So long and thanks for all the food

martedì 15 settembre 2009 Posted by tfrab 0 comments

Grazie di cuore Norman, ci mancherai, e grazie a Dario Bressanini per la segnalazione

borlaug-young

 

[…]the world has the technology that is either available or well advanced in the research pipeline to feed a population of 10 billion people. The more pertinent question today is: Will farmers and ranchers will be permitted to use this new technology? Extreme environmental elitists seem to be doing everything they can to derail scientific progress. Small, well-financed, vociferous, and antiscience groups are threatening the development and application of new technology, whether it is developed from biotechnology or more conventional methods of agricultural science. […] The affluent nations can afford to adopt elitist positions and pay more for food produced by the socalled natural methods; the 1 billion chronically poor and hungry people of this world cannot. (source Ending World Hunger. The Promise of Biotechnology and the Threat of Antiscience Zealotry)

Insomma, decidetevi: il nucleare conviene o no?

domenica 13 settembre 2009 Posted by tfrab 0 comments

Ökostrom MünchenOggi Repubblica riporta la notizia che la città di Monaco avrebbe intenzione di produrre tutta l’energia necessaria alla città, solo con l’uso di energie rinnovabili, entro il 2015. Addirittura entro il 2025 le industrie seguirebbero la stessa sorte. Si tratterebbe della prima, vera, green revolution, anche se ci sono alcuni punti oscuri.

Nella migliore tradizione del nostro giornalismo la fonte della notizia non viene citata. Cercando un po’ si trova questo articolo della Süddeutsche Zeitung, che è probabilmente la fonte originale: è linkato anche da altri siti tedeschi, e ricorrendo alla traduzione di Google sembra che dica più o meno le stesse cose. Sarebbe interessante vedere un report un po’ più tecnico, per approfondire i dettagli di questo piano, ma non ne ho trovato traccia in giro, nemmeno sul sito della Stadtwerke Muenchen (NB non parlo tedesco, magari mi è sfuggito). Date le scarse informazioni fornite a supporto  l’annuncio sembrerebbe il più classico dei vaporware. Io, però, sarei pronto a scommettere soldi che, se mai arriveremo ad un risultato del genere, i primi saranno proprio i tedeschi. Staremo a vedere.

Da notare invece un dettaglio gustoso. Alla fine dell’articolo c’è scritto:

profitti_nucleare

Eh?!? Ma se sono anni che ripetete che il nucleare costa troppo, che addirittura i costi sono incalcolabili, che è un investimento assolutamente antieconomico. Cercando nell’archivio di Repubblica, ad esempio, salta fuori un articolo di marzo, intitolato Alti costi e privati in fuga Il rinascimento nucleare resta ancora una chimera. Se avete pazienza immagino ne troverete molti altri dello stesso tono. Adesso il nucleare si è messo a produrre utili? Addirittura abbastanza soldi per lanciare un maxi-programma di transizione alle rinnovabili? Chissà come si dice faccia di bronzo in tedesco.

La coscienza di un liberal – P Krugman

sabato 12 settembre 2009 Posted by tfrab 0 comments

Se volete capire come sia cambiata la società americana nel secolo scorso, e di riflesso il resto del mondo, il libro di Krugman può fare al caso vostro. Naturalmente l’autore non fa mistero delle sue idee politiche: se siete dell’altra sponda va bene lo stesso, basta far finta che sia Toby Ziegler a parlare :-). Il saggio affronta tre grandi temi: la politica, l’economia e il sistema sanitario.

The Vast Right Wing Conspiracy

Non si può dire che a Krugman difetti una certa chiarezza nell’esprimere le proprie opinioni. Secondo lui, infatti, l’ultradestra conservatrice, riccamente finanziata dalla peggiore plutocrazia, avrebbe complottato per rovesciare l’ordine sociale raggiunto dal New Deal, in modo da riprendersi quanto FD Roosevelt gli aveva tolto. Strumenti principali di questa operazione sarebbero i think tank, e l’uso di “armi di distrazione di massa", cioè tutta una serie di tematiche avulse dall’economia, come i valori, o la sicurezza nazionale, che avrebbero distratto gli elettori, ignari di votare per politiche contrarie al loro portafoglio.

