tag:blogger.com,1999:blog-69354458063561572422024-03-14T08:43:28.574+01:00Filosofo Austro-Ungarico...sono da considerarsi validi, agli effetti dell'iscrizione nell'albo, i seguenti titoli conferiti entro il 1922, dalle scuole universitarie e dai politecnici della cessata monarchia austro-ungarica: a) laurea di filosofia (sezione di chimica)...tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.comBlogger238125tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-60847954630889094892019-02-16T18:20:00.000+01:002019-02-16T18:20:21.283+01:00Elogio della noia - Vittorio Sermonti<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-UQHoL8Kywlo/XGhGDkNd7dI/AAAAAAAAd3E/3n7BXZwTRCoW538YZFbpaDnwqyuaW9yTwCLcBGAs/s1600/sermonti.jpg--.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1200" height="192" src="https://3.bp.blogspot.com/-UQHoL8Kywlo/XGhGDkNd7dI/AAAAAAAAd3E/3n7BXZwTRCoW538YZFbpaDnwqyuaW9yTwCLcBGAs/s320/sermonti.jpg--.jpg" width="320" /></a></div>
<blockquote class="tr_bq" style="line-height: 1.3800000000000001; margin-bottom: 7pt; margin-top: 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Prima di entrare nel merito tu mi consentirai, amico mio, un timido elogio della noia, di questo genere di noia che disorienta, che turba il flusso rassicurante dell'ascolto, che distrae – certo, che distrae! - e con la distrazione libera in ciascuno associazioni arbitrarie e divergenti, dilazionandolo propizia il soprassalto di un'attenzione inaspettata; è una salutare immersione nei propri ritmi segreti, la noia, nella solitudine inalienabile e preziosa che ogni uno condivide con ogni altro.</span><span style="font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Esistenze smorfiate dall’orrore per qualsiasi tipo e grado di noia, sempre all’erta, ingorgate di attività frenetiche, di interessi intensivi, di creatività ininterrotta di vacanze coatte, si ricusano alle avventure della discontinuità e ai rischi della conoscenza, chiudono le finestre sul mondo quando non si affacciano sullo stagno interno della depressione.</span><span style="font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Senza lasciarsi dondolare dalla noia di fare e rifare le scale nessuno caverà mai fuori da sé il pianista che potrebbe essere: è un piccolo distratto gesto di abnegazione a quelli che saremo, questa benedetta noia, e non c'è passione e radicale non c'è talento autentico che sul nascere non sia battezzato da lei.</span></blockquote>
<br />
(Dal commento al XV canto del Purgatorio)tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-30125891815360187352014-04-25T00:00:00.000+02:002014-04-25T00:00:06.865+02:00I partigièn - I partigiani<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-Um9hO1BhkoA/U1mGksWnHpI/AAAAAAAAEvw/saiW4Ugrnoo/s1600/e8e09841b11a9ea1a354bcf81766fc55f1609407.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-Um9hO1BhkoA/U1mGksWnHpI/AAAAAAAAEvw/saiW4Ugrnoo/s1600/e8e09841b11a9ea1a354bcf81766fc55f1609407.jpg" height="179" width="320" /></a></div>
<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>U n'è par véa dla glória<br />sa sém andè in muntagna<br />a fè la guèra.<br />Ad guèra a sémi stóff,<br />ad patria ènca.<br />Evémi bsògn ad déi:<br />lasés al mèni lébri,<br />i pi, i ócc, agli uréci;<br />lasés durméi te fén<br />s'una ragaza.<br />Par quèst avém sparè<br />a's sém fatt impiché<br />a sém andé e' mazèll<br />pianzénd te cór<br />e al labri ch'al treméva.<br />Mç ènca avsè a savémi<br />che a pèt d'un bòia d'un fascésta,<br />nèun a sémi zénta<br />e lòu dal mariuneèti.<br />E adès ch'a sém mórt<br />nu rumpéis i quaiéun<br />sal cerimóni,<br />pansé piutòst mi véiv<br />ch'i n'apa da pérd ènca lòu<br />la giovinèza.</i></blockquote>
<br />
(non per ragioni di gloria | andammo in montagna | a far la guerra | Di guerra eravamo stufi | di patria anche. | Avevamo bisogno di dire: | lasciateci dormire nel fienile | con una ragazza | Per questo abbiamo sparato | ci siamo fatti impiccare | siamo andati al macello | piangendo nel cuore | con le labbra tremanti | Ma anche così sapevamo | che di fronte ad un boia di fascista | noi eravamo persone | e loro marionette | E adesso che siamo morti | non rompeteci i coglioni | con le cerimonie | pensate piuttosto ai vivi | che non abbiano a perdere anche loro | la giovinezza.)<br />
<br />
(Nino Pedretti - Al vòuṣi)tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-32665822017337939382013-05-19T11:33:00.000+02:002013-05-19T11:37:09.535+02:00Il Grande Gatsby, ovvero la morte del sogno<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-wpoHge7l3xM/UZia9LKDSuI/AAAAAAAACys/ZggNtxA9rJc/s1600/The_Great_Gatsby_by_asianpride7625-1n7ow7n.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/-wpoHge7l3xM/UZia9LKDSuI/AAAAAAAACys/ZggNtxA9rJc/s320/The_Great_Gatsby_by_asianpride7625-1n7ow7n.png" width="247" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Può darsi vi venga voglia di leggere <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/The_Great_Gatsby" target="_blank">"Il Grande Gatsby"</a> in questi giorni, come è capitato a me. È probabilmente una buona idea: il romanzo non è lungo, e se andate a vedere il <a href="http://www.rottentomatoes.com/m/the_great_gatsby_2012/" target="_blank">film appena uscito</a>, probabilmente, lo apprezzerete di più. Se, di fronte alle innumerevoli traduzioni ed edizioni in commercio, avrete dei dubbi, mi sento di consigliarvi l'edizione Feltrinelli, curata da <a href="http://www.lanotadeltraduttore.it/grande_gatsby.htm" target="_blank">Franca Cavagnoli</a>. Anzitutto perché è una traduzione ben fatta, e non soffre per l'età come <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/20/la-pivano-gli-svarioni-nel-grande-gatsby-e-tre-nuove-traduzioni/119414/" target="_blank">altre di cinquant'anni fa</a>. Poi per l'introduzione, che vi consiglio di leggere solo dopo aver finito il romanzo, per evitare spoiler. Di seguito l'inizio:</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<i>"<span style="background-color: white; font-family: georgia, 'trebuchet ms'; font-size: 15px; line-height: 22px;">Più che un personaggio reso memorabile dalla penna di Francis Scott Fitzgerald, Gatsby è un luogo – vasto, suggestivo, struggente. Il contorno vago di Gatsby, di cui il suo creatore era il primo a essere consapevole, si riempie a poco a poco nel corso della lettura della concretezza non solo di un uomo bensì di un universo intero: una natura umana molto fragile, il sentimento del tempo, un periodo ben preciso nella storia degli Stati Uniti. È un luogo dai confini sfumati che contiene il sogno di un uomo, forse il principale artefice dell’infrangersi di quello stesso sogno, incapace com’è di confrontarsi con il concetto di perdita: di un amore, di un sé divenuto ormai altro e soprattutto dell’Altro divenuto ancora più altro da sé. È uno spazio intriso di rimpianto, della impossibilità di rinunciare al proprio ideale di amore, di accogliere il passato nel presente, e nel contempo intriso del rovescio del rimpianto: un’illusione che si presenta sotto forma di attrazione magica e irresistibile. È un posto indefinito, impregnato di una specie pervicace di idealismo che porta chi ne è soggiogato a costruire da sé la propria infelicità, in cui regna l’angoscia del tempo che scorre – le parole legate al tempo nelle sue varie declinazioni ricorrono nel romanzo circa quattrocentocinquanta volte – e l’impotenza di fronte all’irreversibilità della Storia e delle storie piccole di ciascuno."</span></i></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: georgia, 'trebuchet ms'; font-size: 15px; line-height: 22px;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: georgia, 'trebuchet ms'; font-size: 15px; line-height: 22px;"><a href="http://visual.ly/great-gatsby-character-map" target="_blank">Questa immagine</a> spiega, in maniera molto succinta, la trama del romanzo. NON APRITELA se non conoscete la trama</span></div>
tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-21354738008671711372013-05-18T22:59:00.001+02:002013-05-18T22:59:11.477+02:00La volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-VMi5yuyo_Ns/UZfrYrdPYII/AAAAAAAACyU/UNnDm9SwuWU/s1600/The-Signal-and-the-Noise.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-VMi5yuyo_Ns/UZfrYrdPYII/AAAAAAAACyU/UNnDm9SwuWU/s320/The-Signal-and-the-Noise.jpg" width="211" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://www.amazon.com/dp/159420411X" target="_blank">“The Signal and the Noise”</a>, di <a href="https://twitter.com/fivethirtyeight" target="_blank">Nate Silver</a>, rappresenta una delle cose migliori mai lette sulla statistica, e sulla sua applicazione al mondo reale. Col passaggio da analogico a digitale l'informazione disponibile è letteralmente esplosa. Ogni giorno, nel mondo, vengono prodotti molti più dati di quanti il cervello umano sia in grado di gestire ed usare. il rischio, paradossale, è che proprio l'abbondanza di informazioni finisca per rendere le persone più ignoranti, per la difficoltà a discriminare il segnale che interessa in mezzo ad un rumore sempre più forte.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
L'approccio suggerito da Silver è ispirato ad un celebre verso di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Archiloco" target="_blank">Archiloco </a>"la volpe sa molte cose, il riccio una sola grande". Le "volpi" teorizzate da silver sono prudenti, consapevoli dei limiti della conoscenza, disposte a vedere il mondo in tonalità di grigio piuttosto che in bianco e nero. Lo strumento matematico principale per ottenere dei buoni risultati è il <a href="http://giovani.mathesisvicenza.it/wp-content/uploads/downloads/2011/05/bayes.pdf" target="_blank">teorema di Bayes</a>, che viene citato a più riprese.</div>
<div style="text-align: justify;">
Si passa attraverso molti campi: predizione dei terremoti (c'è anche un capitolo dedicato a Giampaolo Giuliani), riscaldamento globale, attacchi terroristici, crisi economiche, illustrando le cause di clamorosi fallimenti ed evidenziandone le cause più profonde.</div>
<div style="text-align: justify;">
La conclusione?</div>
<blockquote class="tr_bq">
<i>“our bias is to think we are better at prediction than we really are. The first twelve years of the new millennium have been rough, with one unpredicted disaster after another. May we arise from the ashes of these beaten but not bowed, a little more modest about our forecasting abilities, and a little less likely to repeat our mistakes.”</i></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
C'è da sperare che abbia ragione, benché i precedenti non siano molto incoraggianti.</div>
tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-39506661547351370992013-02-02T14:47:00.001+01:002013-02-02T14:47:24.086+01:00Non c'è problema<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<object width="320" height="266" class="BLOGGER-youtube-video" classid="clsid:D27CDB6E-AE6D-11cf-96B8-444553540000" codebase="http://download.macromedia.com/pub/shockwave/cabs/flash/swflash.cab#version=6,0,40,0" data-thumbnail-src="http://2.gvt0.com/vi/3U_a-6ow09I/0.jpg"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/3U_a-6ow09I&fs=1&source=uds" /><param name="bgcolor" value="#FFFFFF" /><param name="allowFullScreen" value="true" /><embed width="320" height="266" src="http://www.youtube.com/v/3U_a-6ow09I&fs=1&source=uds" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true"></embed></object></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
Ciao Maestro, mi mancherai.tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-41252900817462279492013-01-04T11:30:00.001+01:002013-01-04T11:30:28.236+01:00Comò ’l scôre de un fiume in t’el mar grando<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-FHHKImBiXkk/UOaujLYkdBI/AAAAAAAACvs/PVRpc_CYbzM/s1600/rumania4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="125" src="http://4.bp.blogspot.com/-FHHKImBiXkk/UOaujLYkdBI/AAAAAAAACvs/PVRpc_CYbzM/s320/rumania4.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<i>[...]il canale scorre lieve, tranquillo e sicuro nel mare, non è più
canale, limite, Regulation, bensì fluire che si apre e si abbandona alle
acque e agli oceani di tutto il globo, e alle creature delle loro
profondità. Fa’ che la morte mia, Signor – dice un verso di Marin – la
sia comò ’l scôre de un fiume in t’el mar grando.</i></blockquote>
</div>
<div style="text-align: right;">
<i>(Claudio Magris - <a href="http://www.anobii.com/books/Danubio/9788811133575/01eaba2a47dd39815a/" target="_blank">Danubio</a>) </i></div>
tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-51202949131575713322012-09-20T22:04:00.001+02:002012-09-20T22:04:38.407+02:00Apple e BorgesLo <a href="http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=10983&ID_sezione=38" target="_blank">svarione di Apple</a> sulle nuove mappe mi ha fatto tornare in mente un celebre passo di JL Borges:<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-CxpwpM5Z0QU/UFt2fyHIc2I/AAAAAAAACvY/KHyghJs4ykU/s1600/borges2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="267" src="http://3.bp.blogspot.com/-CxpwpM5Z0QU/UFt2fyHIc2I/AAAAAAAACvY/KHyghJs4ykU/s320/borges2.jpg" width="320" /></a></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<i>"In quell'Impero, l'Arte della Cartografia raggiunse tale Perfezione che la mappa di una sola Provincia occupava un'intera Città, e la mappa dell'Impero un'intera Provincia. Col tempo, queste Mappe Smisurate non soddisfecero più e i Collegi dei Cartografi crearono una Mappa dell'Impero che aveva la grandezza stessa dell'Impero e con esso coincideva esattamente. Meno Dedite allo Studio della Cartografia, le Generazioni Successive capirono che quella immensa Mappa era Inutile e non senza Empietà l'abbandonarono alle Inclemenze del Sole e degli Inverni. Nei deserti dell'Ovest restano ancora lacere Rovine della Mappa, abitate da Animali e Mendicanti; nell'intero Paese non vi sono altre reliquie delle Discipline Geografiche."</i></blockquote>
<br />
Chissà come se la ride da lassù :-)<br />
<br />
<br />
<br />
<br />tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-64634032722602993202012-08-31T14:32:00.003+02:002012-08-31T14:32:41.742+02:00Il labirinto e il deserto<blockquote class="tr_bq">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-DhoOcky9Bys/Th5t8V_hX0I/AAAAAAAAAos/sx1KYnFJkJQ/s1600/roberto%252Bbolano.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-DhoOcky9Bys/Th5t8V_hX0I/AAAAAAAAAos/sx1KYnFJkJQ/s320/roberto%252Bbolano.jpg" width="270" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>"E cos'è che impararono gli allievi di Amalfitano? Impararono a recitare a voce alta. Mandarono a memoria le due o tre poesie che più amavano per ricordarle e recitarle nei momenti opportuni: funerali, nozze, solitudini. Capirono che un libro era un labirinto e un deserto. Che la cosa più importante del mondo era leggere e viaggiare forse la stessa cosa, senza fermarsi mai. Che una volta letti gli scrittori uscivano dall'anima delle pietre, che era dove vivevano da morti, e si stabilivano nell'anima dei lettori, come in una prigione morbida, ma che poi questa prigione si allargava o scoppiava. Che ogni sistema di scrittura è un tradimento. Che la vera poesia vive tra l'abisso e la sventura e che vicino a casa sua passa la strada maestra dei gesti gratuiti, dell'eleganza degli occhi e della sorte di Marcabruno, Che il principale insegnamento della letteratura era il coraggio, un coraggio strano, come un pozzo di pietra in mezzo a un paesaggio lacustre, un coraggio simile a un vortice e a uno specchio. Che leggere non era più comodo che scrivere. Che leggendo si imparava a dubitare e a ricordare. Che la memoria era l'amore."</i></div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: right;">
<i>(R Bolaño - I dispiaceri del vero poliziotto)</i></div>
tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-90889361022454106752012-05-19T13:04:00.002+02:002012-05-19T13:04:53.934+02:00Una cosa terribile<blockquote class="tr_bq">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-7Am2bicyAl0/T7d92rTG4jI/AAAAAAAACuw/8X2elc4OEAs/s1600/brindisi_bomba.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-7Am2bicyAl0/T7d92rTG4jI/AAAAAAAACuw/8X2elc4OEAs/s1600/brindisi_bomba.JPG" /></a></div>
