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La grandezza di Napoleone

sabato 24 marzo 2012 Posted by tfrab 2 comments
"La grandezza di Napoleone consiste nell'esser stato, con una consapevolezza difficile da giudicare, il rappresentante perfetto dell'idea romantica di eroe, in lotta costante contro forze che gli sono superiori e che alla fine della vicenda lo abbattono inesorabilmente[...]Non sono i vincitori ad essere amati, ma gli sconfitti che hanno lottato con tutte le forze in un confronto dal quale non potevano che uscire soccombenti. Così facendo si sono rivelati nella loro più profonda dimensione umana, quella del limite, del non poter raggiungere la completezza, la perfezione. Di doversi confrontare in ogni caso con la morte, definita da Margherita d'Asburgo, zia dell'imperatore Carlo V, come «l'ultimo dono di Dio»" 

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The Long Summer B Fagan

giovedì 3 giugno 2010 Posted by tfrab 0 comments

long summerSe “Armi, Acciaio e Malattie” di Jared Diamond era un tentativo, riuscito, di spiegare l’influenza fondamentale della geografia sulla storia umana, The Long Summer di Brian Fagan segue un percorso analogo, in una sorta di sequel che si concentra sugli aspetti climatici.

Secondo l’autore il clima è una causa tanto importante quanto trascurata di molti rivolgimenti storici. È sulla spinta dei cambiamenti climatici che gli uomini hanno traversato, nel corso dei millenni, l’Europa e le steppe della Siberia, per poi arrivare in America. Il clima ha spinto l’umanità a modificare il proprio stile di vita, spingendola verso l’agricoltura e l’abbandono della condizione di cacciatori-raccoglitori. Al tempo stesso i cambiamenti climatici hanno determinato, attraverso inondazioni e siccità, il crollo di regni ed imperi: dagli Ittiti ai Maya, dall’Egitto all’antica Roma, intere civiltà sono state messe in ginocchio dalle bizze del clima.

Il libro non si limita a guardare indietro, però. In tempi di riscaldamento globale e cambiamenti seguenti, l’autore è molto scettico sulla capacità di adattarsi della nostra civiltà:

“Climate has helped civilization, but not by being benign. The unpredictable whims of the Holocene stressed human societies and forced them to either adapt or perish[…]The collapse often came as a complete surprise to rulers and elites who believed in royal infallibility and espoused rigid ideologies of power.

There is no reason to assume that we’ve somehow escaped this shaping process. Agriculture is less visible to us now – the number of people growing food has shrunk from 90 percent of labour force in Europe five hundred years ago to less than 3 percent in the US today – but we still need to eat. And now our vulnerability extends far beyond just growing food: our crowded coastlines with densely packed high-rises and apartment of finance and scholarship and entertainment, are beholden to the world’s climate in ways both obvious and hidden. Like many civilizations before us, we’ve simply traded up in scale, accepting vulnerability to the big, rare disaster in exchange for a better ability to handle the smaller, more common stresses, such as short term droughts and exceptionally rainy years.

But if we’ve become a supertanker among human societies, it’s an oddly inattentive one. Only a tiny fraction of the people on board are engaged with tending the engines. The rest are buying and selling goods among themselves, entertaining each other or studying the sky or the hydrodynamics of the hull. Those on the bridge have no charts or weather forecast and cannot even agree that they are needed; indeed, the most powerful among them subscribe to a theory that says storms don’t exist, or if they do, their effects are entirely benign, and the steepening swells and fleeing albatrosses can only be taken as a sign of divine favor. Few of those in command believe the gathering clouds have any relation to their fate or are concerned that there are lifeboats for only one in ten passengers. And no one dares to whisper in the helmsman’s ear that he might consider turning the wheel.”

Troppo pessimista? Leggete il parere del buon Brian su New Orleans:

“The battle to control the river never ceases, for a breach upstream is always possible and the awesome power of of the flooding water can break out anywhere. For the moment, the Corps believes the river is contained. But given the right combination of heavy snow and much higher than average rainfall, there is a real chance that the Mississipi will follow its own will and shift course to the Atchafalaya, as it obviously wants to do[…]Today the fate of a city of a million people and many billions of dollars of infrastructure depends on our control of half a continent’s worth of increasingly restless river water. New Orleans is safe against the flood that comes once every hundred years. As for the thousand-year flood or the ten thousand-year flood or the ten-thousand-year one, we can only hope for the best”

Il libro è uscito a fine 2004, Katrina arriverà pochi mesi dopo: e se per una volta ascoltassimo Cassandra?

GazProm – S Grazioli

sabato 26 dicembre 2009 Posted by tfrab 2 comments

gazprom book Mentre girovagavo sul blog di Zamax il buon Pietro mi ha segnalato l’ultimo libro di Stefano Grazioli, GazProm. Un primo aspetto interessante è la possibilità di acquistare il libro presso lulu.com, scaricando il file PDF e trasferendolo sul proprio lettore di ebook. Procedura semplice, veloce, e libera dall’impiccio del DRM. Sarebbe bello farlo con tutti i libri, ma per ora il mercato non sembra orientato in quella direzione, anzi.

Il libro è interessante, e piuttosto veloce da leggere. L’argomento è lo stato dell’ex-impero sovietico, con l’attenzione puntata sulla Russia, che è il principale erede dell’URSS, e la zona centro-asiatica, punteggiata di tutti quei paesi col nome che finisce in “stan”. Confesso che la mia ignoranza, prima di leggere il libro, mi comportava una certa difficoltà a distinguerli (a parte il paese natale di Borat, s’intende…). L’attenzione su questo nugolo di stati deriva dal sommarsi di tensioni internazionali e interessi sempre più grandi nell’area da parte delle principali potenze mondiali. Petrolio, gas, estremisti islamici, possibili conflitti tra potenze nucleari: ce n’è abbastanza per parlare di New Great Game, in ricordo dell’originale, ottocentesco, Great Game. La situazione attuale vede una serie di repubbliche governate in maniera autoritaria dai resti del vecchio apparato sovietico. Situazione che l’Occidente a parole depreca, nei fatti incoraggia o almeno tollera. Del resto i timidi tentativi di riforma dell’era post-sovietica sono andati a finire piuttosto male, e le altre potenze, Cina in primis, sono molto più pragmatiche nelle relazioni internazionali (ndFAU: che l’idealismo euroamericano sia una specie di fardello quando si tratta di competere con la Cina si intravede anche in Africa, vedi ad es. Cinafrica).

In Russia, invece, le cose vanno in maniera diversa. Nonostante Putin e i suoi non godano di buona stampa qui in Europa, Grazioli ha un giudizio sostanzialmente positivo su quanto accade tra Mosca e San Pietroburgo. Senza nascondere le difficoltà per un paese che ha vissuto prima l’oppressione zarista e poi il fallimentare esperimento del socialismo reale, ad un osservatore più attento la Russia appare ormai ben avviata sulla strada della modernizzazione e dell’integrazione con l’Europa. Come riportato nel libro:

“La Russia non è dunque una democrazia. E non è neppure una dittatura. È un Paese in transizione che si sta trasformando cercando il sistema migliore per affrontare le sfide del futuro considerando le proprie caratteristiche. In primo luogo quella di essere per estensione la nazione più vasta del mondo, in secondo quella di avere una storia alle spalle diversa da quella delle democrazie occidentali e degli imperi d’oriente. Il cammino intrapreso dal Cremlino dopo l’anarchia eltsiniana è quello verso la cosiddetta “democrazia sovrana”, formula un po’ criptica usata per delineare il modello cui Mosca oggi si orienta. L’ideatore è Vladislav Surkov, vicecapo dell’amministrazione presidenziale sotto Putin e sotto Medvedev, l’eminenza grigia devota alla strutturazione dell’ideologia sulla quale si fonda il nuovo sistema russo”.

