GazProm – S Grazioli

sabato 26 dicembre 2009 Posted by tfrab

gazprom book Mentre girovagavo sul blog di Zamax il buon Pietro mi ha segnalato l’ultimo libro di Stefano Grazioli, GazProm. Un primo aspetto interessante è la possibilità di acquistare il libro presso lulu.com, scaricando il file PDF e trasferendolo sul proprio lettore di ebook. Procedura semplice, veloce, e libera dall’impiccio del DRM. Sarebbe bello farlo con tutti i libri, ma per ora il mercato non sembra orientato in quella direzione, anzi.

Il libro è interessante, e piuttosto veloce da leggere. L’argomento è lo stato dell’ex-impero sovietico, con l’attenzione puntata sulla Russia, che è il principale erede dell’URSS, e la zona centro-asiatica, punteggiata di tutti quei paesi col nome che finisce in “stan”. Confesso che la mia ignoranza, prima di leggere il libro, mi comportava una certa difficoltà a distinguerli (a parte il paese natale di Borat, s’intende…). L’attenzione su questo nugolo di stati deriva dal sommarsi di tensioni internazionali e interessi sempre più grandi nell’area da parte delle principali potenze mondiali. Petrolio, gas, estremisti islamici, possibili conflitti tra potenze nucleari: ce n’è abbastanza per parlare di New Great Game, in ricordo dell’originale, ottocentesco, Great Game. La situazione attuale vede una serie di repubbliche governate in maniera autoritaria dai resti del vecchio apparato sovietico. Situazione che l’Occidente a parole depreca, nei fatti incoraggia o almeno tollera. Del resto i timidi tentativi di riforma dell’era post-sovietica sono andati a finire piuttosto male, e le altre potenze, Cina in primis, sono molto più pragmatiche nelle relazioni internazionali (ndFAU: che l’idealismo euroamericano sia una specie di fardello quando si tratta di competere con la Cina si intravede anche in Africa, vedi ad es. Cinafrica).

In Russia, invece, le cose vanno in maniera diversa. Nonostante Putin e i suoi non godano di buona stampa qui in Europa, Grazioli ha un giudizio sostanzialmente positivo su quanto accade tra Mosca e San Pietroburgo. Senza nascondere le difficoltà per un paese che ha vissuto prima l’oppressione zarista e poi il fallimentare esperimento del socialismo reale, ad un osservatore più attento la Russia appare ormai ben avviata sulla strada della modernizzazione e dell’integrazione con l’Europa. Come riportato nel libro:

“La Russia non è dunque una democrazia. E non è neppure una dittatura. È un Paese in transizione che si sta trasformando cercando il sistema migliore per affrontare le sfide del futuro considerando le proprie caratteristiche. In primo luogo quella di essere per estensione la nazione più vasta del mondo, in secondo quella di avere una storia alle spalle diversa da quella delle democrazie occidentali e degli imperi d’oriente. Il cammino intrapreso dal Cremlino dopo l’anarchia eltsiniana è quello verso la cosiddetta “democrazia sovrana”, formula un po’ criptica usata per delineare il modello cui Mosca oggi si orienta. L’ideatore è Vladislav Surkov, vicecapo dell’amministrazione presidenziale sotto Putin e sotto Medvedev, l’eminenza grigia devota alla strutturazione dell’ideologia sulla quale si fonda il nuovo sistema russo”.

La situazione russa è molto delicata: da un lato il paese deve rinsaldare la sua precaria posizione geopolitica, minata gravemente dai territori persi dopo la dissoluzione dell’URSS. Dall’altro deve evitare di spaventare l’Europa, suo partner ideale. L’Europa stessa avrebbe interesse a riavvicinarsi a Mosca, la Germania ad esempio lo sta già facendo, ma non può spingersi troppo in là, altrimenti l’alleato americano potrebbe trovare diversi modi di fargliela pagare*.

Probabile che l’evoluzione sarà molto lenta, ed influenzata da quello che accade nel resto del pianeta. Il futuro però sembra sempre più “multipolare”, in contrapposizione all’egemonia americana del recente passato. Come sarà questo mondo? Difficile dirlo. A sentire Evgeni Primakov ci sarebbe da essere ottimisti:

“La sua caratteristica principale [cioè dello scenario multipolare] consiste nello sviluppo di aree di interesse comune, come la lotta al terrorismo internazionale, l’appianamento dei conflitti locali, pianificazione di provvedimenti comuni atti a ostacolare la proliferazione di armi di distruzione di massa e infine l’impegno a proteggere l’ambiente. In ultima analisi lo sviluppo di tali processi conduce all’insediamento di centri di potere locale. Questo influisce sulla configurazione delle relazioni internazionali, quindi anche sul processo di globalizzazione, caratterizzato da un forte progresso tecnico e tecnologico, dall’interdipendenza in campo finanziario e dalla grande diffusione di forme di produzione multinazionale… In uno scenario di questo tipo l’integrazione della Russia, così come della Cina, all’interno dell’economia mondiale procede senza difficoltà, senza ostacoli posti da forze interne o esterne. Cina, Gran Bretagna e Francia si uniscono a Russia e Stati Uniti nella riduzione delle armi strategiche. L’Onu riprende fiato: in campo internazionale si ricorre a operazioni militari quando necessario solo dopo una risoluzione del Consiglio di sicurezza… L’indivisibilità del mondo permette di iniziare a operare concretamente per la soluzione dei problemi riguardanti le regioni più povere”.

Un discorso forse dettato dalla necessità di fare un po’ di propaganda alla causa russa. Il New Great Game è appena iniziato, ed è impossibile prevedere come andrà a finire. Andrea Gilli ammonisce spesso che “solo i morti hanno visto la fine delle guerre”, e millenni di Storia gli danno, ahimè, ragione.

 

* se c’è qualcosa di vagamente sensato in questo paragrafo sappiate che non è farina del mio sacco, ma di Gilli, con il quale ho avuto una breve e piacevole chiaccherata su facebook. Le cazzate, modestamente, sono tutte mie :-)

  1. Pietro

    Leggo da tempo quello che scrive Grazioli, ma non mi convince completamente, il fatto che sia dificile aspettarsi di più da Putin non significa che non possa essere necesario essere intransigenti nei confronti di chi fa ammazzare gli oppositori, un esempio è stato Reagan, che mentre dialogava con la Russia non smetteva certo di considerare il comunismo una catastrofe, lodare personaggi come Putin, Lukashenko o Gheddafi è ridicolo, e sopratutto inutile, il comportamento della REussia è evidentemente guidato anche dalla necessità di intrattenere buoni rapporti con le democrazie occidentali, e un eccessva aquiescenza nei confronti di comportamenti inccettabili può solo rallentare la strada verso la democrazia.

  2. Kissinger, in un’intervista di qualche tempo fa evidenziava come "There is no realism without an element of idealism". Credo che sarà la grande sfida dell'occidente in questo secolo, e non sarà semplice da realizzare.