La morte di Mario Monicelli

martedì 30 novembre 2010 Posted by tfrab 2 comments

Io a Monicelli gli ho voluto bene, davvero. Non poteva essere altrimenti, sono malato di "Amici miei" da tempo. Mia moglie all'inizio rimaneva sconcertata dal mio prenotare al ristorante a nome Mascetti (spesso con supercazzola inclusa) e non si spiegava l'ilarità di vedere un vicino di casa, medico, che si chiamava Sassaroli.
Però tanto sono rimasto colpito dal gesto estremo, quanto trovo ancora più incomprensibili le interpretazioni del suicidio di Mario che vengono proposte con una certa sicurezza su molti blog, e anche da parecchi miei contatti su FriendFeed. Togliersi la vita vuol dire riaffermare il diritto a disporne liberamente, in barba ai tanti baciapile che popolano l’Italia? Può essere, però non mi sembra di aver trovato da nessuna parte prova di questa interpretazione. Non mi sentirei di giudicare così a cuor leggero. Non dico mica che Monicelli non sapesse quello faceva, dico che difficilmente possiamo saperlo noi.
Pensare che il suo togliersi la vita abbia rappresentato un riaffermarne la piena disponibilità è, forse, plausibile, magari anche poetico a modo suo, ma dimostrato proprio no.
Se posso spingermi un po' più in là, considerando che molti sostenitori di questa tesi sono, ognuno a modo suo, laici, mi sembra di cogliere un paradosso. Il credente è dubbioso di fronte alla vita e al suo mistero: nonostante sia un uomo di fede non mi pare abbia tutte le certezze che comunemente gli vengono attribuite. Più semplicemente riconosce i suoi limiti e si affida ad altre "categorie" per provare a vivere la vita pienamente. Al contrario mi pare che la posizione laica, negando questo stesso mistero, o comunque provando a risolverlo con la finitezza umana, rimanga disarmata in situazioni così estreme, peccando così per troppa sicurezza. Proprio loro, che non hanno fede!
Oppure no?

L'evoluzione della cultura - LL Cavalli Sforza

domenica 7 novembre 2010 Posted by tfrab 0 comments
Libro molto interessante, letto in versione ebook grazie alla nuova sezione di IBS, e scritto da un gigante del settore. Il tema di fondo è l'analogia tra evoluzione di Darwin e quella culturale. La panoramica è ampia, e invevitabilmente poco profonda, eppure il testo è una lettura piacevolissima e stimolante.

Purtroppo il nostro conferma come molti grandi scienziati abbiano idee un po' limitate quando si parla di filosofia, epistemologia ed affini.

Si parte con le solite banalità su Galileo e la Chiesa che frena lo sviluppo del libero pensiero, per finire con un terrificante capitolo XVI, in cui praticamente tutta la Filosofia, da Platone a Cartesio, compresi i loro successori, viene liquidata in due righe, giudicandola ormai superata. La fine, secondo Cavalli Sforza, sarebbe imminente grazie ai grandi progressi nello studio della mente, tanto che "in poche decine di anni il pensiero umano potrà capire il pensiero umano".

Sarebbe ingeneroso voler mettere in croce un pensatore così brillante per due righe assolutamente marginali nell'economia dal saggio, che ha ben altri obiettivi. Però mi permetto di dissentire da simili affermazioni. In primo luogo perché è l'emergere della Filosofia che ha aperto la strada al Logòs e poi alla Scienza: giudicarla superata vuol dire avere le idee piuttosto confuse sulle radici della propria professione. In secondo luogo perché i grandi pensatori della storia dell'uomo, e le religioni che alcuni di essi professavano, hanno ancora oggi molto da dire. Dubito che al senso profondo della nostra esperienza potrà mai bastare la comprensione delle basi biochimiche del suo funzionamento, e non credo che il mistero profondo della nostra esistenza sia tanto semplice da sciogliere: per citare Hayek (h/t to Sisma)

“Esisterà sempre una parte della nostra conoscenza che non potrà essere
controllata dall’esperienza, poiché ne costituisce il principio ordinatore, nel
senso che è implicita nell’apparato di classificazione con cui conseguiamo le
varie esperienze”.


Insomma, ho il sentore che l'ottimismo di Cavalli Sforza non sopravviverà alla prova del tempo, ma non ho prove per dimostrarlo: wait and see, ma noi non saremo lì per sapere come è andata a finire.
(e comunque da quando ho aperto il blog ho dato del pirla JD Watson, P Krugman e ora Cavalli Sforza. Praticamente tre premi Nobel: sarà il caso di darsi una regolata? :-P)