La situazione russa è molto delicata: da un lato il paese deve rinsaldare la sua precaria posizione geopolitica, minata gravemente dai territori persi dopo la dissoluzione dell’URSS. Dall’altro deve evitare di spaventare l’Europa, suo partner ideale. L’Europa stessa avrebbe interesse a riavvicinarsi a Mosca, la Germania ad esempio lo sta già facendo, ma non può spingersi troppo in là, altrimenti l’alleato americano potrebbe trovare diversi modi di fargliela pagare*.

Probabile che l’evoluzione sarà molto lenta, ed influenzata da quello che accade nel resto del pianeta. Il futuro però sembra sempre più “multipolare”, in contrapposizione all’egemonia americana del recente passato. Come sarà questo mondo? Difficile dirlo. A sentire Evgeni Primakov ci sarebbe da essere ottimisti:

“La sua caratteristica principale [cioè dello scenario multipolare] consiste nello sviluppo di aree di interesse comune, come la lotta al terrorismo internazionale, l’appianamento dei conflitti locali, pianificazione di provvedimenti comuni atti a ostacolare la proliferazione di armi di distruzione di massa e infine l’impegno a proteggere l’ambiente. In ultima analisi lo sviluppo di tali processi conduce all’insediamento di centri di potere locale. Questo influisce sulla configurazione delle relazioni internazionali, quindi anche sul processo di globalizzazione, caratterizzato da un forte progresso tecnico e tecnologico, dall’interdipendenza in campo finanziario e dalla grande diffusione di forme di produzione multinazionale… In uno scenario di questo tipo l’integrazione della Russia, così come della Cina, all’interno dell’economia mondiale procede senza difficoltà, senza ostacoli posti da forze interne o esterne. Cina, Gran Bretagna e Francia si uniscono a Russia e Stati Uniti nella riduzione delle armi strategiche. L’Onu riprende fiato: in campo internazionale si ricorre a operazioni militari quando necessario solo dopo una risoluzione del Consiglio di sicurezza… L’indivisibilità del mondo permette di iniziare a operare concretamente per la soluzione dei problemi riguardanti le regioni più povere”.

Un discorso forse dettato dalla necessità di fare un po’ di propaganda alla causa russa. Il New Great Game è appena iniziato, ed è impossibile prevedere come andrà a finire. Andrea Gilli ammonisce spesso che “solo i morti hanno visto la fine delle guerre”, e millenni di Storia gli danno, ahimè, ragione.

 

* se c’è qualcosa di vagamente sensato in questo paragrafo sappiate che non è farina del mio sacco, ma di Gilli, con il quale ho avuto una breve e piacevole chiaccherata su facebook. Le cazzate, modestamente, sono tutte mie :-)

L’Italia in affitto di Prezzolini

domenica 5 luglio 2009 Posted by tfrab 0 comments

italia_regioni

Visto e considerato che gli Italiani non riescono a mettersi d'accordo […] gli Stati d'Europa, riuniti in conferenza straordinaria, e con l'assistenza di una rappresentanza consultiva della Repubblica dei Soviet e della Cina, e sotto la presidenza simbolica del Segretario generale delle Nazioni Unite, fanno la seguente proposta agli Italiani:
visto e considerato l'ingegno artistico, il gusto pubblico, la prontezza nell'affrontare gli eventi e nel cambiare bandiera, la capacità di trasferirsi in altri paesi e di assumervi un'attiva e utile partecipazione, anzi emergervi;
l'Europa e gli stati aderenti e testimoni della validità della promessa fanno offerta agli Italiani di prendere in affitto il governo d'Italia nei limiti attuali da esso occupati, alle seguenti condizioni:
1) Gli Italiani saranno liberi di sviluppare le loro promettenti personalità e saranno trattati imparzialmente da governatori stranieri.
2) Il governo di ogni regione sarà retto da un governatore straniero, che non porterà seco né moglie, né figlie, né parenti femminili per timore che la ben nota abilità degli italiani nel sedurre le ragazze abbiano a crearvi dei principati permanenti e delle dinastie locali.

