risalente a circa 10 anni fa. L’articolo inizia ricordando le grandi epidemie influenzali del secolo scorso, i disastri evitati per un pelo, come l’aviara di Hong Kong nel 1997. Tuttavia c’era una possibilità:

If the feared pandemic does not materialize until next year or beyond, though, new methods for limiting sickness and death could be available. Later this year two drugs being tested in large clinical trials could be approved for sale as new missiles in the fight against the flu. The agents—called zanamivir (Relenza) and GS 4104—show great promise for preventing influenza infections and for reducing the duration and severity of symptoms in people who begin treatment after they start to feel sick.

e in effetti ad oggi è andata bene, visto che la grande pandemia non c’è stata, e il GS 4104 è stato messo in commercio col nome di Tamiflu. Ma questi dieci anni come sono stati sfruttati? Abbiamo preso altre misure? Saranno efficaci? Il quadro lo fa quest’altro articolo, scritto nel 2005, con lo spettro dell’aviaria alle porte. Diciamo che i ripetuti allarmi, poi rientrati, hanno contribuito a creare diversi livelli di difesa, come sistemi di sorveglianza e scorte di antivirali pronte da essere usate. Basteranno? Il dubbio è lecito: la New Orleans pre-Katrina aveva diversi piani di gestione ed esercitazioni pronte. Purtroppo alla prova dei fatti si sono rivelate inutili.

Quello che è certo è che una pandemia, prima o poi, si verificherà, e rischia di essere grave. È come abitare in una zona sismica: il terremoto arriverà, bisogna prevenire i danni, per quanto possibile. Di certo qualche inefficienza nel meccanismo si è vista, e questo è grave, perché le epidemie, per essere stroncate, lasciano una finestra di circa un mese, come riporta l’articolo di SciAm del 2005 citato sopra:

Speed is of the essence when dealing with a fast-acting airborne virus such as influenza. Authorities probably have no realistic chance of halting a nascent pandemic unless they can contain it within 30 days. The clock begins ticking the moment that the first victim of a pandemic-capable strain becomes contagious.

adesso io non vorrei fare il menagramo, ma se non ho sbagliato i conti il mese è già passato. Speriamo abbia ragione Ilaria Capua, e alla fine risolva tutto per il meglio. Nel frattempo niente panico, e comunque io vicino casa ho la distilleria Varnelli: se rimedio un po’ di anice stellato metto su un laboratorietto artigianale per fare un po’ di Tamiflu :-D

Forza Pasteur

venerdì 5 dicembre 2008 Posted by tfrab 0 comments

biola-il-distributore-automatico-di-latte-crudo-dalla-mucca-alla-bottiglia-foto

C'è voluta una bella inchiesta di Anna Meldolesi sul Riformista per portare alla luce la pessima abitudine di consumare latte crudo che ha preso piede ultimamente. Dovrebbe essere ovvio il beneficio della pastorizzazione, ma così non è nell'anno di grazia 2008. Ci volevano 9 bambini ricoverati con gravi sintomi di intossicazione da Escherichia Coli perché il ministero si svegliasse dal suo torpore. Vi invito a leggere 'inchiesta, e anche i commenti del blog , perché ne emerge un quadro davvero sconfortante.

"Il latte alla spina impazza su internet, fra articoli di Slowfood, blog ambientalisti,deliri olistici di pseudoscienziati. “Scrivono che il latte crudo non dà allergie, fa dimagrire, previene i tumori”, si scandalizza Alfredo Caprioli, direttore del laboratorio europeo di referenza per E. coli O157, all’Istituto superiore di sanità. Junk science: scienza spazzatura."

Già, scienza spazzatura. Pensateci la prossima volta che tentano di rifilarvi una palla.

Che fine hanno fatto le api?

sabato 8 novembre 2008 Posted by tfrab 0 comments

scomparsa api Un problema ambientale serio, non del tutto chiarito, è il cosiddetto colony collapse disorder, CCD. Si tratta di un vero rompicapo: le arnie si svuotano, senza un apparente perché, come se le api avessero improvvisamente tagliato la corda abbandonando il cibo e, addirittura, i propri piccoli. Su questo grave problema ecologico, e più in generale sull'importanza delle api per l'uomo da sempre, Sylvie Coyaud costruisce un libro interessante, ma che non convince fino in fondo.

Sarà che apprezzo più di ogni altra cosa la sintesi, ma mi sembra che l'autrice spenda buona parte delle 231 pagine in un chiacchericcio superfluo, senza andare mai a fondo delle questioni. D'altra parte se neanche gli scienziati che studiano il fenomeno hanno le idee chiare non si può pretendere più di tanto da un'opera divulgativa. Se però avete voglia di approfondire la materia consiglio questo articolo firmato da Benjamin P. Oldroyd, dell'Università di Sidney.

Da notare che, nonostante il fenomeno sia tutt'altro che chiaro, le varie associazioni ambientaliste, in contrasto con l'opinione del Ministero della Salute, sembrano assolutamente certe che il problema siano i pesticidi, in particolare i neonicotinoidi. Secondo questa dichiarazione di Legambiente, ad esempio, pare che il responsabile sia stato identificato con assoluta certezza. In realtà, se leggete l'articolo che ho linkato sopra, le certezze non ci sono, e il CCD sembra essere dovuto a molti fattori. Senza contare che problemi simili si sono avuti anche nel passato, in epoche senza pesticidi.

Segno che, con ogni probabilità, le api sono uno strardinario campanello d'allarme sullo stato di salute dell'ecosistema, ma sensibili a più fattori, alcuni dei quali ancora ignoti.

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DNA - JD Watson

mercoledì 3 settembre 2008 Posted by tfrab 0 comments

JamesDWatson DNA è il libro scritto J.D. Watson con A. Berry, che ripercorre il vertiginoso sviluppo legato alla scoperta del DNA, avvenuta oltre 50 anni fa. Attraverso i 13 capitoli possiamo avere un quadro accurato dello stato dell'arte in materia di biotecnologie, terapia genica, OGM...insomma tutto il mondo che ruota attorno all'acido desossiribonucleico.

Si tratta di un testo divulgativo, ottimo se non avete una grande preparazione in materia, ma comunque interessante anche per chi ha avuto modo di studiare un po' di Biochimica all'università , ma ha voglia di curiosare "dietro le quinte" delle scoperte più importanti. Ad esempio la vergognosa pagina dell'eugenetica, la preistoria della genetica moderna, viene subito trattata in apertura.

Poco convincenti, invece, le considerazioni dell'autore verso la fine del libro, quando si esce dall'ambito strettamente tecnico, per indagare i rapporti tra DNA e resto del mondo. Watson ha ragione nell'auspicare una ricerca che non venga distorta da considerazioni non scientifiche, vedi il caso di Lysenko. Non possiamo, poi, che condividere l'invito a non "conformarsi docilmente alla linea dettata dall'ortodossia progressista". Però tutte queste premesse non sarebbero bastate a salvarci dall'eugenetica, male probabilmente più profondo dei semplici pregiudizi a-scientifici di Madison Grant e Harry Laughlin.

Davvero si può fare ricerca illudendosi di presentarsi ai fatti senza una minima opinione preconcetta degli stessi? Veramente possiamo immaginare un mondo in cui la Scienza non è influenzata dalla società? Ho la sensazione che Watson la stia facendo un po' troppo facile. Certo, lo scopo del libro non è buttarla in filosofia, però ancora una volta mi viene pensato che, accanto ai corsi inerenti la specializzazione scelta, un paio di libri di epistemologia non farebbero male ai futuri ricercatori.

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Ritratto di un polemista da giovane

