La Memoria

domenica 30 marzo 2008 Posted by tfrab 0 comments

Odysseus

Ciò che Ulisse salva dal loto, dalle droghe di Circe, dal canto delle Sirene, non è solo il passato o il futuro. La memoria conta veramente - per gli individui, le collettività, le civiltà - solo se tiene insieme l'impronta del passato e il progetto del futuro, se permette di fare senza dimenticare quel che si voleva fare, di diventare senza smettere di essere, di essere senza smettere di diventare.

(I.Calvino, Le Odissee nell'Odissea)

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La conversione di Magdi Allam

giovedì 27 marzo 2008 Posted by tfrab 0 comments

La conversione di Magdi Allam ha fatto molto discutere: in molti hanno avanzato dubbi sull'opportunità di una conversione pubblica (dal sapore antico, come dice Gad Lerner), quasi che potesse suonare provocatoria.

Narra lo stesso M. Allam (in una parte della sua lettera al Corriere non pubblicata):

Il mio è un percorso che inizia da quando all’età di quattro anni, mia madre Safeya – musulmana credente e praticante [...]mi affidò alle cure amorevoli di suor Lavinia dell’Ordine dei Comboniani[...] Ho avuto una stagione in cui la presenza amorevole e lo zelo religioso di mia madre mi hanno avvicinato all’islam, che ho periodicamente praticato sul piano culturale e a cui ho creduto sul piano spirituale secondo un’interpretazione che all’epoca, erano gli anni Sessanta, corrispondeva sommariamente a una fede rispettosa della persona e tollerante nei confronti del prossimo, in un contesto – quello del regime nasseriano – dove prevaleva il principio laico della separazione della sfera religiosa da quella secolare.
Del tutto laico era mio padre Mahmoud al pari di una maggioranza di egiziani che avevano l’Occidente come modello sul piano della libertà individuale, del costume sociale e delle mode culturali ed artistiche, anche se purtroppo il totalitarismo politico di Nasser e l’ideologia bellicosa del panarabismo che mirò all’eliminazione fisica di Israele portarono alla catastrofe l’Egitto e spianarono la strada alla riesumazione del panislamismo, all’ascesa al potere degli estremisti islamici e all’esplosione del terrorismo islamico globalizzato.
[...]

C'è stato un mondo dove una madre devota all'Islam poteva mandare il figlio a scuola dalle suore, dove un padre poteva essere laico e musulmano: quel mondo è morto, per questo Allam, e non solo lui, se ne va. Per questo non è così insensato battezzarlo in pubblico, anzi. Meglio di me lo spiega Spengler, ripreso da Camillo:

La Ali è laica, difficilmente potrà convincere i musulmani a riconsiderare la loro religione, mentre Theo van Gogh e gli altri offrono “il vuoto spirituale e l’edonismo di un libertino e di un cinico che non possono far altro che disgustare i musulmani”. Magdi Allam, scrive Spengler, “concorda con i suoi ex correligionari nel ripudiare la cultura degradata dell’occidente moderno, ma offre una risposta molto diversa: una religione fondata sull’amore”.

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Io sono qui

mercoledì 26 marzo 2008 Posted by tfrab 0 comments
Elezioni 2008. Io sono qui. E tu dove sei?
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La bancarotta prossima ventura

sabato 22 marzo 2008 Posted by tfrab 0 comments

Qui si era sperato che l'apertura di Berlusconi sulle pensioni preludesse ad un rilancio di Veltroni, e l'inizio di un qualche cambiamento nella gestione della cosa pubblica. Naturalmente ci sbagliavamo: dopo una rapida retromarcia del leader del PdL e il silenzio assordante di Veltroni in materia, ci tocca assistere al penoso spettacolo del "salvataggio" di Alitalia.

Intendiamoci, "da un certo punto di vista, questa campagna è il capolavoro di Berlusconi, che riesce a realizzare la saldatura di nordismo leghista e nazionalismo alitaliano", come dice il Riformista, ma il prezzo di tutto questo lo paghiamo, ancora una volta, noi cittadini.

Non si può che sottoscrivere il giudizio di Phastidio:

It’s the same old story: Italy is the hostage of special interests, and the political system acts as a broker, cashing in public money. The Alitalia bankruptcy is a metaphor for the next Italian bankruptcy, unless politicians make a U-turn in the way they manage the country.