L'Italia sarà come segue divisa:
I) Il Piemonte sarà affittato dalla Francia, che adoprerà principalmente come suoi emissari e rappresentanti i cittadini della Valle d'Aosta.
II) Il porto di Genova, la costa ligure e la Corsica funzioneranno come una federazione mediterranea con l'unione alle isole Baleari sotto la protezione della Spagna.
III) La Lombardia sarà accettata come un cantone in preparazione, e sotto sorveglianza della Svizzera in attesa di essere ammesso, dopo cinquanta anni di esperimento e di condotta riconosciuta buona, alla parità con il Canton Ticino.
IV) Il Veneto formerà una provincia del rinnovato impero austro-ungarico con la monarchia degli Asburgo; Trieste diventerà porto franco dell'Europa.
V) La Romagna e l'Emilia, che, per la loro devozione al Comunismo, hanno dimostrato di essere mature per passare alla cogestione dei lavoratori coscienti, saranno riunite alla Jugoslavia, dove avranno un compito di reggimento socialista modello per le regioni slave. I Dalmati e gli Istriani saranno preferiti in tutti gli impieghi dei due paesi, e il nuovo Stato si chiamerà Libera Obbligata Comunità Italo-Slava Tommaseiana.
VI) La Toscana verrà connessa o annessa alla Catalogna e ai paesi baschi in una federazione modello degli anarchici; nella quale non vi saranno autorità di nessuna sorta, lasciando all'innata civiltà, gentilezza e umanità degli abitanti di quelle regioni di sviluppare le loro qualità naturali. Avrà in sottodominio temporaneo la Sardegna finché gli abitanti di questa non abbiano smesso il sequestro delle persone e abbiano imparato la favella italiana o la lingua basca (con scelta facoltativa).
VII) Le Marche, il Lazio e l'Abruzzo torneranno ad essere sotto l'augusta sopravvisione di Sua Santità il Papa, con elezioni libere dei parroci, abati e vescovi che assumeranno gli incarichi attualmente occupati da sindaci, questori, prefetti.
VIII) L'antico regno di Napoli sarà restituito a un membro della reale casa dei Borboni che dovrà vivere in Napoli e riconfermare la posizione di capitale a quella città, centro universitario, burocratico e teatrale della regione.
IX) La Sicilia, però, sarà separata dal regno di Napoli e affidata al signor Gheddafi in una unione personale con la Libia che potrà un giorno trasformarsi in regno. Una commissione di mafiosi di alto grado sarà incaricata della amministrazione.
X) La repubblica di San Marino sarà mantenuta nelle sue libertà, però con uno sbocco al mare Adriatico al fine di non dipendere dal governo della penisola, dai Sanmarinesi considerato come pericolo permanente.

(Giuseppe Prezzolini - Modeste proposte scritte per svago di mente, sfogo di sentimenti e tentativo di istruzione pubblica degli italiani)

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La nascita dell’Impero Britannico

venerdì 8 maggio 2009 Posted by tfrab 0 comments

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Mi era capitato di pensare a quanto avrebbe potuto risultare interessante la lettura di un libro sul tardo Impero romano, scritto, poniamo, da un ex centurione che, rievocando tra sé e sé quella potenza negli ultimi giorni del suo splendore, si fosse prefisso di tracciarne un ritratto suggestivo concepito alla luce dell’oggi, esprimendo inoltre alcune delle proprie reazioni a quella storia e al suo significato. Un libro del genere ci offrirebbe, credo, una visione molto particolare, soggettiva naturalmente e sicuramente genuina, di quel periodo e forse illustrerebbe la sensibilità non solo di quel centurione, ma di tutta la generazione di romani coevi.

Mi ero dunque prefissata di scrivere qualcosa di simile riguardo al mio Impero, l’Impero degli inglesi, che era giunto a maturazione sotto la regina Vittoria e ora, a quasi quarant'anni dalla prima volta in cui l’ho battuto a macchina sulla carta (era prima dell’epoca die programmi di scrittura), vedo già la posterità che s’avanza. Si avvicina un nuovo millennio, ben presto una nuova fin de siècle renderà ambigue le mie allusioni: un mondo nuovo potrebbe rendere addirittura archeologicamente remoto l’Impero in cui sono cresciuta. Stando così le cose, questa rievocazione di eventi semidimenticati, di fedeltà ed entusiasmi potrebbe anche acquistare la rilevanza che avrei voluto in origine attribuirle. Non è semplicemente storia: è una storia vista e sentita e immaginata da qualcuno che ne ha vissuto fino in fondo gli ultimi anni.