Penso che questa sia la parte peggiore del libro. Davvero Krugman ritiene che gli elettori siano, alla fine, dei poveri fessi? Si può liquidare Milton Friedman tacciandolo semplicemente di “disonestà intellettuale”? Siamo proprio sicuri che “la democrazia coincide con il pensiero liberal”?

Temo che questi siano gli effetti peggiori degli otto anni di presidenza Bush, e di un dibattito politico che si è inasprito fin troppo. Si può avere divergenza di opinioni, pensare che siano più importanti le opportunità dell’eguaglianza sociale, che non necessariamente lo stato sia la soluzione di tutti i problemi, senza però dover essere descritti come fascisti della peggior specie. E non credo sia giusto accusare tutti i conservatori di approvare poteri “dittatoriali” del presidente. Capisco che, quando il libro fu scritto, c’era una campagna elettorale. Ma ora è, anzi dovrebbe essere, finita. It’s over Paul, take it easy :-)

La fine del New Deal e della Grande Compressione

Krugman vede, nella politica economica di FD Roosevelt, il momento in cui l’America è uscita da un’intollerabile situazione di ingiustizia sociale, avviandosi verso una società migliore, dove le risorse erano distribuite in maniera più equa. Alcuni libertari hanno criticato questa impostazione, parlando di Nostalgianomics, e presentando un’analisi molto diversa. Comunque la si pensi si tratta della parte migliore del libro: Krugman scrive benissimo, ed è un grande divulgatore. Che poi abbia ragione o meno non lo so, diciamo che tende a sminuire l’importanza dei cambiamenti tecnologici, demografici e di mercato, per concentrarsi sulle condizioni “a contorno”, politiche, dell’economia. Io tendo, dal basso delle mie conoscenze, a concordare maggiormente con gli oppositori di Krugman.

La riforma sanitaria

Si tratta certamente del tema più caldo della politica americana, specie di questi tempi. Il libro, anche su questo punto, è molto chiaro e ben scritto. Il sistema sanitario migliore al mondo, secondo l’OMS, è quello francese, per cui la cosa migliore è copiarlo. Che la situazione attuale dell’healthcare sia problematica è un dato di fatto, al pari dei molti americani privi di assicurazione sanitaria. Krugman descrive bene i vantaggi di una sanità di stato, e le storture dell’attuale sistema. È possibile un’alternativa affidata al mercato, piuttosto che al Leviatano statale? Vedremo cosa uscirà dalla riforma di Obama, se ci sarà. Mi pare che però rimangano fuori dal dibattito temi importanti, come l’impossibilità pratica di garantire le migliori cure per tutti, e la grande capacità di innovazione e ricerca del sistema sanitario americano. Piaccia o no, è un aspetto del quale anche noi europei, seppur in forma indiretta e molto costosa beneficiamo. Non sarebbe male avere un Krugman anche qui, e un dibattito vero su temi così importanti, piuttosto che la telenovela Papi-Noemi.

L'opera d'arte è l'unico mezzo per ritrovare il Tempo perduto

martedì 1 settembre 2009 Posted by tfrab 0 comments

[...]Il Duca di Guermantes[...]non era poi riuscito ad avanzare che tremando come una foglia sulla poco praticabile cima dei suoi ottantatré anni, come se gli uomini fossero appollaiati su viventi trampoli che aumentano senza sosta sino a diventare, a volte, più alti di campanili, sino a rendere difficili e perigliosi i loro passi, e da cui improvvisamente precipitano.[...]Mi spaventava che i miei fossero già così alti, sotto i miei passi, mi sembrava che non avrei avuto ancora a lungo la forza di tenere attaccato a me quel passato che scendeva già a tale lontananza. Se mi fosse stata lasciata, quella forza, per il tempo sufficiente a compiere la mia opera, non avrei dunque mancato di descrivervi innanzitutto gli uomini, a costo di farli sembrare mostruosi, come esseri che occupano un posto così considerevole accanto a quello così angusto che è riservato loro nello spazio, un posto, al contrario prolungato a dismisura poiché toccano simultaneamente, come giganti immersi negli anni, periodi vissuti da loro a tanta distanza e fra cui tanti giorni si sono depositati – nel Tempo.

(M Proust - Il Tempo ritrovato)

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