<i>"allora nessuno sapeva che sarebbe accaduta <a href="http://www.corriere.it/cronache/12_maggio_19/brindisi-esplode-ordigno-scuola-feriti_3c11fef0-a17f-11e1-8681-fb83092733eb.shtml" target="_blank">una cosa tanto terribile</a>. Forse la frase più importante che la storia insegni agli uomini è «A quel tempo nessuno sapeva ciò che sarebbe accaduto»"</i></blockquote>
<div style="text-align: right;">
(Haruki Murakami - 1Q84) </div>tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-57130595093213708762012-04-28T14:30:00.001+02:002012-04-28T14:30:22.952+02:00Scherzi da prete<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-i8DsQQGWXYI/T5vhpXEyt1I/AAAAAAAACug/0gllYMjoz5M/s1600/partitomoderato_200pxlarghezza.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Storia del Partito del progresso moderato nei limiti della legge, di Jaroslav Hasek" border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-i8DsQQGWXYI/T5vhpXEyt1I/AAAAAAAACug/0gllYMjoz5M/s1600/partitomoderato_200pxlarghezza.jpg" title="Storia del Partito del progresso moderato nei limiti della legge, di Jaroslav Hasek" /></a></div>
<blockquote class="tr_bq">
<i>"«Amici, ve lo posso dire in tutta confidenza, Pelant puzzava terribilmente».</i><br /><i> «Ah», esclamammo tutti. «Così allora era vero quello che ha scritto «Il Ceco», che Pelant nella chiesa della Santa Madre di Dio a Týn ha buttato in terra delle palline puzzolenti». Dello stesso parere era anche la polizia. E chi ancora aveva veduto Pelant passeggiare per Piazza della Città Vecchia all'ora in cui la chiesa è più affollata per la benedizione? L'investigatore Špaček. Spinto dall'istinto, dal semplice istinto di abile investigatore, aveva seguito Pelant, aveva risucchiato un po' d'aria nelle narici e aveva notato che Pelant mandava cattivo odore. Si fece ancora più vicino a Pelant, e per convincersi meglio da che tasca venisse quel puzzo estrasse una sigaretta, la portò alle labbra, fermò Pelant e disse: «Scusate, signore, non avete per caso dei fiammiferi?».</i><br /><i> «Mi dispiace», disse Pelant, «io non fumo».</i><br /><i> «Così», disse l'investigatore, «voi dunque non fumate. Bene. Allora io vi arresto in nome della legge. Venite con me».</i><br /><i> «Ma permettete, permettete», gridava Pelant, «questo è possibile solo in Austria! Arrestare qualcuno perché non fuma! Questo documenta meravigliosamente il burocratismo del governo. Vengo con voi, non temete!».</i><br /><i> «Ma io non vi arresto mica perché non fumate, ma perché puzzate, Pelant».</i><br /><i> «Ma permettete, cittadino», esclamò Pelant indignato, «arrestare qualcuno perché puzza? Ma io non puzzo! Se fossi arrestato perché non fumo, non mi meraviglierei poi tanto, perché si direbbe: è cittadino austriaco e non sostiene lo stato. Ma se puzzo?».</i><br /><i> «C'è puzzo e puzzo. Voi puzzate in modo pericoloso».</i><br /><i> «Be', qui divento pazzo», esclamò Pelant. «Che si possa puzzare in modo pericoloso, non l'ho ancora visto».</i><br /><i> «Ma io lo sento», fece l'investigatore.</i><br /><i> Così conversando, giunsero alla direzione di polizia, dove al quarto dipartimento gli fecero l'interrogatorio. Prima di tutto fu annusato. Un funzionario anziano di polizia annusò Pelant dal basso in alto, da davanti e da dietro, e disse con aria competente: «Solfuro di carbone puro».</i><br /><i> «Adesso vi perquisiremo le tasche».</i><br /><i> E l'investigatore Špaček introdusse la mano nell'ampia tasca del cappotto di Pelant e ne ritirò un pacchettino allungato, accuratamente incartato in fogli dell'ultimo numero del «Libero pensiero».</i><br /><i> «Eh, vedete», disse il commissario, «che abbiamo finito per trovarvele. Be', è vero che non avete negato».</i><br /><i> E mentre diceva così, davanti all'intero corpo di polizia si srotolò dalla carta una fila di caciottine di Olomouc, morbide, azzurrine, ben stagionate, che il distratto Pelant portava in tasca già da due giorni.</i><br /><i> «Le mie caciottine!» esclamò gioiosamente Pelant.</i><br /><i> Così gliele incartarono di nuovo e lo rimandarono a casa con un energico invito a lasciar perdere un'altra volta questi scherzi da prete."</i></blockquote>
<div style="text-align: right;">
(<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Jaroslav_Ha%C5%A1ek" target="_blank">Jaroslav Hasek </a>- <a href="http://www.sugaman.com/2012/jaroslav-hasek-storia-del-partito-del-progresso-moderato-nei-limiti-della-legge/" target="_blank">Storia del Partito del progresso moderato nei limiti della legge</a>)</div>tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-29860965409445071512012-04-08T00:00:00.000+02:002012-04-08T00:00:00.645+02:00Tragico greco e tragico cristiano<blockquote class="tr_bq">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-viJZqBlWw58/TwhXdQPxPTI/AAAAAAAACt0/E5YeQ-2vQpc/s1600/pasqua_giotto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-viJZqBlWw58/TwhXdQPxPTI/AAAAAAAACt0/E5YeQ-2vQpc/s1600/pasqua_giotto.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Il tragico greco prospetta il nesso di colpa e destino come qualcosa di necessario, di fatale. Potremmo dire, la colpa è il destino di tutti, il destino di tutti è di espiare con la morte la colpa di essere nati. Da questo punto di vista il soggetto resta all'interno di un orizzonte in cui il finito viene (con la morte) semplicemente annullato nell'infinito. Nel tragico greco la misura è tutto. Nessuna finitezza della redenzione, del male, della morte. Invece il tragico cristiano è basato sulla dismisura: quella che c'è non solo fra finito ed infinito, ma fra colpa e redenzione. Redimere la colpa non significa semplicemente rimettere le cose a posto, ripristinare l'ordine perturbato, chiudere il cerchio. Al contrario, si tratta di un atto di libertà: sia da parte di Dio, sia da parte dell'uomo. In realtà c'è asimmetria tra il gesto compiuto da Dio e il gesto compiuto dall'uomo - altrimenti Dio sarebbe, come in Grecia, la necessità dell'essere e non, come nel cristianesimo, la libertà dell'essere, e anzi dall'essere. Eppure c'è anche simmetria, c'è corrispondenza tra uomo e Dio. La più alta tragedia su cui Kierkegaard invita a riflettere è non solo quella di Dio che si fa uomo, assumendone il destino di morte e prendendo su di sé tutto il male del mondo fino a espiare il debito che l'umano ha con il divino, ma anche quella dell'uomo che si fa Dio, e da creatura assoggettata al destino qual'è, diventa a suo modo creatore, almeno nel senso che per lui il destino cessa di essere un gravame, una soma da portare e di cui liberarsi morendo, ma diventa, benché imposto da un decreto misterioso ex alto, la cosa più propria, quella di cui bisogna farsi carico totalmente, quella su cui si basa il principio di responsabilità.</i></div>
<i></i><br />
<div style="text-align: justify;">
<i><i>Se nel mondo greco la colpa è il destino, con il cristianesimo la colpa diventa la responsabilità per il destino. [...] Destino è nient'altro che il mondo. E responsabile del mondo è l'uomo, ogni singolo uomo. Perciò il cristianesimo osa affermare che a ciascuno sarà chiesto di render conto delle proprie azioni: addirittura in una luce d'eternità, dove il finito sta realmente di fronte all'infinito, come si intravede in quella figura d'una espiazione senza fine che è la possibilità dell'inferno. Qui il tragico cristiano dice la sua parola più dura. E da nessuna parte come qui la follia cristiana umilia la sapienza greca. L'impensabile si è fatto pensabile.</i></i></div>
<i>
</i></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
(S Givone - Filosofia ed esperienza religiosa - <a href="http://www.donzelli.it/libro/2312" target="_blank">Il cortile dei gentili</a>)</div>tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-69588974989632339892012-03-24T01:06:00.000+01:002012-03-24T01:06:23.655+01:00La grandezza di Napoleone<div class="comment_full ">
<blockquote class="tr_bq">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-b2-HW_sI0Nc/T20PdWAHUYI/AAAAAAAACuU/jAj-s7P3zDk/s1600/Napoleon_sainthelene.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="232" src="http://3.bp.blogspot.com/-b2-HW_sI0Nc/T20PdWAHUYI/AAAAAAAACuU/jAj-s7P3zDk/s320/Napoleon_sainthelene.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>
"La grandezza di Napoleone consiste nell'esser stato, con una