domenica 20 luglio 2008 Posted by tfrab 0 comments

dnastructure L’ormone della crescita bovino (BGH, bovine growth hormone) è simile per molti aspetti a quello umano, ma induce un effetto col laterale prezioso dal punto di vista zootecnico, giacché aumenta la produzione di latte nelle vacche. La Monsanto clonò il gene codificante il BGH e produsse un ormone ricombinante. Sebbene le vacche sintetizzino normalmente l’ormone, con le iniezioni del BGH della Monsanto aumentarono la produzione di latte di circa il 10 per cento. Alla fine del 1993 la FDA approvò l’uso del BGH e nel 1997 circa il 20 per cento dei dieci milioni di vacche da latte americane riceveva ormai i supplementi di ormone. Il latte così prodotto è indistinguibile da quello prodotto da bovine non trattate con integratori: entrambi i latti contengono infatti le stesse piccole quantità di BGH. Una fondamentale argomentazione contro l’etichettatura del latte con diciture come « ottenuto senza supplementi di BGH », così da contraddistinguerlo da quello «ottenuto con supplementi di BGH» consiste proprio nell’impossibilità di distinguere il latte proveniente da vacche trattate e non trattate: non c’è modo, pertanto, di stabilire se tali etichette siano o meno veritiere. Poiché l’uso del BGH consente agli allevatori di raggiungere i propri obiettivi di produzione di latte con un numero di capi di bestiame inferiore, in linea di principio si tratta di un’innovazione benefica per l’ambiente, giacché potrebbe dar luogo a una riduzione delle mandrie al pascolo. Inoltre, poiché il gas metano prodotto dai bovini contribuisce significativamente all’effetto serra, la riduzione delle mandrie potrebbe davvero avere un effetto a lungo termine sul riscaldamento globale. Il metano è venticinque volte più efficace dell’anidride carbonica nel trattenere il calore, e in media una vacca al pascolo ne produce seicento litri al giorno — abbastanza per gonfiare quaranta palloncini.

All’epoca rimasi sorpreso del fatto che l’uso del BGH provocasse una tale esplosione di proteste da parte della lobby anti-DNA. Oggi, mentre assistiamo al trascinarsi della controversia sui cibi geneticamente modificati, ho imparato che la gente poIemica può fare un problema di qualsiasi cosa, per partito preso. Jeremy Rifkin, il più ossessivo nemico delle biotecnologie, inaugurò la propria carriera di Bastian Contrario in occasione del bicentenario dell’indipendenza americana, nel 1976: ci trovò da obiettare. Poi passò a obiettare sul DNA. A metà degli anni Ottanta, la sua reazione a chi osservò che probabilmente la questione del BGH non avrebbe infiammato l’opinione pubblica fu: « Io ne farò un problema! Troverò qualcosa! E il primo prodotto della biotecnologia e io lo combatterò». E lo combatté. «E innaturale» (ma è indistinguibile dal latte «naturale»). «Contiene proteine che causano il cancro» (non è vero, e in ogni caso le proteine sono degradate nel corso della digestione) « Costringerà i piccoli allevatori a chiudere » (invece, a differenza di molte nuove tecnologie, in questo caso non esistono costi anticipati, e quindi i piccoli allevatori non vengono discriminati). « Farà male alle vacche» (quasi nove anni di esperienza commerciale su milioni di capi di bestiame hanno dimostrato che non è così). Alla fine, quando divenne chiaro che nessuno degli scenari apocalittici previsti da Rifkin era realistico, il chiasso andò smorzandosi, proprio come era accaduto nel caso delle obiezioni contro il DNA ricombinante, ai tempi di Asilomar.

Il battibecco sul BGH fu un assaggio di ciò che ci aspettava. Per Rifkin e la gente che la pensava come lui, animata da un’autentica fobia nei confronti del DNA, il BGH non fu che un antipasto: a fare da portata principale erano in arrivo gli alimenti geneticamente modificati.

(J.D. Watson – DNA)

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Rosalind Elsie Franklin

domenica 9 marzo 2008 Posted by tfrab 0 comments

 Rosalind E FranklinI nostri sono gli anni di Internet, senza dubbio, ma sono anche gli anni del DNA, e lo saranno ancora di più nel futuro prossimo.  Tutti sanno che si trattò di una scoperta di Watson, CrickWilkins: Rosalind Franklin è purtroppo meno nota.

Qualcuno imputa la cosa alla scomparsa prematura, qualcun altro al pessimo carattere attribuitole da Watson: ho il timore che anche un po' di maschilismo abbia contribuito a farla dimenticare.

Eppure senza il suo contributo la scoperta che ha rivoluzionato il nostro mondo non sarebbe stata fatta, o quantomeno sarebbe avvenuta più tardi. Una bella storia della famosa fotografia 51 la potete trovare su Nova, una rubrica dedicata alla scienza della PBS.

Sul blog Gravità Zero, invece, oltre al link che vi segnalo troverete anche il post 8 MARZO - NOBEL NEGATI ALLE DONNE DI SCIENZA, magari se passate dalle parti di Bologna potete farci un salto.

