Semplicemente Liberale - A Martino
Semplicemente liberale è una raccolta di scritti e discorsi di Antonio Martino, pubblicata dalla liberilibri. Gli otto capitoli coprono diverse tematiche care ai liberali, provando a fornire una serie di risposte ai problemi politici più comuni. La tesi di fondo, espressa all’inizio del libro è che
Il vero liberale non difende la libertà di mercato per ragioni soltanto economiche. Anche se un sistema fondato sulle libere scelte individuali fosse meno efficiente di uno organizzato e diretto dall’alto, il liberale continuerebbe a preferire il libero mercato per ragioni di libertà enormemente più importanti di quelle connesse all’efficienza economica. Tuttavia, per nostra fortuna, il mercato non è soltanto più compatibile col rispetto delle libertà personali, è anche enormemente più efficiente di tutte le alternative fin qui tentate.
Il libro non scende mai davvero in profondità, rimanendo ad un livello più divulgativo: una sorta di liberismo for dummies, ottimo se siete digiuni di economia come il sottoscritto, ma un po’ esile per chi abbia dimestichezza con la materia. Molto gustoso il capitolo dedicato alle proposte più paradossali di Martino: quella di tassare i parlamentari in funzione del numero di votazioni, per scoraggiare il proliferare di leggi inutili o dannose, e l’altra relativa al sorteggio dei parlamentari come prevenzione del malaffare. Un suggerimento, quest’ultimo, in pieno stile einaudiano:
Amante del paradosso è colui il quale ricerca e scopre la verità esponendola in modo da irritare l’opinione comune, costringendola a riflettere e a vergognarsi di sé stessa e della supina inconsapevole accettazione di errori volgari.
Chiuso il libro è difficile non fermarsi a riflettere sulla distanza delle posizioni espresse dall’autore rispetto a quanto fatto in questi quindici anni di era Berlusconi. È indubbiamente difficile passare dall’elaborazione teorica alla pratica della politica, ma la distanza tra le idee di Martino e l’azione di governo di Tremonti è innegabile. Vien da pensare che il treno della rivoluzione liberale, se mai c’è stato, sia passato definitivamente, per l’incapacità del nostro primo ministro di scavalcare le difficoltà del presente con un’azione di più lungo respiro.