consapevolezza difficile da giudicare, il rappresentante perfetto
dell'idea romantica di eroe, in lotta costante contro forze che gli sono
superiori e che alla fine della vicenda lo abbattono
inesorabilmente[...]Non sono i vincitori ad essere amati, ma gli
sconfitti che hanno lottato con tutte le forze in un confronto dal quale
non potevano che uscire soccombenti. Così facendo si sono rivelati
nella loro più profonda dimensione umana, quella del limite, del non
poter raggiungere la completezza, la perfezione. Di doversi confrontare
in ogni caso con la morte, definita da Margherita d'Asburgo, zia
dell'imperatore Carlo V, come «l'ultimo dono di Dio»" </i></div>
</blockquote>
<br />
<div style="text-align: right;">
<a href="http://www.anobii.com/books/I_dieci_errori_di_Napoleone_Da_Mosca_a_Waterloo,_antistoria_di_Napoleone_attraverso_le_sue_sconfitte/9788804619307/01af07983726ccd44e/" target="_blank"><i>(S Valzania - I dieci errori di Napoleone) </i></a></div>
</div>tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-90623876167087554872012-01-08T01:54:00.001+01:002012-01-08T01:54:55.856+01:00Proust e Pascal<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-vUZJyO8xxyk/TwjoOqCkFlI/AAAAAAAACt8/T_Iyl1yVZyg/s1600/pascalproust.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="111" src="http://4.bp.blogspot.com/-vUZJyO8xxyk/TwjoOqCkFlI/AAAAAAAACt8/T_Iyl1yVZyg/s200/pascalproust.jpg" width="200" /></a></div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
<i>"Può sembrare paradossale che io colleghi ai pensieri di Pascal la Ricerca, i cui volumi sono interamente dedicati all'analisi dei sensi, e contengono migliaia di pagine scritte da un uomo che aveva il culto dei piaceri temporanei e terreni, che sapeva godere di tutto in maniera appassionata, raffinata e consapevole al tempo stesso, fino al limite estremo del possibile[...] si è assai spesso sottolineato quanto la sua opera sia priva di ogni ricerca dell'assoluto, che in migliaia e migliaia di pagine la parola "Dio" non è nominata una sola volta. E nonostante ciò, e forse proprio per questo, una simile apoteosi di tutte le gioie passeggere della vita ci lascia in bocca un "pascaliano" gusto di cenere. Non è in nome di Dio, o in nome della religione, che il protagonista della Ricerca abbandona tutto, eppure anche lui è colpito da una rivelazione fulminante; anche lui si seppellisce vivo-morto nella sua stanza di sughero (confondo volontariamente il destino del protagonista con quello di Proust, perché in questo sono una cosa sola) per servire fino alla morte ciò che per lui rappresentava l'assoluto, la sua creazione artistica. E anche gli ultimi due volumi (Il tempo ritrovato) sono intessuti di lacrime di gioia, anch'essi sono l'inno di trionfo dell'uomo che ha venduto tutti i suoi beni per acquistare una sola perla preziosa e che ha soppesato tutto l'effimero, tutte le pene e tutta la vanità dei piaceri mondani, della giovinezza, della fama, dell'erotismo, in confronto alla gioia del creatore, di quest'essere che costruendo ogni frase, imbastendo e reimbastendo ogni pagina, è alla ricerca dell'assoluto che non raggiunge mai interamente e che d'altronde è impossibile raggiungere."</i></div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<i>(Joseph Czapski - <a href="http://www.anobii.com/books/La_morte_indifferente/9788883251528/0149a0b76cbabe6eb5/" target="_blank">La morte indifferente</a>)</i></div>tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-43370932741260271242011-11-19T09:03:00.004+01:002011-11-19T09:11:23.310+01:00Ragione e irrazionalità<a href="http://1.bp.blogspot.com/-WFQTp_bdXZ0/TsdjiT4CEdI/AAAAAAAACtk/6olTULemDb4/s1600/389447_10150402242029712_156805224711_8162410_2064811741_n.jpg"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5676615296425791954" src="http://1.bp.blogspot.com/-WFQTp_bdXZ0/TsdjiT4CEdI/AAAAAAAACtk/6olTULemDb4/s320/389447_10150402242029712_156805224711_8162410_2064811741_n.jpg" style="cursor: hand; cursor: pointer; float: left; height: 320px; margin: 0 10px 10px 0; width: 266px;" /></a><br />
<div style="text-align: justify;">
<i>“La ragione concede che le idee che noi introduciamo allo scopo di espandere e migliorare la nostra conoscenza possano ‘sorgere’ in un modo molto disordinato e che l’ ‘origine’ di un punto di vista particolare possa dipendere da pregiudizi di classe, passione, idiosincrasie personali, quest<span class="text_exposed_show">ioni di stile, e anche errori, puri e semplici. Essa richiede però che nel ‘giudicare ’ tali idee seguiamo regole ben definite: la nostra ‘ valutazione’ di idee non deve lasciarsi dominare da elementi irrazionali. […]Ci sono situazioni in cui i nostri giudizi più liberali e le nostre regole più liberali avrebbero eliminato un’idea o un punto di vista che noi consideriamo oggi essenziale per la scienza e non gli avrebbero consentito di affermarsi. Situazioni del genere si verificano abbastanza spesso. Le idee sopravvissero e ‘ora’ si può dire che erano in accordo con la ragione. Esse sopravvissero perché il pregiudizio, la passione, l’opinione, la mera caparbietà, in breve perché tutti gli elementi che caratterizzarono il contesto della scoperta, ‘si opposero’ ai dettami della ragione e perché ‘si permise a tali elementi irrazionali di agire’. Per esprimere la situazione in modo diverso: ‘il copernicanesimo e altre concezioni <razionali> esistono oggi solo perché in qualche periodo nel loro passato la ragione fu sopraffatta’. (È vero anche l’opposto: la stregoneria e altre concezioni <irrazionali> hanno ‘cessato’ di esercitare un’influenza solo perché la ragione fu sopraffatta in qualche periodo nel loro passato). Ora, supponendo che il copernicanesimo sia una buona cosa, dobbiamo ammettere che anche la sua sopravvivenza è una buona cosa. E, e considerando le condizioni della sua sopravvivenza, dobbiamo ammettere inoltre che fu una buona cosa che la ragione sia stata sopraffatta nei secoli XVI, XVII e anche XVIII. Inoltre i cosmologi del Cinquecento e del Seicento non possedevano le conoscenze che abbiamo noi oggi, e non sapevano che il copernicanesimo era in grado di dare origine a un sistema scientifico accettabile dal punto di vista del ‘metodo scientifico’. Essi non sapevano quale delle molte concezioni esistenti a quel tempo avrebbe condotto in futuro alla ragione se fosse stata difesa allora in modo <irrazionale>. In assenza di tale guida essi dovettero fare una congettura, e nel fare tale congettura, poterono seguire solo le loro inclinazioni. È perciò consigliabile, ‘ in qualche circostanza’, lasciare che le nostre inclinazioni vadano contro la ragione, poiché la scienza può trarne profitto.”</irrazionale></irrazionali></razionali></span></i><br />
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="text_exposed_show"></span><br />
<span class="text_exposed_show"></span></div>
<span class="text_exposed_show">PAUL K. FEYERABEND (1924 – 1994), “Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza"</span><br />
<br />
(h/t <a href="http://www.facebook.com/media/set/?set=a.10150402241514712.382022.156805224711&type=3" target="_blank">CONVERSAZIONI DI FILOSOFIA</a>)tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-1381703832000497032011-09-05T00:28:00.001+02:002012-01-07T15:35:59.662+01:00Rassegnarsi a un mondo senza redenzione?<blockquote>
<div align="justify">
“Dopo Hegel […] perfino la teologia, perfino il cristianesimo saranno tentati, con un certo disincanto, a rassegnarsi ad un mondo senza redenzione. A una esistenza senza salvezza. E a considerare il nichilismo per quello che è: non tanto – o non solo – l’inconfondibile timbro che con toni, accenti e sfumature diverse assumerà, dopo Hegel, la filosofia contemporanea. Ma piuttosto il tratto distintivo della costituzione metafisica di tutte le cose. E della nostra creaturale esistenza, naturalmente. E tuttavia, nonostante questa disincantata tendenza nichilistica, la filosofia contemporanea non si rassegnerà alla terrificante idea che la morte sia l’ultima, definitiva, muta parola della/sulla vita. Poiché – come ha scritto Franz Rosenzweig – è «dalla morte (<em>von Tode</em>), dal timore della morte che prende inizio e si eleva ogni conoscenza circa il Tutto»”</div>