Insomma, proprio in un momento in cui ci sarebbe bisogno di un cambiamento, la Casta si conferma incapace di guidare il Paese. A questo punto, al pari di Alexis:

"[...]Se qualcuno mi chiede se il 13 andrò a votare risponderò citando l'indimenticabile inflessibile mitezza di Bartleby lo scrivano, forse il più bel personaggio letterario della ricca galleria melvilliana: "I would prefer not to"."

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Sit tibi terra levis

martedì 18 marzo 2008 Posted by tfrab 0 comments
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Silvio è vivo e lotta insieme a noi

domenica 16 marzo 2008 Posted by tfrab 0 comments

Dopo una campagna elettorale soporifera, che a leggere i programmi non sembrava mica di vivere in un paese a crescita quasi zero, qualcosa sembra muoversi. Annunciare la (contro)riforma delle pensioni in campagna elettorale è un atto di coraggio: quale sarà la risposta di Veltroni?

Se tace, o va appresso ai sindacati, è la conferma che, alla fine, dal governo Prodi è cambiato poco. Se invece avesse il coraggio di rilanciare allora si aprirebbe davvero una fase nuova.

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Grandi Speranze - C. Dickens

sabato 15 marzo 2008 Posted by tfrab 0 comments

Charles_Dickens2 Grandi Speranze attendono Pip, rimasto orfano sin da piccolo. Grandi speranze che lo porteranno dalla piccola casa, e dalla vecchia fucina, sino a Londra. Grandi speranze che sfioriranno, per far posto ad altre, inattese ma comunque belle.

Diceva Barney Panofsky, in una invettiva delle sue contro la psicologia, che Charles Dickens è stato uno dei grandi conoscitori dell'animo umano. Non si può fare a meno di pensare che si riferisse anche a questo libro e alla variegata umanità che lo popola.

Tante le pagine memorabili: dall'inizio, dove lo sguardo del piccolo Pip ci dona una prospettiva ironica e rivelatrice sul mondo, alla parte centrale, che ruota intorno allo studio dell'avvocato Jaggers e al divertente Mr. Wemmick. Si chiude con un finale tutto sommato ottimista, che Dickens cambiò rispetto alla prima versione.

Altri link

Il libro è molto popolare nel mondo anglosassone: in lingua inglese si trovano facilmente recensioni, approfondimenti, nonché il testo originale (il copyright è scaduto). Vi segnalo in particolare questo sito, con il PDF della prima pubblicazione, a puntate, del romanzo. In italiano niente di memorabile, mi sembra: se avete link da suggerire potete usare i commenti o l'e-mail.

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Che lo Sforzo sia con voi

martedì 11 marzo 2008 Posted by tfrab 0 comments

spaceballs Nei commenti di Cloridrato di Sviluppina c'è questo pezzo assolutamente geniale. Purtroppo il benemerito/a non ha, che io sappia, un blog da linkare : mi limito al copia-incolla:

mi chiedo però perché la banca non ti installi un bancomat nel cruscotto dell’auto.
pratico, veloce.

eliminerebbe la necessità di _andare_ a prelevare.

il problema è più ampio. viviamo in una società piena di cose a breve termine. troppo breve. il portafoglio finisce i contanti, quindi va ricaricato col bancomat. il gasolio finisce troppo in fretta, quindi devi passare alla shell. il credito del cellulare finisce in fretta, quindi devi ricaricarlo, ma non puoi chiamare il servizio di ricarica perché la batteria si è scaricata _proprio_ adesso. il caricabatterie giusto è nell’altra auto, oppure è rotto, oppure lo devi comprare ma il negozio accetta solo contanti, e tu li hai finiti, devi andare al bancomat ma è finito il gasolio, che non puoi fare perché la carta shell all’agip non l’accettano, eccetera.

la batteria del portatile dura poco, lo spazio sull’hard disk finisce, ogni giorno hai tonnellate di spazzatura da portare fuori casa, poi devi far partire la lavastoviglie, ah già anche la lavatrice, nel frattempo si è fulminata una lampadina, anzi due,

le cose che abbiamo hanno bisogno di troppe attenzioni. troppe attenzioni RICORRENTI.
il giorno in cui hai il serbatoio pieno, il cellulare carico, contanti a volontà, il gps che funziona (e che prende i satelliti!), non sei in ritardo, non c’è traffico, l’auto non ti segnala niente che non va (tipo freni, tagliando, pressione gomme, anomalia cruise control, anomalia dello stracazzo), allora significa - semplicemente - che sei morto.

così non va.

allora bisogna riorganizzare tutto in modo diverso.
bisogna scegliere una data, nel calendario.
per esempio il 4 aprile, ma anche il 12 settembre. insomma non importa, ma un giorno fisso.

questo giorno sarà chiamato Il Giorno Dello Sforzo.

in questo giorno fai 800 litri di carburante, compri 400 pile stilo (servono sempre), ricarichi il cellulare all’enel, versi n-mila euro omnicomprensivi (ici, tasse, parcheggi in centro, contravvenzioni, gas, corrente), prelevi un quintale di contanti, paghi 3-4 tagliandi al meccanico, fai venire idraulico, falegname, imbianchino, architetto, vigili, li ricevi tutti, tutti MA solo nel Giorno dello Sforzo. perfino, chiami il 191 della telecom. per buona misura.

il Giorno dello Sforzo si contrappone poi ai 364 Giorni Della Letizia, in cui nessuno ti rompe più i coglioni su nulla. 364 giorni hassle-free.

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I tedeschi si scaldano a spese nostre

lunedì 10 marzo 2008 Posted by tfrab 0 comments

“Il Ministero per l’Ambiente tedesco ha calcolato che in Germania ci sarebbero almeno 3 tonnellate di arsenico e 5000 tonnellate di particelle in più nell’aria se l’energia generata dagli impianti di recupero energetico dei rifiuti fosse stata prodotta da centrali elettriche tradizionali.”

Considerato che una fetta consistente dei rifiuti italiani va in Germania i tedeschi producono energia più pulita facendola pagare a noi. È uno dei tanti paradossi dello smaltimento rifiuti all'italiana, emerso nel convegno “Rifiuti e salute”, tenutosi venerdì scorso a Bologna.

Altre informazioni sul convegno sull'ottimo greenreport.it, uno dei pochi siti a parlare di ecologia in maniera seria e ragionevole, senza tanti "grilli per la testa".

Rosalind Elsie Franklin

domenica 9 marzo 2008 Posted by tfrab 0 comments

 Rosalind E FranklinI nostri sono gli anni di Internet, senza dubbio, ma sono anche gli anni del DNA, e lo saranno ancora di più nel futuro prossimo.  Tutti sanno che si trattò di una scoperta di Watson, CrickWilkins: Rosalind Franklin è purtroppo meno nota.

Qualcuno imputa la cosa alla scomparsa prematura, qualcun altro al pessimo carattere attribuitole da Watson: ho il timore che anche un po' di maschilismo abbia contribuito a farla dimenticare.

Eppure senza il suo contributo la scoperta che ha rivoluzionato il nostro mondo non sarebbe stata fatta, o quantomeno sarebbe avvenuta più tardi. Una bella storia della famosa fotografia 51 la potete trovare su Nova, una rubrica dedicata alla scienza della PBS.

Sul blog Gravità Zero, invece, oltre al link che vi segnalo troverete anche il post 8 MARZO - NOBEL NEGATI ALLE DONNE DI SCIENZA, magari se passate dalle parti di Bologna potete farci un salto.

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E non aspettavamo una vittoria...

giovedì 6 marzo 2008 Posted by tfrab 0 comments

Pare che i samizdat del XXI secolo viaggino su memory stick.

Never Forget

domenica 2 marzo 2008 Posted by tfrab 0 comments

NavyJackflag3

Inaugurata la USS New York: parte dell'acciaio viene dalle rovine del World Trade Center.

Latino o italiano?

sabato 1 marzo 2008 Posted by tfrab 0 comments

SurelyYoureJokingMrFeynman C’era una radio italiana a Brooklyn, l’ascoltavo sempre quand’ero ragazzo. Mi piaceva da matti quella erre arrotolata, mi sembrava che mi avvolgesse come un’onda dell’oceano. Rimanevo in ascolto mentre quella lingua bellissima mi lambiva. Nei programmi italiani c’era sempre una scenata in famiglia, con liti e discussioni tra padre e madre:

Voce acuta: «Eiiio tidiico chiooo capito tuutto...».

