Se volete capire come sia cambiata la società americana nel secolo scorso, e di riflesso il resto del mondo, il libro di Krugman può fare al caso vostro. Naturalmente l’autore non fa mistero delle sue idee politiche: se siete dell’altra sponda va bene lo stesso, basta far finta che sia Toby Ziegler a parlare :-). Il saggio affronta tre grandi temi: la politica, l’economia e il sistema sanitario.
The Vast Right Wing Conspiracy
Non si può dire che a Krugman difetti una certa chiarezza nell’esprimere le proprie opinioni. Secondo lui, infatti, l’ultradestra conservatrice, riccamente finanziata dalla peggiore plutocrazia, avrebbe complottato per rovesciare l’ordine sociale raggiunto dal New Deal, in modo da riprendersi quanto FD Roosevelt gli aveva tolto. Strumenti principali di questa operazione sarebbero i think tank, e l’uso di “armi di distrazione di massa", cioè tutta una serie di tematiche avulse dall’economia, come i valori, o la sicurezza nazionale, che avrebbero distratto gli elettori, ignari di votare per politiche contrarie al loro portafoglio.
Penso che questa sia la parte peggiore del libro. Davvero Krugman ritiene che gli elettori siano, alla fine, dei poveri fessi? Si può liquidare Milton Friedman tacciandolo semplicemente di “disonestà intellettuale”? Siamo proprio sicuri che “la democrazia coincide con il pensiero liberal”?
Temo che questi siano gli effetti peggiori degli otto anni di presidenza Bush, e di un dibattito politico che si è inasprito fin troppo. Si può avere divergenza di opinioni, pensare che siano più importanti le opportunità dell’eguaglianza sociale, che non necessariamente lo stato sia la soluzione di tutti i problemi, senza però dover essere descritti come fascisti della peggior specie. E non credo sia giusto accusare tutti i conservatori di approvare poteri “dittatoriali” del presidente. Capisco che, quando il libro fu scritto, c’era una campagna elettorale. Ma ora è, anzi dovrebbe essere, finita. It’s over Paul, take it easy :-)
La fine del New Deal e della Grande Compressione
Krugman vede, nella politica economica di FD Roosevelt, il momento in cui l’America è uscita da un’intollerabile situazione di ingiustizia sociale, avviandosi verso una società migliore, dove le risorse erano distribuite in maniera più equa. Alcuni libertari hanno criticato questa impostazione, parlando di Nostalgianomics, e presentando un’analisi molto diversa. Comunque la si pensi si tratta della parte migliore del libro: Krugman scrive benissimo, ed è un grande divulgatore. Che poi abbia ragione o meno non lo so, diciamo che tende a sminuire l’importanza dei cambiamenti tecnologici, demografici e di mercato, per concentrarsi sulle condizioni “a contorno”, politiche, dell’economia. Io tendo, dal basso delle mie conoscenze, a concordare maggiormente con gli oppositori di Krugman.
La riforma sanitaria
Si tratta certamente del tema più caldo della politica americana, specie di questi tempi. Il libro, anche su questo punto, è molto chiaro e ben scritto. Il sistema sanitario migliore al mondo, secondo l’OMS, è quello francese, per cui la cosa migliore è copiarlo. Che la situazione attuale dell’healthcare sia problematica è un dato di fatto, al pari dei molti americani privi di assicurazione sanitaria. Krugman descrive bene i vantaggi di una sanità di stato, e le storture dell’attuale sistema. È possibile un’alternativa affidata al mercato, piuttosto che al Leviatano statale? Vedremo cosa uscirà dalla riforma di Obama, se ci sarà. Mi pare che però rimangano fuori dal dibattito temi importanti, come l’impossibilità pratica di garantire le migliori cure per tutti, e la grande capacità di innovazione e ricerca del sistema sanitario americano. Piaccia o no, è un aspetto del quale anche noi europei, seppur in forma indiretta e molto costosa beneficiamo. Non sarebbe male avere un Krugman anche qui, e un dibattito vero su temi così importanti, piuttosto che la telenovela Papi-Noemi.