</blockquote>
<div align="right">
(G. Cantarano – Le lacrime dei filosofi)</div>tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-2681234369869931442011-04-16T00:55:00.001+02:002011-04-16T00:55:35.352+02:00Hana wa sakura gi hito wa bushi<p align="justify"><a href="http://lh6.ggpht.com/_2ULmMzP1BfU/TajM4_AW-3I/AAAAAAAACsg/E7b9SOCav4M/s1600-h/sakura2%5B6%5D.jpg"><img style="border-right-width: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; display: inline; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; border-left-width: 0px" title="sakura2" border="0" alt="sakura2" align="left" src="http://lh5.ggpht.com/_2ULmMzP1BfU/TajM5vMifVI/AAAAAAAACsk/GCaQ1PsGaAY/sakura2_thumb%5B12%5D.jpg?imgmax=800" width="235" height="382" /></a> Il ciliegio, in Giappone, è il simbolo radioso della primavera che annuncia il ritorno alla vita, il messaggero della vittoria del Sole. Gli alberi esultano nella loro nuova fioritura. La potenza della terra si rivela come grazia, bellezza, purezza e fragranza nello splendore del cielo. Ma il fiore di ciliegio, nella sua bellezza, è quanto di più fragile ed effimero possa immaginarsi, tanto da essere assunto a simbolo dell'impermanenza (<em>mujō</em>).</p> <p align="justify">Il monaco Ippen, quando qualcuno gli chiedeva di svelare la verità sulla vita e sulla morte soleva dire: <em>"Hana mi toe: chiedetelo ai fiori del ciliegio”</em>. Allo stesso modo, la potenza del <em>bushi</em>, prorompente dalle fonti profonde dello spirito e da esse alimentata, non si rivela come peso brutale e travolgente ma con le caratteristiche del fiore di <em>sakura</em>: la purezza e lo splendore, la leggerezza e l'impermanenza. La fragranza del fiore, delicata ed evocatrice, divenne allegoria dell'onore del <em>bushi</em> che profuma la primavera della sua vita e la sua terra oltre il breve cerchio dell'esistenza. Oltre la morte. Nel cuore di quanti ricorderanno le sue gesta e da esse trarranno linfa per nuove fioriture. La parola del <em>bushi</em> veniva educata in modo da non essere arrogante. Essa rivelava un'aristocratica sensibilità del cuore. La qualità di quel "cor gentile" che, in Occidente come in Oriente, fu prerogativa e contrassegno del vero cavaliere. Benevolenza, cortesia, gentilezza, delicata sensibilità non solo non tolgono nulla alla potenza del braccio, al contrario: sono inseparabili dal giusto compimento della Via. La delicatezza del fiore di ciliegio, la sua effimera e radiosa fioritura, esprime la virtù del non-attaccamento. Dopo aver annunciato primavera, il fiore di <em>sakura</em> si lascia trasportare dal vento. Il <em>bushi</em> paragonò la sua vita a quella effimera e bella dei fiori di ciliegio. Disciplina e meditazione, alleggerendo il peso della sua <em>humanitas</em>, della componente <em>terrestre</em> del suo essere, lo hanno reso lieve e pronto al distacco. Gli insegnarono a considerare la morte alla stregua del vento di primavera in cui non v'è nulla di oscuro: viene dall'azzurro mistero del cielo a proclamare la vita, petali danzanti nel vuoto ne annunciano la presenza. Il vento distacca i fiori dai rami per cospargerne i prati e i cammini degli uomini, le acque dei torrenti, le tombe dimenticate, l'erba novella, i capelli delle fanciulle ridenti, le aule silenziose dei templi e le vesti severe dei monaci. E come vento di primavera, il <em>bushi</em> apprese a considerare la sua vita e la sua morte: un viaggio da Mistero a Mistero, da Vita a Vita passando per la vita terrena. </p> <p align="right"><em>(Mario Polia – L’etica del bushidō)</em></p> tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-12616951300287222012011-02-22T00:11:00.001+01:002011-02-22T00:11:20.587+01:00Vita e Destino – V Grossman<p align="justify"><a href="http://lh6.ggpht.com/_2ULmMzP1BfU/TWLxFQE2oxI/AAAAAAAACr8/SNZnp1UA1Sw/s1600-h/vita%20e%20destino%5B3%5D.jpg"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 10px 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="vita e destino" border="0" alt="vita e destino" align="left" src="http://lh4.ggpht.com/_2ULmMzP1BfU/TWLxF5B-zZI/AAAAAAAACsA/vonGb9mAQUE/vita%20e%20destino_thumb%5B1%5D.jpg?imgmax=800" width="156" height="244" /></a> Il ‘900 è stato un secolo terribile. Iniziato e finito a Sarajevo, in mezzo c’è stata la II guerra mondiale, lager, gulag e siamo stati fin troppo vicini alla guerra nucleare. Eppure il secolo sembrava promettere ben altro, ai primi del ‘900 erano in molti ad essere sinceramente convinti che il peggio fosse alle spalle, e che il progresso avrebbe migliorato, irreversibilmente, il mondo (cfr. <em>A. Finkielkraut – Noi, i moderni</em>, pp163-172).</p> <p align="justify">Cos’è andato storto, allora? Com’è che la promessa di un futuro migliore è stata così clamorosamente tradita? Quella di Grossman è una testimonianza diretta, figlia della lotta contro i nazisti prima, e contro il regime comunista sovietico poi. I personaggi di “Vita e Destino”, veramente il <em>Guerra e Pace</em> dei giorni nostri, vivono sulla propria pelle la tragedia del ‘900. Le vite dei protagonisti, che ruotano intorno alla battaglia di Stalingrado, si scontrano ripetutamente con la crudeltà degli apparati statali, nazista e sovietico, e con la loro profonda disumanità. </p> <blockquote> <p align="justify"><em>“Quando un uomo muore le stelle nel cielo notturno si sono smorzate, la Via Lattea è scomparsa, s’è spento il sole, si sono spente milioni di foglie, anche il vento è cessato, i fiori hanno perso colori e profumo, è sparito il pane, l’acqua, il freddo e il caldo dell’aria. L’universo che esisteva nell’uomo ha cessato di esistere. Questo universo assomigliava straordinariamente all’altro, l’unico, che esiste al di fuori degli uomini. Questo universo assomigliava straordinariamente a quello che continua a riflettersi in milioni di teste vive. <br />Ma questo universo era particolare per il fatto che in esso c’era qualcosa che distingueva il rumore del suo oceano, il profumo dei suoi fiori, lo stormire delle sue foglie, le sfumature dei suoi graniti, le tristezze dei suoi campi d’autunno, da ciascuno di quelli che sono esistiti ed esistono in ogni individuo. <strong>La libertà consiste nell’irripetibilità, nella unicità dell’anima di ogni singola vita</strong>. “</em></p> </blockquote> <p align="justify">I totalitarismi, figli del progetto di migliorare il mondo, hanno dimenticato l’uomo, stritolandolo nei loro meccanismi:</p> <blockquote> <p align="justify"><em>Dalla nebbia emerse il recinto del lager, le file di reticolati tesi tra i pilastri di cemento armato. Le baracche allineate formavano strade larghe, rettilinee. La loro uniformità rivelava la disumanità dell’enorme luogo di detenzione. […]Fra milioni di isbe russe, non ce ne sono né ce ne saranno mai due perfettamente identiche. Tutto ciò che vive è irripetibile. È impensabile che due uomini, due cespugli di rose selvatiche siano identici... La vita si spegne là dove la costrizione si sforza di annullare ogni peculiarità dei singoli.”</em></p> </blockquote> <p align="justify">Eppure niente riesce a fermare l’anelito di libertà dell’uomo, che ha la meglio anche sui soldati nazisti, trasformatisi da assedianti in assediati:</p> <blockquote> <p align="justify"><em>“Gli ufficiali del quartier generale tedesco erano cambiati anche interiormente; i boriosi e gli arroganti si erano calmati; gli spacconi avevano smesso di vantarsi, gli ottimisti avevano iniziato a rimproverare lo stesso Fuhrer e a dubitare della giustezza della sua politica.[…] <br />Nei tormenti della fame, nelle paure notturne, nell’impressione della sventura incombente, <strong>lenta e graduale iniziò negli uomini a liberarsi la libertà; si umanizzavano, in essi a poco a poco si affermava la vittoria della vita sulla non- vita</strong>.”