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La Francia non vuole l'OGM biologico

sabato 12 gennaio 2008 Posted by tfrab 0 comments

Tempi duri per i militanti anti-OGM, vista la scadenza della moratoria imposta dall'UE all'utilizzo di organismi geneticamente modificati. Una delle colture approvate è il cosiddetto Mon 810, un mais geneticamente modificato per produrre delle tossine in funzione anti-parassita.

Detta così sembrerebbe pericoloso, in realtà si tratta di una proteina prodotta dal Bacillus thuringiensis, usato in agricoltura biologica. Il mais in questione è stato dichiarato sicuro dall'Agenzia europea per la sicurezza alimentare, e viene usato da tempo in tutto il mondo, come mostra la tabella di fianco. Lo stesso mais è di recente risultato più sicuro delle colture tradizionali, ma la notizia è stata ignorata da molti mass media, provocando la reazione feroce dell'autorevole Nature.

Tuttavia l'Austria si è opposta di recente alla sua introduzione, e sembra che la Francia ne voglia vietare l'utilizzo. Le ragioni appaiono decisamente poco tecniche e molto politiche, confermando così le accuse di protezionismo rivolte in sede di WTO all'Europa. In Italia abbiamo un ministro che su un tema simile ha dichiarato: "Ci atterremo ai pareri scientifici, ma siamo eticamente contrari". Siamo inoltre nel paese dove in finanziaria si sono scandalosamente trovati i soldi per finanziare l'associazione "Liberi da OGM" di Mario Capanna.
Suona quanto mai sensato il monito di Nature:
"[...]having a ‘knowledge-based economy’ was once thought to be the only way
forward for a Europe of highly paid employees and scant natural resources
[...]And it now appears that only certain types of knowledge are welcome by some
of its national leaders, press and activists"
Per avere maggiori informazioni sul mais in questione vi rimando a questa pagina, ricchissima di documentazione. Per uno sguardo più generale sugli OGM potete consultare questo documento dell'ANPA, del 2002, o il sito dell'associazione Galileo 2001. Nella blogosfera imperdibili Dario Bressanini e Fausto Carioti.
Infine se potete passare in libreria c'è questo testo di Adriana Bazzi e Paolo Vezzoni, ricco di informazioni ma abbastanza accessibile anche senza competenze in materia.

Science, Evolution, and Creationism

sabato 5 gennaio 2008 Posted by tfrab 0 comments
La National Academy of Science ha appena pubblicato un testo divulgativo a proposito di Scienza ed Evoluzione: il libro cerca di dimostrare l'inconsistenza delle tesi creazioniste e la non incompatibilità tra Darwin e Fede.

Ci riuscirà? Appena me lo sono letto ve lo dico: per scaricarlo basta cliccare il banner qui sotto :-)






















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Intelligent Design?

giovedì 3 gennaio 2008 Posted by tfrab 0 comments

Degno di attenzione questo report su Actionbioscience.org, riproduzione di un articolo del 2002 pubblicato su Natural History Magazine. L'oggetto del contendere è il dibattito tra teoria dell'evoluzione e il cosiddetto "disegno intelligente".

Nel lungo ed interessante confronto mi pare vincano gli evoluzionisti, questi ultimi però parlano per secondi è non c'è controreplica, quindi sono dialetticamente favoriti. Di mio rifuggo questo tipo di polemiche, mi pare si esca dall'ambito strettamente scientifico, inoltre l'intelligent design mi sembra una teoria non falsificabile, quindi inaccettabile scientificamente.

Qui in Italia come siamo messi? In generale la Chiesa sembra avere una certa disponibilità verso l'evoluzionismo, a differenza dei vari culti d'oltreoceano, tuttavia Benedetto XVI ha voluto ribadire una differenza tra ragione ristretta (la scienza) e ragione estesa (la fede), che comprende in sé la prima. La questione è abbastanza complessa e non pretendo di padroneggiarla in poche righe, vedremo cosa elaborerà Ratzinger, per me una delle grandi menti del secolo appena passato.

Chiudo segnalando questo articolo di Fiorenzo Facchini, che invita a liberare Darwin dall'ideologia: un invito quanto mai sensato, che però temo sarà sempre più disatteso da qui al 2009, bicentenario della nascita di Darwin.