A fellow of infinite jest
È morto, all'età di 46 anni, David Foster Wallace, autore di uno dei più straordinari romanzi pubblicati negli anni '90.
UPDATE (14/09/08 - 22.30):questa è la cosa migliore che ho trovato, in rete, per ricordarlo:
Se ho un vero nemico, un patriarca contro cui commettere parricidio, si tratta probabilmente di Barth e Coover e Burroughs, e perfino Nabokov e Pynchon. Perché, anche se la loro consapevolezza, la loro ironia e la loro anarchia avevano scopi validi, l'assorbimento della loro estetica nella cultura consumistica americana ha avuto conseguenze terribili per gli scrittori e per tutti gli altri. Il mio saggio sulla TV in realtà parla di quanto sia diventata velenosa l’ironia postmoderna. Lo vedi in David Letterman, in Gary Shandling e nel rap, ma lo vedi anche in quella merda di Rush Limbaugh, che potrebbe pure essere l'Anticristo. Lo vedi in T. C. Boyle e William Vollmann e Lorrie Moore. E' più o meno tutto quel che c'è da vedere [in Mark Leyner]. Leyner e Limbaugh sono le torri gemelle dell'ironia postmoderna degli anni Novanta, il loro è un cinismo “hip”, un odio che strizza l'occhio e ti dà di gomito e finge che sia tutto uno scherzo.
L'ironia e il cinismo erano quel che ci voleva contro l'ipocrisia americana degli anni Cinquanta e Sessanta. La cosa grandiosa dell'ironia è che seziona ogni cosa e poi la guarda dall'alto per mostrarne le tare, le ipocrisie, le scopiazzature [...] Il sarcasmo, la parodia, l'assurdo e l'ironia sono modi efficaci di smascherare la realtà e mostrarne la sgradevolezza, ma il problema è: una volta che abbiamo fatto saltare le regole dell'arte, e dopo che l'ironia ha svelato e diagnosticato le brutture del reale, a quel punto che facciamo? L'ironia è utile per sfatare le illusioni, ma in America le illusioni le abbiamo già sfatate e ri-sfatate [...] L'ironia e il cinismo postmoderni sono ormai fini a se stessi, sono il parametro della sofisticatezza hip e dell'abilità letteraria. Pochi artisti osano parlare di altri modi di porsi per risolvere ciò che non va, perché temono di sembrare sentimentali e ingenui agli occhi degli ironisti stanchi di tutto. L'ironia è stata liberatoria, oggi è schiavizzante. In un saggio ho letto una bella frase, diceva che l'ironia è il canto dell'uccellino che ha imparato ad amare la propria gabbia. Non c'è dubbio che i primi postmodernisti e ironisti e anarchici e assurdisti abbiano prodotto cose egregie, ma il guizzo non si passa da una generazione all'altra come il testimone della staffetta, il guizzo è personale, idiosincratico [...] Dai giorni di gloria del postmoderno abbiamo ereditato sarcasmo, cinismo, una posa annoiata maniaco-depressiva, sospetto nei confronti di ogni autorità, sospetto di ogni limite posto alle nostre azioni [...] Devi capire che questa roba ha permeato la nostra cultura, è diventata il nostro linguaggio, ci siamo dentro a tal punto da non capire più che è solo una prospettiva, una tra le tante possibili. L'ironia postmoderna è diventata il nostro ambiente.
[...] Tutta l’attenzione e l’impegno e lo sforzo che come scrittore richiedi al lettore non possono essere a tuo vantaggio, devono essere a suo vantaggio [...] Un’opera davvero grande nasce probabilmente da una volontà di svelarci, di aprirci a livello spirituale ed emotivo in un modo che rischia di farci provare davvero qualcosa nel farlo. Significa essere pronti a morire, in un certo senso, pur di riuscire a toccare il cuore del lettore.
DFW, 1993
via carmillaonline
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