La morte di Mario Monicelli
Io a Monicelli gli ho voluto bene, davvero. Non poteva essere altrimenti, sono malato di "Amici miei" da tempo. Mia moglie all'inizio rimaneva sconcertata dal mio prenotare al ristorante a nome Mascetti (spesso con supercazzola inclusa) e non si spiegava l'ilarità di vedere un vicino di casa, medico, che si chiamava Sassaroli.
Però tanto sono rimasto colpito dal gesto estremo, quanto trovo ancora più incomprensibili le interpretazioni del suicidio di Mario che vengono proposte con una certa sicurezza su molti blog, e anche da parecchi miei contatti su FriendFeed. Togliersi la vita vuol dire riaffermare il diritto a disporne liberamente, in barba ai tanti baciapile che popolano l’Italia? Può essere, però non mi sembra di aver trovato da nessuna parte prova di questa interpretazione. Non mi sentirei di giudicare così a cuor leggero. Non dico mica che Monicelli non sapesse quello faceva, dico che difficilmente possiamo saperlo noi.
Pensare che il suo togliersi la vita abbia rappresentato un riaffermarne la piena disponibilità è, forse, plausibile, magari anche poetico a modo suo, ma dimostrato proprio no.
Se posso spingermi un po' più in là, considerando che molti sostenitori di questa tesi sono, ognuno a modo suo, laici, mi sembra di cogliere un paradosso. Il credente è dubbioso di fronte alla vita e al suo mistero: nonostante sia un uomo di fede non mi pare abbia tutte le certezze che comunemente gli vengono attribuite. Più semplicemente riconosce i suoi limiti e si affida ad altre "categorie" per provare a vivere la vita pienamente. Al contrario mi pare che la posizione laica, negando questo stesso mistero, o comunque provando a risolverlo con la finitezza umana, rimanga disarmata in situazioni così estreme, peccando così per troppa sicurezza. Proprio loro, che non hanno fede!
Oppure no?
Secondo me la fede in una qualsiasi divinità per quanto rispettabile non ha assolutamente nessuna utilità nell'affrontare situazioni estreme di sofferenza fisica o mentale.
Anzi chi come me è passato ( 20 anni fa ) per un periodo del genere scopre che la laica voglia di godersi la vita, il basso istinto di sopravvivenza sono molto più utili di una fede qualsiasi, anche perchè c'è una assurda mitizzazione della sofferenza come dono di DIo che vista da chi c'è dentro fa veramente arrabbiare chi c'è passato veramente.
Devi considerare che la mia sana fiducia nell'uomo e la mia scarsa considerazione per qualsiasi FEDE non dipendono da un educazione particolarmente materialista, fino a 18 anni ho fatto il catechista e conosco a fondo la retorica della chiesa cattolica, ma penso che se ci sono domande a cui non esiste una risposta è molto più utile accettarlo a malincuore che affidarsi a spiegazioni soprannaturali.
Quello che non mi piace assolutamente è che chi crede pretenza attravrso leggi e imposizioni di vario genere di decidere per me, per fortuna se dovesso trovarmi nel dilemma tra un inutile calvario e una morte indolore ho la possibilità ( anche economica ) di farmi portare in una clinica svizzera per cui i bigotti che vogliono decidere per la mia vita si possono attaccare al tram......
Non so se la fede aiuti o meno: in ogni caso non credo che la sofferenza sia un dono di Dio. Semmai penso che Dio sia vicino nel dolore, per quelli che riescono ad avere fede. Sull'orrore per lo stato che decide per te mi trovo d'accordo, auspico che i cattolici lo capiscano: una fede che si fa religione di stato fa perdere alla Chiesa la sua funzione "profetica", e a lungo andare la uccide.
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