Zio Tungsteno - O Sacks
Verso la fine del 1997 Roald Hoffmann[…]mi spedì un pacchetto curioso. Dentro c’era un grande poster della tavola periodica, con fotografie di ciascun elemento; un catalogo chimico, in modo che potessi eventualmente ordinare qualcosa; e una barretta di un metallo molto denso, grigiastro, che quando aprii il pacco cadde sul pavimento producendo un rumore sordo e cupo. Lo riconobbi dal suono (“Il suono del tungsteno sinterizzato” diceva sempre mio zio. “Non esiste nulla di simile”). Quel suono fu una sorta di richiamo proustiano, e subito mi venne in mente zio Dave, lo zio Tungsteno, seduto nel laboratorio, il colletto dalle punte ripiegate, le maniche della camicia arrotolate, le mani nere, impregnate della polvere di tungsteno
È a questo singolare pacco che dobbiamo il delizioso zio Tungsteno, che vede il neurologo Oliver Sacks nelle insolite vesti di chimico, con una preparazione e un amore per la materia insospettabili. L’autore ha avuto la fortuna di nascere, più o meno, nell’epoca d’oro della Chimica, quando le scoperte più incredibili si succedevano a ritmo incalzante, in laboratori straordinariamente piccoli e poco collegati tra loro, almeno rispetto al mondo globalizzato cui siamo abituati.
Studiare Chimica significa, più di tutto, guardare il mondo che ti circonda con occhi diversi e curiosi, trovare poesia e meraviglia in tante inezie che alla maggior parte delle persone passano sotto il naso, sfuggendo via inascoltate. È con questo sguardo che Sacks è cresciuto, nell’Inghilterra a cavallo della seconda guerra mondiale, passando gli anni prima dell’adolescenza tra sostanze pericolose, come fosfina o dicromato d’ammonio, e girando per la Londra dell’epoca con uno spettroscopio tascabile (che detto tra di noi gli invidio profondamente :-))
Cosa rimane alla fine del testo? Per quelli che, al pari del sottoscritto, hanno dedicato la propria vita alla Chimica, la sensazione di aver trovato uno spirito straordinariamente affine. Per chi non conoscesse la materia spero uno sguardo diverso su una disciplina tanto meravigliosa quanto bistrattata, e lo spunto per guardare alla tavola periodica non come ad una mera collezione mnemonica di simboli e numeri, ma una chiave per capire come, grazie al lavoro di tanti chimici “un lembo del grande velo sia stato sollevato”.