Voce bassa: «Tu nonciiai... tuuutto!» (sonoro rumore di schiaffi).

Straordinario! Ho imparato così a esprimere quelle emozioni: a piangere e a ridere in italiano, una lingua davvero deliziosa.

Nel nostro quartiere a New York c’erano parecchi italiani. Una volta ero in giro in bicicletta e un italiano alla guida di un camion se la prese con me: si mise a gridare con grandi gesti una frase tipo «Miai rruuccià lampis tatten tattè!».

Sprofondai. Chissà cosa mi aveva detto. E cosa avrei dovuto ribattere?

Mi consigliai con un compagno di scuola italiano: «Tu rispondi soltanto “A te! A te!”, che te la cavi sempre». Difatti andava benone, con i gesti adeguati. Mi sentii più sicuro di me e cominciai a migliorare. Andavo in bicicletta, qualche signora in automobile mi tagliava la strada: «Puzzìa la malocce!», urlavo io pressappoco, e lei sussultava, convinta che un monellaccio italiano le avesse mandato un terribile accidente. Non era facile capire che il mio italiano era inventato.

Un giorno a Princeton, mentre entravo, sempre in bicicletta, nel parcheggio del Palmer Laboratory, qualcuno mi tagliò la strada. Avevo conservato le vecchie abitudini, e gridai verso la macchina: «Grezze carbonca mice! »

Dall’altra parte del prato che fiancheggiava il parcheggio, c’era un giardiniere italiano al lavoro. Si fermò, salutò con la mano, e mi gridò felice: «Rezza malìa», o qualcosa che ci assomigliava molto. «Rontè balta», gli urlai di rimando. Lui non sapeva che io non sapevo, io non avevo capito quello che aveva detto, ma era tutto a posto. Funziona lo stesso: appena la gente sente l’intonazione, riconosce subito l’italiano, magari prende una parola per un’altra, ma, che importa? Sempre italiano è. Basta esser sicuri di sé, tirare avanti dritto. Non succederà niente.

Un giorno tornai a casa dall’università per le vacanze e trovai mia sorella in lacrime: le sue amiche scout avevano organizzato una cena per i padri e le figlie, ma nostro padre era in giro per il Paese a vendere uniformi. Le dissi di non preoccuparsi, che l’avrei sicuramente accompagnata io (ho nove anni più di lei, potevamo farcela). Arrivati sul posto rimasi per un po’ in mezzo ai padri, ma mi stancai presto. Tutti quei papà accompagnavano le figlie alla festa ma poi rimanevano a chiacchierare del listino di borsa - gli adulti non sanno parlar con i figli, e meno che mai con gli amici dei figli.

Durante la cena le ragazze presentarono un piccolo spettacolo, balli, poesie, e così via. Poi portarono uno strano indumento, sembrava un grembiulone con un buco per infilarci la testa, e annunciarono che a quel punto toccava ai papà dare spettacolo. Ogni padre doveva alzarsi, passare la testa nel grembiulone e dire qualche cosa, una poesia per bambini o roba del genere. Erano tutti impacciati. Anch’io, a dire il vero. Ma quando venne il mio turno annunciai che avrei recitato una poesiola che sicuramente sarebbe stata gradita, anche se, purtroppo, non era in inglese:

A TUZZO LANTO

Poici di Pare

Tanto saca tulna ti, na puttas tucci putti tilà,

runto cata cianto cianta manto cila tidà.

lalta cara sulda mi lacciata piccia pino tito bralda

pe te cina nana ciunda lala cinda lala ciunda!

Ronto piti cale, a tanto cinto quinta lalda

o la tinta dalla lalta, ienta puccia lalla talta!

Recitai un po’ di strofe di questo tipo, con l’enfasi e l’emotività che avevo imparato dalla radio italiana. Le ragazzine si rotolavano per terra dalle risate. Dopo cena, il capo scout e un’insegnante mi dissero che si erano trovati a discutere della poesia. Uno dei due sosteneva che fosse latino, l’altra riteneva fosse italiano. «Chi ha ragione?», mi domandarono. «Dovete chiederlo alle ragazzine», risposi. «Loro l’hanno capito subito.»

(Sta scherzando Mr. Feynman! Vita e avventure di uno scienziato curioso - R. Feynman)

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