Il buono dell’economia – L Zingales G Salvini
Etica e Mercato, di solito, sono una coppia che fatica ad andare d'accordo. Aggiungeteci un certo uso strumentale dell'etica applicata all'economia, e pensare di pubblicare qualcosa di sensato può sembrare velleitario. Eppure Luigi Einaudi scriveva:
"Tutti coloro che vanno alla fiera (quella di campagna, un'immagine che Einaudi utilizza per spiegare cos'è il mercato) sanno che questa non potrebbe aver luogo se, oltre ai banchi dei venditori i quali vantano la bontà della loro merce, ed oltre alla folla dei compratori che ammira la bella voce, ma prima vuole prendere in mano le scarpe per vedere se sono di cuoio o di cartone, non ci fosse qualcos'altro: il cappello a due punte della coppia di carabinieri che si vede passare sulla piazza, la divisa della guardia municipale che fa tacere due che si sono presi a male parole, il palazzo del municipio, con il segretario ed il sindaco, la pretura e la conciliatura, il notaio che redige i contratti, l'avvocato cui si ricorre quando si crede di essere a torto imbrogliati in un contratto, il parroco, il quale ricorda i doveri del buon cristiano, doveri che non bisogna mai dimenticare nemmeno alla fiera". Insomma regole, principi e istituzioni.
Le premesse per parlare con cognizione di causa di etica e mercato, quindi, ci sono. Giampaolo Salvini è un bell'esponente di quella Chiesa capace di confrontarsi con la modernità e la secolarizzazione sforzandosi di capire il mondo che la circonda senza perdere la dimensione profetica propria del Cristianesimo. Luigi Zingales è un economista liberale capace, per quanto emerge dal dialogo, di un pensiero originale ed interessante. L'unico difetto del libro è una certa tendenza a vagare qua e là, senza arrivare ad una vera sintesi. Eppure qualche riflessione interessante si coglie, e ripaga l'investimento, non elevatissimo, in tempo e soldi. Visto quanto successo di recente qui in Europa mi sento di sottoscrivere questo:
"L'etica, dunque, va praticata più che predicata.E non possiamo illuderci che basti richiamarsi ad essa per uscire più forti dalla crisi. Anzi, forse, stiamo correndo il rischio opposto: come ha osservato il direttore editoriale dell'Institute of Economic Affairs, Philip Booth, «non è facile distinguere un comportamento etico da uno non etico quando i governi distorcono il funzionamento dei mercati» (per esempio, applicando la regola del too big to fail, o creando «incentivi alle banche per comportarsi incautamente»). «Il comportamento etico - insiste Booth - può promuovere, anzi promuoverà, mercati più stabili ed efficaci. Il problema è che quando i governi interferiscono, e nella misura in cui l'hanno fatto finora, non possiamo sapere quale comportamento crei ricchezza e quale comportamento alimenti il boom»”