La storia segreta della guerra al cancro - D. Davis
Se siete di idee liberali/repubblicane, come il qui presente austro-ungarico, l'istinto di gettare nel cestino l'ultima fatica di Devra Davis potrebbe farsi da subito irrefrenabile. Capisco essere fan di Jed Bartlet, al limite anche di Bill Clinton, ma Jimmy Carter è più di quanto si riesca a tollerare:-)
Il mio consiglio è di sorvolare su certe scivolate liberal e andare avanti, perché comunque il libro merita. L'autrice ricostruisce decenni di lotta al cancro, specie alle sue cause ambientali, evidenziando come, in molti casi, le nuove idee abbiano faticato ad imporsi a causa di molte resistenze, non del tutto limpide. Naturalmente è emblematica la lunga lotta contro il tabacco, e i mille dubbi avanzati dai consulenti a libro paga dell'industria. Insomma, la Davis ha ragione nel sostenere che "la lotta contro il cancro ha combattuto molte battaglie sbagliate, con le armi sbagliate e sotto i comandanti sbagliati".
Eppure simili storie non sono nuove nella storia della medicina. La scoperta di Lind, che curò lo scorbuto col succo di limone, avvenne a metà del 1700, ma eravamo quasi nel secolo successivo quando la marina di Sua Maestà si decise, finalmente, a rendere il limone un componente obbligatorio della dieta dei marinai. Quali erano in questo caso i potenti interessi che impedivano di salvare tante vite? Probabilmente non c'erano, è solo che a volte i cambiamenti sono meno facili di quanto si pensi.
Viene da pensare all'ultimo libro di G. Israel, quando avvisa che "il marxismo poté così applicare indisturbato i suoi stilemi alla filosofia della scienza – se non altro sotto due specie distinte e alternative: una vede nella scienza la fonte della verità oggettiva, l’altra una sovrastruttura “non neutrale” degli interessi borghesi. ”
Insomma, la Scienza è uno strumento imprescindibile della nostra società, ma non è la "fine della Storia", piuttosto è solo una parte di essa, per quanto importante. Come se ne esce, allora? Come facciamo ad usare uno strumento, per sua natura falsificabile, per prendere decisioni che vorremmo il più possibile giuste? Lo scopo va al di là del libro, probabilmente. Eppure un suggerimento ci viene da una citazione di Harriet Hardy:
"L'opera della Scienza è sempre incompleta. Può essere sempre ribaltata e modificata dall'avanzamento delle conoscenze. Questo non ci dà la libertà di ignorare le conoscenze di cui già disponiamo, nè di rimandare gli interventi che esse sembrano richiedere in un determinato momento"
Mi piace pensare che sia esattamente l'opposto del principio di precauzione tanto amato dai nostri ambientalisti, e un invito ad affrontare le decisioni con coraggio, e disponibilità a riconsiderare i propri errori. Ne trarrebbe giovamento non solo la lotta al cancro, ma anche lo sviluppo degli OGM e il superamento della sindrome NIMBY, che tanti danni sta producendo, non solo economici. Del resto cos'è la nostra Storia, se non un succedersi di storie capaci di andare in direzioni mai osate o immaginate? Come dice il Talmud, nel paragrafo di chiusura del libro della Davis: "Quando lì non c'è nessuno, sii tu l'unico ad esserci".
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