</em></p> </blockquote> <p align="justify">Grossman è morto negli anni ‘60, perseguitato dal KGB e senza vedere il suo manoscritto pubblicato, né l’URSS crollare. Eppure mi piace pensare che non abbia mai perso la speranza, come la chiusura del libro suggerisce:</p> <blockquote> <p align="justify"><em>[…]in quella penombra fresca, sotto la neve, riposava la vita passata: la gioia d’un appuntamento d’amore, il timido chiacchiericcio d’aprile degli uccelli, i primi incontri con quegli strani vicini che sarebbero diventati familiari,. Dormivano i forti e dormivano i deboli, dormivano gli intrepidi e i pavidi, i felici e gli infelici. Quella casa abbandonata e vuota dava l’ultimo saluto ai suoi morti, a chi l’aveva lasciata per sempre. Eppure nel freddo del bosco la primavera si percepiva meglio che sulla radura illuminata dal sole. Il silenzio del bosco era più triste del silenzio d’autunno. In quell’assenza di suoni si udivano le lacrime versate sui caduti e la gioia furiosa della vita…Era ancora buio, faceva freddo, ma fra pochissimo porte e finestre si sarebbero spalancate e quella casa avrebbe ripreso vita, riempiendosi di risa e pianti di bambini, dei passi frettolosi di una donna e di quelli decisi del padrone di casa.</em></p> </blockquote> <p align="justify">note:</p> <p align="justify">1. recensioni sul libro: <a href="http://www.wuz.it/recensione-libro/3003/vita-destino-vasilij-grossman.html" target="_blank">questa su wuz.it</a>, <a href="http://nonsoloproust.splinder.com/post/19420987/vita-e-destino-vasilij-grossman" target="_blank">quest’altra su nonsoliproust</a>,</p> <p align="justify">2. <a href="http://www.grossmanweb.eu" target="_blank">il sito del centro studi vita e destino</a>, da dove ho preso alcuni estratti</p> tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-42290342136716644192011-01-16T01:45:00.001+01:002011-01-16T01:45:09.614+01:00La tensione tra Cartesio e Cervantes<p align="justify">[...]se Cartesio pone l'uomo nel mondo come soggetto sovrano, Cervantes da parte sua lo detronizza in modo discreto:</p> <blockquote> <p align="justify"><em>«Mentre Dio stava lasciando piano piano il suo posto dal quale aveva diretto l'universo e il suo ordine di valori, separato il Bene e il Male e dato un senso a ogni cosa, Don Chisciotte uscì di casa e non fu più capace di riconoscere il mondo, che, in assenza del giudice supremo, gli apparve all'improvviso di una spaventosa ambiguità; l'unica Verità divina si scompose in centinaia di verità relative che gli uomini si divisero tra loro. Nacque così il mondo dei tempi moderni, e il romanzo, sua immagine e modello, nacque insieme ad esso.»</em></p> </blockquote> <p align="justify"><a href="http://lh5.ggpht.com/_2ULmMzP1BfU/TTI_kT_RCiI/AAAAAAAACrY/Ym4PIrFzcFE/s1600-h/picasso-pablo-don-quichotte%5B2%5D.jpg"><img style="background-image: none; border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 10px 0px 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; display: inline; float: left; border-top: 0px; border-right: 0px; padding-top: 0px" title="picasso-pablo-don-quichotte" border="0" alt="picasso-pablo-don-quichotte" align="left" src="http://lh3.ggpht.com/_2ULmMzP1BfU/TTI_lFIk34I/AAAAAAAACrc/tjppsMkPILg/picasso-pablo-don-quichotte_thumb.jpg?imgmax=800" width="194" height="244" /></a>Ci voleva del coraggio e persino dell'eroismo per concepire l'ego pensante come il fondamento di tutto; ma era necessaria altrettanta forza per «concepire il mondo come ambiguità» e per «possedere come unica certezza la saggezza dell'incertezza». Non è solo lo spirito cartesiano ad aver dato la sua impronta ai tempi moderni, facendo la loro specificità, ma anche la tensione tra Cartesio e Cervantes. Nel momento in cui gli esecutori del metodo, con la testa piena di linee, numeri e segni algebrici, «forzano il passaggio attraverso le tortuosità della vita», lo spirito del romanzo elimina gli ostacoli frapposti alla comprensione dei paradossi e dei grovigli dell'esistenza dalle vecchie antinomie metafisiche dell'alto e del basso, della tragedia e della commedia, dello stile sublime e della prosa quotidiana. Mentre la scienza «si accanisce a prendere in esame il perché di tutte le cose in modo che ciò che appare sia spiegabile, dunque calcolabile», lo spirito del romanzo s'ingegna a far rincretinire il principio di ragione. Il suo, infatti, è il campo dell'imponderabile, della sfumatura, della parte di verità che finisce per schiacciare ogni certezza trionfante. All'equiparazione dei problemi dell'umanità lo spirito del romanzo risponde con la continua esplorazione del fenomeno umano. Alle idee chiare e distinte continua ad opporre il contrappeso dello scrupolo. «Proprio come Penelope – scrive magnificamente Kundera – lo spirito del romanzo scuce la trama ordita la sera prima da teologi, filosofi e dotti».</p> <p align="right"><em>((A. Finkielkraut - Noi, i moderni)</em></p> tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-83123373417585332322010-12-30T23:12:00.001+01:002012-01-07T15:36:21.194+01:00Il grande Milo Temesvar<blockquote>
<div align="justify">
<em>“Alla fiera del libro di Francoforte alcune personalità del mondo dell’editoria si ritrovano un giorno a pranzo. C’erano Gaston Gallimard, Paul Flamand, Ledig-Rowohlt e Valentino Bompiani. Vale a dire lo stato maggiore dell’editoria europea. Commentano questa nuova follia che si è impossessata dell’editoria, che consiste nel dare anticipi sempre più alti ad autori giovani che non hanno ancora dato prova di sé. A uno di loro viene in mente di inventare un autore. Il suo nome sarà Milo Temesvar, autore del già noto Let Me Say Now, per cui l’American Library ha già offerto quella mattina cinquantamila dollari. Decidono quindi di far circolare questa voce e di stare a vedere cosa sarebbe successo.</em></div>
<div align="justify">
<em>Bompiani torna al suo stand e racconta la storia a me e a un mio collega (all’epoca, lavoravamo per lui). L’idea ci seduce e iniziamo a passeggiare per gli stand della fiera parlando qua e là con fare misterioso di questo Temesvar che presto sarebbe diventato famoso. La sera, durante una cena, Giangiacomo Feltrinelli viene verso di noi, tutto eccitato e ci dice: “Non state a perder tempo. Ho già comprato io i diritti mondiali di Let Me Say Now!” Da allora, Milo Temesvar è diventato per me molto importante. In seguito ho scritto una recensione a un libro di Temesvar, The Patmos Sellers, che appariva come una parodia di tutti i venditori di apocalissi. Presentavo Milo Temesvar come un albanese che era stato cacciato dal suo paese per deviazionismo di sinistra! Aveva scritto un libro ispirato a Borges sull’uso degli specchi nel gioco degli scacchi. Per la sua opera sulle apocalissi, avevo anche proposto il nome di un editore che era molto chiaramente inventato. Ho saputo che Arnoldo Mondadori, all’epoca il più grande editore italiano, aveva fatto ritagliare il mio articolo su cui aveva appuntato in rosso: “Comprare a qualsiasi prezzo”.</em></div>
<div align="justify">
<em>Ma Milo Temesvar non si è limitato a questo. Se leggete l’introduzione al Nome della rosa, vi è <a href="http://www.protagonize.com/story/on-the-use-of-mirrors-in-the-game-of-chess" target="_blank">citato un testo di Temesvar</a>. Ho quindi ritrovato il nome di Temesvar in alcune bibliografie. Di recente, per fare una parodia del Codice Da Vinci, ho citato alcune delle sue opere in georgiano e in russo, provando così che ha dedicato all’opera di Dan Brown degli studi molto acuti. Insomma, ho vissuto tutta la vita con Milo Temesvar.”</em></div>
</blockquote>
<div align="right">
