La Germania raggiunge gli obiettivi di Kyoto

venerdì 28 novembre 2008 Posted by tfrab 0 comments

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Pare che i tedeschi abbiano annunciato il raggiungimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto. In realtà il successo sarebbe "viziato" dall'unificazione tedesca, perché il tessuto industriale della DDR era vecchio ed inquinante, e quindi è bastato chiudere o riconvertire quelle aziende per avere una bella spinta nel raggiungere questo risultato. Senza contare che la Germania ha 17 centrali nucleari, e non si capisce ancora che destino avrà il nucleare nel mix energetico made in deutschland del futuro.

Rimane il fatto che, tra il grande sviluppo dell'eolico, i progetti di centrali a carbone pulite, e la gestione modello dei rifiuti, la Germania è all'avanguardia in campo ambientale, in Europa e non solo. Al di là delle mie perplessità sulla strategia di ridurre le emissioni, non si può non ammirare lo straordinario sviluppo tecnologico e scientifico dei tedeschi nel settore.

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Io sto con Di Carlo

lunedì 24 novembre 2008 Posted by tfrab 0 comments

La puntata di Report di ieri sera è stata interamente dedicata allo smaltimento dei rifiuti della città di Roma. Molta carne al fuoco, forse troppa per approfondire a dovere, e la solita dose di faziosità. Il programma di Rai Tre, però, rimane un esempio quasi unico di giornalismo d'inchiesta, in un panorama giornalistico fin troppo anestetizzato, e ridotto al copia-incolla di ANSA e comunicati stampa vari.

Vittima illustre della trasmissione l'assessore della Regione Lazio Mario di Carlo, che  in seguito alla puntata ha polemicamente dato le dimissioni. L'accusa del politico è piuttosto grave: il giornalista avrebbe trasmesso una parte dell'intervista sostanzialmente off the record, montando il filmato per farlo apparire "come un volgare maneggione probabilmente anche corrotto".

Magari hanno ragione quelli di Report, ma dove lo trovate un politico con le dimissioni facili di questi tempi? Cari ex-concittadini, tenetevelo stretto...

Proustiana: la genesi della bellezza

sabato 22 novembre 2008 Posted by tfrab 0 comments

mproust Non appena abbracciai col pensiero questo nuovo concetto della più alta pura manifestazione d’arte, esso s’affiancò al piacere imperfetto avevo provato a teatro, gli aggiunse un poco di quel che gli mancava, e la loro unione formò qualcosa tanto esaltante da farmi esclamare: « Che grande artista!». Certo, si può supporre che non fossi del tutto sincero. Ma si pensi, piuttosto, a tanti scrittori i quali, scontenti del brano che hanno appena scritto,  se leggono un elogio del genio di Chateaubriand evocano un grande artista che avrebbero voluto eguagliare, per esempio canticchiando mentalmente una fra se di Beethoven e confrontandone la carica di tristezza con quella che si sono sforzati di imprimere alla propria prosa, si riempiono a tal punto di quest’idea di genio che l’applicano, ripensandoci, alle proprie creazioni, non le vedono più quali erano loro apparse a prima vista, e azzardando un atto di fede nel valore della propria opera si dicono: « Dopotutto! », rendersi conto che la somma dalla quale scaturisce la loro soddisfazione finale include il ricordo delle stupende pagine di Chateaubriand che hanno assimilate alle proprie ma che, in definitiva, non sono stati certo loro a scrivere; si ricordi quanti uomini credono nell’amore di un’amante della quale non conoscono che i tradimenti; quanti, ancora, sperano alternativamente ora in un’incomprensibile sopravvivenza se pensano, mariti inconsolabili, a una donna che hanno perduta e che continuano ad amare o, artisti, alla gloria futura di cui potranno godere, ora in un rassicurante nulla quando, al contrario, la loro mente si ricollega alle colpe che altrimenti dovrebbero espiare dopo la morte; si pensi, infine, ai turisti che s’entusiasmano per la complessiva bellezza d’un viaggio durante il quale, giorno per giorno, non hanno provato altro che noia, e si dica se nella vita comune vissuta dalle idee nell’ambito del nostro intelletto ve ne sia una sola, fra quelle che più ci rendono felici, che inizialmente non sia andata, da autentico parassita, a chiedere il meglio della forza di cui mancava a un’idea vicina ed estranea

(M. Proust - All'ombra delle fanciulle in fiore - Intorno a Madame Swann)

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Il nuovo gassificatore di Malagrotta

domenica 16 novembre 2008 Posted by tfrab 0 comments

plasma-gasification02 Si fa un gran parlare, in questi giorni, del nuovo gassificatore di Malagrotta, sequestrato appena prima dell'inaugurazione dalla magistratura. Capire cosa sia successo osservando i fatti "dall'esterno" è difficile, secondo il governatore Marrazzo:

