Dove si discute di squalene, thiomersal e palafitte

sabato 7 novembre 2009 Posted by tfrab

Sto cercando di contare quante siano le persone in Italia che non abbiano dato di matto a causa del virus A H1N1. La prima è Anna Meldolesi, che ha seguito la pandemia fin dall’inizio. Un altro è, come prevedibile, Silvio Garattini, intervistato dal Giornale qualche tempo fa.

Per il resto è tutto un fiorire di complotti, allarmi sulla pericolosità dello squalene e del thiomersal. Che ci fosse agitazione sullo squalene lo ignoravo; in realtà secondo la pagina di wikipedia la voce risale a dopo la prima guerra in Iraq. Per noi italiani lo squalene non sarebbe una novità, trattandosi di uno dei componenti dell’olio d’oliva. Fosse davvero così pericoloso saremmo tutti morti da un pezzo. L’obiezione più frequente al mio ragionamento è che inoculato direttamente in vena possa provocare chissà quali disastri, iperstimolando la risposta immunitaria. In realtà, come riportato dalla giornalista Helen Branswell, si tratta della solita leggenda metropolitana:

Q: Isn’t squalene dangerous? Didn’t it cause Gulf War Syndrome?

A: No and no.

It may have a nasty sounding name, but we all have squalene (pronounced SKWAY-lean) in our bodies. We need it to synthesize cholesterol and steroid hormones. And the stuff is ubiquitous — it is found in all animals, in plants, and in a variety of foods, cosmetics, over-the-counter drugs and health supplements, according to the World Health Organization.

“It is part of our natural metabolism that allows us to make the kinds of molecules that enable us to survive,” says Dr. Paul Offit, an immunologist and vaccine expert at Children’s Hospital of Philadelphia.

“Take squalene out of your body, and you die. Take squalene out of Girl Scout cookies and they don’t taste as good.”

As for the supposed Gulf War Syndrome link, it isn’t true.

The claim is that anthrax vaccines given to U.S. soldiers fighting in the Gulf War contained squalene and generated anti-squalene antibodies that triggered disabilities. But the vaccines given to those troops did not contain squalene, the WHO and others have reported.

And a study published in 2006 showed that anti-squalene antibodies can be found in the blood of people who have never been vaccinated with a vaccine containing squalene.

“The objective scientific evidence is that these things are safe. That they are not linked with Gulf War Syndrome. That they don’t promote autoimmune disease. That’s what the objective scientific evidence says. But it’s not what you read on the blogs and on the Internet,” Wood says.

Il thiomersal invece è una vecchia bufala, nota a chi mastichi un po’ l’argomento. Si tratta di un composto simile al metilmercurio, quello sì tossico e con la tendenza a bioaccumularsi. Che all’inizio si sia pensato ad investigare sull’inquietante similitudine è condivisibile, ma dopo decenni di ricerca, e qualche gazillione di vaccini che non hanno evidenziato problemi relativi al mercurio, si dovrebbe considerare la questione chiusa. Non fosse altro che alternative non ce ne sono molte, secondo l’OMS:

Some national public health authorities are striving to replace thiomersal-containing vaccines as a precautionary measure. There is currently no evidence of toxicity from mercury contained in vaccines. There are only a few tested, efficacious and safe alternatives to thiomersal-containing vaccines. Current production capacity for such vaccines is limited and insufficient to cover global needs.

Certo, se c’è gente che pensa che non siamo mai andati sulla luna o che il WTC sia venuto giù chissà come, le possibilità di far comprendere quattro concetti basilari di biochimica sono vane. Mi verrebbe voglia di invitare tutti i complottisti a recitare il mantra “l’evoluzione non è un pranzo di gala”, eppure la questione è più sottile. Perché è così difficile riuscire a comunicare la scienza? Perché, con tutto l’avanzamento tecnico e scientifico del secolo scorso ancora siamo ad un atteggiamento schizofrenico verso la medicina?

“Da una parte fideistico, per cui si allentano le regole igieniche presumendo che vi sia una medicina per tutto; dall’altra fobico, perché ognuno capisce che nessun farmaco è completamente innocuo, motivo per cui molti si rivolgono alle erbe, convinti che ciò che è naturale sia anche buono. Peccato che un estratto vegetale contenga migliaia di sostanze chimiche”(dall’intervista a Garattini)

Evidentemente qualcosa è andato storto, nella corsa al progresso scientifico molta gente è rimasta indietro. Sempre colpa del popolo bue ed ignorante? O magari è la scienza che si deve interrogare sul rapporto con il resto del mondo?

“Dunque la base empirica delle scienze oggettive non ha in sé nulla di "assoluto". La scienza non posa su un solido strato di roccia. L’ardita struttura delle sue teorie si eleva, per così dire, sopra una palude. È come un edificio costruito su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall’alto, giù nella palude: ma non in una base naturale o "data"; e il fatto che desistiamo dai nostri tentativi di conficcare più a fondo le palafitte non significa che abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza stabili da sorreggere la struttura.”

Ecco, il giorno che buona parte del mondo scientifico si ricorderà di vivere su una banalissima, e precaria, palafitta, e che c’è bisogno del resto dello scibile umano per vedere oltre il fango e la nebbia del mondo, allora, forse, supereremo questa frattura, e riusciremo a costruire sulle nostre precarie fondamenta qualcosa di buono.