Proust e Pascal
domenica 8 gennaio 2012
0
comments
"Può sembrare paradossale che io colleghi ai pensieri di Pascal la Ricerca, i cui volumi sono interamente dedicati all'analisi dei sensi, e contengono migliaia di pagine scritte da un uomo che aveva il culto dei piaceri temporanei e terreni, che sapeva godere di tutto in maniera appassionata, raffinata e consapevole al tempo stesso, fino al limite estremo del possibile[...] si è assai spesso sottolineato quanto la sua opera sia priva di ogni ricerca dell'assoluto, che in migliaia e migliaia di pagine la parola "Dio" non è nominata una sola volta. E nonostante ciò, e forse proprio per questo, una simile apoteosi di tutte le gioie passeggere della vita ci lascia in bocca un "pascaliano" gusto di cenere. Non è in nome di Dio, o in nome della religione, che il protagonista della Ricerca abbandona tutto, eppure anche lui è colpito da una rivelazione fulminante; anche lui si seppellisce vivo-morto nella sua stanza di sughero (confondo volontariamente il destino del protagonista con quello di Proust, perché in questo sono una cosa sola) per servire fino alla morte ciò che per lui rappresentava l'assoluto, la sua creazione artistica. E anche gli ultimi due volumi (Il tempo ritrovato) sono intessuti di lacrime di gioia, anch'essi sono l'inno di trionfo dell'uomo che ha venduto tutti i suoi beni per acquistare una sola perla preziosa e che ha soppesato tutto l'effimero, tutte le pene e tutta la vanità dei piaceri mondani, della giovinezza, della fama, dell'erotismo, in confronto alla gioia del creatore, di quest'essere che costruendo ogni frase, imbastendo e reimbastendo ogni pagina, è alla ricerca dell'assoluto che non raggiunge mai interamente e che d'altronde è impossibile raggiungere."
(Joseph Czapski - La morte indifferente)
Labels: