Polonio e sigarette
La "notizia" del Polonio-210 nelle sigarette, quando l'ho letta, mi è giunta tutt'altro che nuova: la pigrizia mi ha impedito di investigare. Per fortuna ci ha pensato l'ottimo Gravità Zero. C'è da dire che, come al solito, i nostri giornali deformano le notizie per fare un po' di sensazionalismo. Ad esempio nel testo riportato dal Corriere della Sera si legge:
Per arrivare a queste conclusioni sono stati analizzati oltre 1.500 documenti interni delle company del fumo, rivela il quotidiano britannico The Independent
che lascia intendere come la cosa fosse nota solo alle case produttrici e solo a loro (da almeno 40 anni). Probabilmente non è esatto, dato che gli autori dell'articolo, tra le altre fonti, hanno effettuato una banale ricerca on-line:
We conducted online searches between 2005 and 2007 with a snowball search technique,10 initially combining terms such as polonium, PO-210, radioactivity, Chernobyl, PB-210, and lead-210.
Anche ammesso che si trattasse di documenti con accesso riservato, il primo dato in letteratura scientifica è del 1964, su Science. Oppure, se non sapete l'inglese potete sempre consultare Viver Sani e Belli del 2000, e altre prestigiose riviste specialistiche italiane. Così, tanto per capire quanto la cosa fosse segreta.
Come mai c'è Polonio? I fertilizzanti usati per il tabacco, e non solo, sono ricavati da minerali. Quando si va a scavare in profondità può capitare di tirare su qualche radionuclide naturale, che poi sopravvive fino ad arrivare alle foglie di tabacco. È chiaro che fumando il Polonio va a contatto diretto dei polmoni, aumentando il rischio di sviluppare un tumore.
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