(Umberto Eco - <a href="http://www.ibs.it/code/9788845262159/eco-umberto/non-sperate-liberarvi.html" target="_blank">Non sperate di liberarvi dei libri</a>)</div>tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-54899798858861976352010-12-26T15:52:00.001+01:002010-12-26T16:26:48.540+01:00Il museo dell’innocenza– O Pamuk<p align="justify"><a href="http://lh4.ggpht.com/_2ULmMzP1BfU/TRdetZLbwzI/AAAAAAAACqs/5QSfb0POIGo/s1600-h/pamuk-museo%5B2%5D.jpg"><img style="background-image: none; border-bottom: 0px; border-left: 0px; margin: 0px 2px 0px 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; display: inline; float: left; border-top: 0px; border-right: 0px; padding-top: 0px" title="pamuk-museo" border="0" alt="pamuk-museo" align="left" src="http://lh4.ggpht.com/_2ULmMzP1BfU/TRdet6HhldI/AAAAAAAACqw/99eIDpoz8Nc/pamuk-museo_thumb.jpg?imgmax=800" width="154" height="244" /></a>L’ultimo romanzo di Orhan Pamuk parla di una storia d’amore bellissima e tragica, che nasce nella Istanbul degli anni ’70. L’inizio del libro è giocato sul contrasto tra l’ambiente di estrazione del protagonista del libro, Kemal, e della sua promessa sposa, Sibel, rispetto alla Istanbul popolare, incarnata dalla bella Füsun. La vita porterà Kemal a dover fare un scelta difficile, che passerà necessariamente attraverso il sacrificio: come avverte uno dei personaggi minori del romanzo, Çetin, richiamando la storia di Abramo durante la <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Id_al-adha" target="_blank">īd al-aḍḥā</a>:</p> <blockquote> <p align="justify"><em>“[…]Se doniamo ciò che più di prezioso abbiamo a qualcuno che amiamo profondamente, senza aspettarci nulla in cambio, solo allora il mondo diventa un posto meraviglioso”</em></p> </blockquote> <p align="justify">agli occhi del lettore l’epilogo degli eventi potrebbe apparire quanto mai triste, eppure Kemal, il protagonista del libro, chiede esplicitamente che il libro si chiuda con la frase:</p> <blockquote> <p align="justify"><em>“Tutti devono saperlo: ho avuto una vita felice”</em></p> </blockquote> <p align="justify">La contraddizione è solo apparente, e risulta chiara quando si vada a considerare il tema più importante del romanzo: il Tempo. Infatti:</p> <blockquote> <p align="justify"><em>“[…]ricordare il tempo è fonte di dolore per la maggior parte delle persone. Sforzarsi di immaginare la linea che unisce i singoli istanti […] ci rattrista sia perché avvertiamo la sua inesorabile fine, cioè la morte, sia perché invecchiando, comprendiamo dolorosamente che la linea in se è priva di senso. I singoli istanti, invece, possono regalarci una felicità che non si esaurisce per per centinaia di anni[…]”</em></p> </blockquote> <p align="justify">Insomma, la ricerca del tempo perduto è una necessità ineluttabile, di fronte alle pene d’amore, ai lutti della vita e ai cambiamenti feroci che attraversano Istanbul, che sembra perdere un po’ della sua anima con la modernizzazione, forzata dall’ingenua illusione di farsi facilmente “europei” a dispetto delle proprie radici.</p> <p align="justify">Il fantasma di <a href="http://filosofoaustroungarico.blogspot.com/2008/10/alla-ricerca-del-tempo-perduto-mproust.html" target="_blank">Proust, e della sua Recherche</a><em></em>, aleggia per tutto il libro, e si fa più forte verso la fine, quando viene esplicitamente citato più volte. Se nella <em>Recherche</em> è l’opera d’arte a dare senso alla Vita, e a permettere di ritrovare il tempo perduto, qui è la consapevolezza dell’importanza dei singoli istanti, dell’unicità del nostro vissuto e delle nostre esperienze personali ad essere messa in risalto, al punto che in un museo <strong>(*) </strong>trovano un posto importante oggetti apparentemente banali, come saliere, mozziconi di sigaretta o soprammobili da quattro soldi.</p> <p align="justify">La riflessione di Pamuk, insomma, va al di là della storia d’amore, pur incantevole e struggente, che racconta. Ci parla di noi stessi e della nostra vita (ancora Proust diceva che ogni lettore in un romanzo legge se stesso), del passaggio storico che stiamo vivendo in questi anni, in Turchia più marcato che altrove, della difficoltà e del fascino di <a href="http://filosofoaustroungarico.blogspot.com/2009/03/il-meglio-e-essere-un-ponte-tra-due.html" target="_blank">“essere un ponte tra due rive”.</a></p> <p align="justify"> </p> <p align="justify"><em><strong>(*)</strong>il museo di cui parla il libro <a href="http://www.wuz.it/recensione-libro/3861/museo-dell-innocenza-orhan-pamuk.html" target="_blank">esiste davvero</a>, ed è stato fondato da Pamuk da Istanbul</em></p> tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-85766036201132463802010-12-05T23:50:00.001+01:002010-12-05T23:50:52.131+01:00I detective selvaggi–R Bolaño<p align="justify"><img style="margin: 0px 3px 0px 0px; display: inline; float: left" align="left" src="http://www.rds.it/imagedli/source/7007406/img.jpg" width="154" height="209" /><a href="http://www.archiviobolano.it/bol_dete.html" target="_blank">“I detective selvaggi”</a> racconta la storia di due personaggi, Ulises Lima e Arturo Belano, attraverso venti anni di peregrinazioni tra America, Europa ed Africa.</p> <p align="justify">La storia è narrata in maniera originale: non vediamo mai i due protagonisti in primo piano, piuttosto attraversano le storia degli altri, in modo che nei ricordi di uno studente di Tel Aviv, di un'infermiera di Barcellona o di un reporter in Angola, seguiamo le loro avventure.</p> <p align="justify">Ne deriva una narrazione straordinariamente ricca, faticosa forse da seguire, almeno all'inizio, e che conferma in pieno il talento fuori dal comune di questo scrittore, morto troppo presto.</p> <p align="justify">Il lettore attento troverà <a href="http://www.madrimasd.org/blogs/pensamiento_pedagogico_radical/2008/07/12/96742" target="_blank">diversi accenni</a> a 2666: un romanzo scritto da Arcimboldi, il mezcal "Los Suicidas", un personaggio che parla del "mondo dopo il 2600" e la parte finale ambientata nel Sonora.</p> <p align="justify">Un libro che, più che ammirazione, desta rimpianto per quello che poteva essere 2666 e che invece rimarrà incompiuto.</p> tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-28083091106383071972010-11-30T21:43:00.001+01:002010-11-30T21:43:01.496+01:00La morte di Mario Monicelli<object width="480" height="385"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/eY0md7UR50g?fs=1&hl=it_IT&color1=0x2b405b&color2=0x6b8ab6"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/eY0md7UR50g?fs=1&hl=it_IT&color1=0x2b405b&color2=0x6b8ab6" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="480" height="385"></embed></object> <p align="justify">Io a Monicelli gli ho voluto bene, davvero. Non poteva essere altrimenti, sono malato di "Amici miei" da tempo. Mia moglie all'inizio rimaneva sconcertata dal mio prenotare al ristorante a nome Mascetti (spesso con supercazzola inclusa) e non si spiegava l'ilarità di vedere un vicino di casa, medico, che si chiamava Sassaroli. <br />Però tanto sono rimasto colpito dal gesto estremo, quanto trovo ancora più incomprensibili le interpretazioni del suicidio di Mario che vengono proposte con una certa sicurezza su <a href="http://www.distantisaluti.com/monicelli-e-quei-95-anni-che-erano-solo-suoi/" target="_blank">molti</a> <a href="http://www.libertiamo.it/2010/11/30/la-buona-morte-di-monicelli-la-cicuta-e-il-dirupo/" target="_blank">blog</a>, e anche da parecchi miei contatti su <a href="http://friendfeed.com/" target="_blank">FriendFeed</a>. Togliersi la vita vuol dire riaffermare il diritto a disporne liberamente, in barba ai tanti baciapile che popolano l’Italia? Può essere, però non mi sembra di aver trovato da nessuna parte prova di questa interpretazione. Non mi sentirei di giudicare così a cuor leggero. Non dico mica che Monicelli non sapesse quello faceva, dico che difficilmente possiamo saperlo noi. <br />Pensare che il suo togliersi la vita abbia rappresentato un riaffermarne la piena disponibilità è, forse, plausibile, magari anche poetico a modo suo, ma dimostrato proprio no. <br />Se posso spingermi un po' più in là, considerando che molti sostenitori di questa tesi sono, ognuno a modo suo, laici, mi sembra di cogliere un paradosso. Il credente è dubbioso di fronte alla vita e al suo mistero: nonostante sia un uomo di fede non mi pare abbia tutte le certezze che comunemente gli vengono attribuite. Più semplicemente riconosce i suoi limiti e si affida ad altre "categorie" per provare a vivere la vita pienamente. Al contrario mi pare che la posizione laica, negando questo stesso mistero, o comunque provando a risolverlo con la finitezza umana, rimanga disarmata in situazioni così estreme, peccando così per troppa sicurezza. Proprio loro, che non hanno fede! <br />Oppure no?