"[...]c'erano due problemi. Uno riguardava lo stoccaggio dell'ossigeno che era troppo grande. L'azienda l'ha smantellato e portato a norma. L'altro, piu' complesso, riguarda la certificazione di prevenzione incendi sulla quale, evidentemente, ci sono state diverse interpretazioni: per i Vigili del Fuoco puo' essere rilasciata a cantiere aperto, mentre per la magistratura bisogna avere una certificazione complessiva[...]''

messa così sembra una situazione facilmente risolvibile, lo stesso Manlio Cerroni è sicuro di poter riaprire tra qualche giorno l'impianto. Rimangono le inevitabili polemiche sul gassificatore. Tuttavia Il fatto che in passato la tecnologia usata non abbia dato buoni risultati non significa nulla: se avete voglia di leggervi questo documento dell'ENEA, ad esempio, scoprirete che:

"i gassificatori sono poco diffusi in Europa, dove le esperienze connesse ad impianti commerciali hanno fornito risultati deludenti (es. Greve in Chianti in Italia, Thermoselect e Siemens in Germania), ma abbastanza affermati in Giappone dove sono presenti - in posizione minoritaria - accanto agli inceneritori. Il realizzando impianto di Roma (Malagrotta), ad esempio, è un gassificatore basato su tecnologia derivata da quella Thermoselect ma priva del primo stadio di pirolisi, fatto reso possibile dall’alimentazione di CDR anziché di RUR non trattati."

insomma si tratta dell'evoluzione della tecnologia che non ha funzionato. Le promesse saranno mantenute? E l'impianto gestito bene? Ho fiducia che sarà così: rimane il fatto che questi gassificatori sono usati in Giappone, dove come tecnologia non mi risulta abbiano molto da imparare da noi. Anzi magari siamo noi a dover imparare qualcosa dai tantissimi paesi in cui l'incenerimento dei rifiuti viene praticato senza tanti drammi. Citando ancora il documento dell'ENEA:

"Sfruttando la percezione negativa dell’opinione pubblica nei confronti della termovalorizzazione diretta dei rifiuti (che si può ritenere frutto di disinformazione o di cattiva informazione molto spesso “gridata”, più sui media che in ambito tecnico-scientifico, per motivi ideologici o meri interessi economici) vengono anche proposte come alternativa tecnologie che risultano, di norma, ancora ad uno stadio sperimentale e che poco o nulla hanno a che fare con il recupero energetico, ma che si configurano più come tecniche di pretrattamento dei rifiuti, da destinare successivamente a recupero energetico ovvero allo smaltimento in discarica. Il numero di tali tecnologie, se si considerano anche quelle che si propongono sostanzialmente nei progetti, è piuttosto elevato, dell’ordine delle decine. Se si ragiona tuttavia in termini di maturità commerciale ed impianti, la situazione si presenta assai diversa. La gassificazione costituisce al momento l’unica tecnologia che si configura come competitiva all’incenerimento per la valorizzazione energetica del rifiuto urbano indifferenziato e del CDR."

Parole che mi sento di sottoscrivere in pieno, ma che rimarranno vox clamantis in deserto finché non si riesce a riportare un po' di buonsenso nelle nostre italiche zucche.

Che fine hanno fatto le api?

sabato 8 novembre 2008 Posted by tfrab 0 comments

scomparsa api Un problema ambientale serio, non del tutto chiarito, è il cosiddetto colony collapse disorder, CCD. Si tratta di un vero rompicapo: le arnie si svuotano, senza un apparente perché, come se le api avessero improvvisamente tagliato la corda abbandonando il cibo e, addirittura, i propri piccoli. Su questo grave problema ecologico, e più in generale sull'importanza delle api per l'uomo da sempre, Sylvie Coyaud costruisce un libro interessante, ma che non convince fino in fondo.

Sarà che apprezzo più di ogni altra cosa la sintesi, ma mi sembra che l'autrice spenda buona parte delle 231 pagine in un chiacchericcio superfluo, senza andare mai a fondo delle questioni. D'altra parte se neanche gli scienziati che studiano il fenomeno hanno le idee chiare non si può pretendere più di tanto da un'opera divulgativa. Se però avete voglia di approfondire la materia consiglio questo articolo firmato da Benjamin P. Oldroyd, dell'Università di Sidney.

Da notare che, nonostante il fenomeno sia tutt'altro che chiaro, le varie associazioni ambientaliste, in contrasto con l'opinione del Ministero della Salute, sembrano assolutamente certe che il problema siano i pesticidi, in particolare i neonicotinoidi. Secondo questa dichiarazione di Legambiente, ad esempio, pare che il responsabile sia stato identificato con assoluta certezza. In realtà, se leggete l'articolo che ho linkato sopra, le certezze non ci sono, e il CCD sembra essere dovuto a molti fattori. Senza contare che problemi simili si sono avuti anche nel passato, in epoche senza pesticidi.

Segno che, con ogni probabilità, le api sono uno strardinario campanello d'allarme sullo stato di salute dell'ecosistema, ma sensibili a più fattori, alcuni dei quali ancora ignoti.

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