(Jan Morris - Per volontà del cielo. 1837-1897)

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Buon 25 Aprile

sabato 25 aprile 2009 Posted by tfrab 0 comments

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Cos’è il 25 aprile per me? Quella foto sgranata che vedete sopra, una bandiera polacca che sventola sopra delle macerie. Scelta curiosa, certo, se non altro perché venne scattata a maggio.

Grazie a tutti: Americani, Inglesi, Polacchi, Neozelandesi, Indiani, Algerini, Canadesi, Tunisini. C’è qualcuno che ogni tanto se ne ricorda?

UPDATE: la cosa migliore della giornata la scrive Luca.

Bush lied, people dyed. Their fingers.

domenica 1 febbraio 2009 Posted by tfrab 0 comments

 

Poco più di tre anni fa  si tennero le prime elezioni legislative irachene, e a legger questo post di Daisy Miller sembra passato un secolo. Che ne è stato del processo di democratizzazione dell'Iraq, della promessa di esportare la democrazia? Continuo a pensare che la Storia abbia tempi lunghi: prima di capire gli effetti di un tale cataclisma passeranno anni. Nel frattempo, se la scelta deve essere tra le elezioni irachene e i festeggiamenti iraniani per il 30esimo anniversario della Rivoluzione Islamica, allora faccio mie le parole di Giovanni:

[...]comunque la si pensi sulla quella guerra che ha portato tanti morti e queste elezioni (io continuo a pensarla più o meno così) è un bel giorno per l’Iraq e per il mondo. Per tutti coloro che rifiutano di pensare che gli arabi sono inferiori e i mussulmani “non sono pronti per la democrazia”, oggi c’è il sole.

che di adunate di masse, intente a festeggiare il loro caro leader rivoluzionario, ne abbiamo viste troppe qui in Europa, e non tutti abbiamo scordato gli orrori seguiti.

Per non relegare tutto tra le vecchie storie

domenica 27 gennaio 2008 Posted by tfrab 0 comments
Il Giorno della Memoria

[…]come diceva coì bene Sofocle: Non veder mai la luce vince ogni confronto. Del resto Schopenauer scriveva qualcosa di molto simile […] in verità viviamo nel peggiore dei mondi possibili. Certo, la guerra è finita. E poi abbiamo imparato la lezione, non accadrà più. Ma siete proprio sicuri che abbiamo imparato la lezione? Siete sicuri che non accadrà più? Siete sicuri, addirittura, che la guerra sia finita? Per certi versi la guerra non è mai finita, oppure sarà finita solo quando l’ultimo bambino nato l’ultimo giorno di combattimenti morirà di morte naturale, e anche allora continuerà, nei suoi figli e nei figli dei suoi figli, fino a quando finalmente l’eredità si diluisca un poco, i ricordi si sfilaccino e il dolore si attenui, anche se in quel momento tutti avranno dimenticato da un bel pezzo, e tutto sarà da tempo relegato fra le vecchie storie, buone nemmeno a spaventare i bambini e ancor meno i bambini dei morti e di chi avrebbe desiderato esserlo, morto intendo dire.

Le Benevole – J. Littell
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Somalia: 2 luglio 1993

venerdì 21 dicembre 2007 Posted by tfrab 0 comments
Stasera, ore 21, su History Channel, segnalato da Silendo. Qui la ricostruzione di quella tragica giornata.
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die Wende

venerdì 9 novembre 2007 Posted by tfrab 0 comments

18 anni fa cadeva il muro di Berlino. Per qualcuno il muro che veniva giù è stato il crollo di un'utopia, per altri la fine di un incubo.
Pierluigi Menniti dedica un bel post ai diciotto anni della svolta tedesca. E comunque c'è un pezzetto di DDR che galleggia solitario tra i mari caraibici.