</p> tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-2648632798301499212010-11-07T23:00:00.007+01:002010-11-07T23:28:44.252+01:00L'evoluzione della cultura - LL Cavalli Sforza<div align="justify"><a href="http://4.bp.blogspot.com/_2ULmMzP1BfU/TNchy3mLUwI/AAAAAAAACms/4cirDzOauVc/s1600/cover.jpg"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 214px; FLOAT: left; HEIGHT: 320px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5536931424676565762" border="0" alt="" src="http://4.bp.blogspot.com/_2ULmMzP1BfU/TNchy3mLUwI/AAAAAAAACms/4cirDzOauVc/s320/cover.jpg" /></a>Libro molto interessante, letto in versione ebook grazie alla <a href="http://www.ibs.it/ebook/hme/hmepge.asp">nuova sezione di IBS</a>, e scritto da un gigante del settore. Il tema di fondo è l'analogia tra evoluzione di Darwin e quella culturale. La panoramica è ampia, e invevitabilmente poco profonda, eppure il testo è una lettura piacevolissima e stimolante.<br /><br />Purtroppo il nostro conferma come molti grandi scienziati abbiano idee un po' limitate quando si parla di filosofia, epistemologia ed affini.<br /><br />Si parte con le solite banalità su Galileo e la Chiesa che frena lo sviluppo del libero pensiero, per finire con un terrificante capitolo XVI, in cui praticamente tutta la Filosofia, da Platone a Cartesio, compresi i loro successori, viene liquidata in due righe, giudicandola ormai superata. La fine, secondo Cavalli Sforza, sarebbe imminente grazie ai grandi progressi nello studio della mente, tanto che <em>"in poche decine di anni il pensiero umano potrà capire il pensiero umano"</em>.<br /><br />Sarebbe ingeneroso voler mettere in croce un pensatore così brillante per due righe assolutamente marginali nell'economia dal saggio, che ha ben altri obiettivi. Però mi permetto di dissentire da simili affermazioni. In primo luogo perché è l'emergere della Filosofia che ha aperto la strada al <em>Logòs</em> e poi alla Scienza: giudicarla superata vuol dire avere le idee piuttosto confuse sulle radici della propria professione. In secondo luogo perché i grandi pensatori della storia dell'uomo, e le religioni che alcuni di essi professavano, hanno ancora oggi molto da dire. Dubito che al senso profondo della nostra esperienza potrà mai bastare la comprensione delle basi biochimiche del suo funzionamento, e non credo che il mistero profondo della nostra esistenza sia tanto semplice da sciogliere: <a href="http://carlozucchi.wordpress.com/2010/10/07/se-c%E2%80%99e-un-architetto-nell%E2%80%99universo-che-male-c%E2%80%99e/">per citare Hayek </a>(h/t to <a href="http://www.delicious.com/Sisma">Sisma</a>)</div><div align="justify"></div><div align="justify"><em><blockquote><p align="justify"><em>“Esisterà sempre una parte della nostra conoscenza che non potrà essere<br />controllata dall’esperienza, poiché ne costituisce il principio ordinatore, nel<br />senso che è implicita nell’apparato di classificazione con cui conseguiamo le<br />varie esperienze”.<br /></p></em></blockquote><br /></em>Insomma, ho il sentore che l'ottimismo di Cavalli Sforza non sopravviverà alla prova del tempo, ma non ho prove per dimostrarlo: <em>wait and see</em>, ma noi non saremo lì per sapere come è andata a finire. </div><div align="justify"></div><div align="justify"><em><span style="font-size:85%;">(e comunque da quando ho aperto il blog ho dato del pirla JD Watson, P Krugman e ora Cavalli Sforza. Praticamente tre premi Nobel: sarà il caso di darsi una regolata? :-P)</span></em></div>tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-86871384653000300882010-08-29T23:43:00.001+02:002010-08-29T23:45:25.075+02:00Bolaño e la fine del sacro<blockquote> <p align="justify">“Le uniche sale cinematografiche che svolgevano una funzione, disse Charly Cruz, erano quelle vecchie, te le ricordi? Quei teatri enormi che quando spegnevano le luci ti davano una stretta al cuore. Quelle sale erano perfette, erano i veri cinema, i più simili a una chiesa, soffitti altissimi, grandi tende rosso granato, colonne, corridoi con vecchi tappeti logori, palchi, posti in platea o in galleria o in piccionaia, edifici eretti negli anni in cui il cinema era ancora un’esperienza religiosa, quotidiana ma religiosa, e cha a poco a poco sono stati demoliti per costruire banche o supermercati o multisale. Oggi, disse Charly Cruz, ne sopravvivono pochissimi, oggi tutti i cinema sono multisale, con schermi piccoli, spazi ridotti, poltrone comodissime. In una vecchia sala di quelle vere entrano sette sale ridotte di oggi. O dieci. O quindici, dipende. E non c’è più l’esperienza <em>abissale</em>, non esiste la <em>vertigine</em> prima dell’inizio di un film, nessuno si sente più <em>solo</em> dentro un multisala. Poi, da quanto ricordava Fate, si era messo a parlare della fine del <em>sacro.</em></p> <p align="justify">La fine era iniziata da qualche parte, a Charly Cruz non importava dove, forse nelle chiese, quando i preti avevano smesso di dire la messa in latino, o nelle famiglie, quando i padri avevano abbandonato (terrorizzati, credimi, <em>brother</em>) le madri. Ben presto la fine del sacro era arrivata al cinema. Avevano smantellato i grandi cinema e costruito scatole immonde chiamate multisale, cinema pratici, cinema funzionali. Le cattedrali erano crollate sotto la palla d’acciaio delle squadre di demolizione. Finché qualcuno non aveva inventato le videocassette. Un televisore non è la stessa cosa di uno schermo cinematografico. Il salotto di casa tua non è la stessa cosa di una vecchia platea quasi infinita. Ma se uno osserva con cura, è la cosa che più gli somiglia. Innanzitutto perché grazie alla videocassetta puoi vedere <em>da solo</em> un film. Chiudi le finestre di casa tua e accendi la televisione. Metti la cassetta e ti siedi in una poltrona.</p> <p align="justify">Primo requisito: essere solo. La casa può essere grande o piccola, ma se non c’è nessun altro ogni casa, per piccola che sia, in qualche modo si amplia. Secondo requisito: preparare il momento, cioè noleggiare il film, comprare le bibite che berrai, gli stuzzichini che mangerai, decidere l’ora in cui ti siederai davanti alla tua televisione. Terzo requisito: non rispondere al telefono, ignorare il campanello della porta, essere prono a passare un’ora e mezzo o due ore, un’ora e quarantacinque minuti nella più completa e assoluta solitudine. Quarto requisito: tenere a portata di mano il telecomando, se per caso vuoi rivedere una scena più di una volta. Tutto qui. Da quel momento in poi tutto dipende dal film e da te. Se tutto va bene, e non sempre va bene, sei di nuovo in presenza del <em>sacro</em>.”</p> </blockquote> <p> </p> <p align="justify">Che grande scrittore Bolaño. Benedette queste ferie che mi hanno lasciato un po’ di tempo per <a href="http://www.ansa.it/web/notizie/unlibroalgiorno/casieditoriali/2010/01/02/visualizza_new.html_1650830132.html" target="_blank">2666</a>. Ispanofoni e lettori particolarmente arditi possono cimentarsi con l’originale del pezzo a <a href="https://docs.google.com/document/pub?id=1YMeqRp5NaSXdItAVh0s-L3ZDdnaf8cXm7NeI87ZxkkE" target="_blank">questo indirizzo</a>.</p> tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6935445806356157242.post-68530056003145811622010-08-21T12:07:00.001+02:002010-08-21T12:22:38.807+02:00La prima pila atomica<p align="justify">Clamoroso <a href="http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo489056.shtml" target="_blank">scoop del TGcom</a>, che rivela come la prima pila atomica fosse, in realtà, opera dei nazisti:</p> <p> </p> <p><a href="http://lh3.ggpht.com/_2ULmMzP1BfU/TG-lXCcbKOI/AAAAAAAAChw/aa5FfJ5WAyA/s1600-h/70%20anni%20fa%5B3%5D.jpg"><img style="border-bottom: 0px; border-left: 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px" title="70 anni fa" border="0" alt="70 anni fa" src="http://lh4.ggpht.com/_2ULmMzP1BfU/TG-lYKlwtnI/AAAAAAAACh0/y-Ana23rlKI/70%20anni%20fa_thumb%5B1%5D.jpg?imgmax=800" width="644" height="339" /></a> </p> <p align="justify">Dato che siamo nel 2010, se l’impianto è del 1940 sono ben due anni prima che il nostro Enrico Fermi accendesse, in quel di Chicago, il suo <a href="http://www.osti.gov/accomplishments/fermi.html" target="_blank">reattore nucleare</a>.</p> <p align="justify">Naturalmente sto scherzando, è una cantonata presa da chi ha scritto l’articolo. Cercando un po’ con Google News la notizia, col solito copia e incolla, si è diffusa su diversi siti, venendo ripresa anche da SKY TG. Non commento oltre, fa troppo caldo per gli insulti :-)</p> tfrabhttp://www.blogger.com/profile/05934795774071466669noreply@blogger.com2