Smemorati

giovedì 29 gennaio 2009 Posted by tfrab 0 comments

Prima furono individuati, catalogati, schedati. Poi la propaganda di regime cominciò a dipingerli come causa di tutti i mali, esseri spregevoli, cancro da rimuovere. Poi furono privati dei beni, del lavoro, dei diritti civili. Poi usarono il ricavato delle espropriazioni per finanziare un meccanismo burocratico finalizzato ad espellerli una volta per tutte.

Gli ebrei furono trattati così dai nazisti e dai fascisti, molti anni fa.

Mai più!

Mai più? Come vengono trattati oggi — oggi, dico — come vengono trattati i rom, i sinti, gli immigrati? Quanti di noi sono rabbrividiti ascoltando un ministro della repubblica italiana dire che gli immigrati regolari devono pagare un tributo per finanziare l’espulsione degli irregolari? Chi di noi ha avuto paura — per sé stesso, dico, per i propri figli — quando quello stesso ministro chiamava “censimento” la schedatura di migliaia di rom e di sinti?

In quegli anni lontani, quando a partire dal 1933 gli ebrei furono ridotti in miseria e chiusi nei ghetti, i bravi cittadini applaudirono. Poi, il 27 gennaio 1945, fu loro mostrato l’orrore dei campi di sterminio. I bravi cittadini dissero: noi non lo sapevamo, noi siamo innocenti.

Cala il tramonto sull’ennesima giornata della memoria, sull’ennesimo coro di mai più! intonato da bravi cittadini che per il resto dell’anno applaudono chi si accanisce sulla miseria degli ultimi. I bravi cittadini che per tutto l’anno equiparano immigrati e “zingari” a un cancro da estirpare.

E gli ebrei?

Che senso ha commemorare sei milioni di ebrei morti per poi vomitare quotidianamente veleno su quelli vivi? Quanto sono smemorati quelli che versano una lacrimuccia annuale sulla Shoah e dedicano il resto dell’anno a bruciare bandiere israeliane, imbrattare sinagoghe e cimiteri ebraici, accostare il Maghen David alla svastica, negare a Israele il diritto di esistere come stato ebraico?

Anche oggi, come già un anno fa, il presidente Giorgio Napolitano ha ricordato che l’antisionismo è una nuova forma di antisemitismo e che occorre vigilare perché questo virus non faccia presa sulla società italiana. Qualcuno si ricorderà delle sue parole da qui al prossimo 27 gennaio?

Chi avesse ancora dei dubbi sull’identità fra antisionismo e antisemitismo potrà trarre giovamento dalla lettura di questa notiziache ho appreso dal blog di Deborah Lipstadt, la studiosa che ha segnato l’inizio della fine per il negazionista David Irving.

La notizia, in breve, è che uno dei maggiori negazionisti della Shoah ha deciso di cambiare mestiere, consapevole del fatto che il negazionismo ha perso la sua battaglia contro gli storici autentici. E che mestiere ha deciso di intraprendere questo negazionista frustrato dall’insuccesso? Semplice: farà l’antisionista. E, come commenta la Lipstadt, è tristemente facile prevedere che la sua nuova carriera sarà più gratificante.

Questo post non è mio: l'ho copincollato da ipazia, che l'aveva copiato da equilibriodinamico, che l'aveva copiato da letturalenta. Spero che qualcuno copi me.

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Leggere Lolita a Montecitorio

domenica 25 gennaio 2009 Posted by tfrab 0 comments

Aragorn

Il bello di leggere è che puoi lavorare di fantasia, colmando le inevitabili mancanze dei libri con quello che ti passa per la testa. Ad esempio i volti dei protagonisti hanno delle fisionomie personalissime per ogni lettore, ma in alcuni casi sono modificate dal mondo esterno. In un certo senso, voglio dire, la lettura di un libro non finisce mai, e la storia raccontata prosegue anche oltre le intenzioni dell'autore.

Chi di voi, pensando al Signore degli Anelli, ha ancora in testa le vecchie facce invece di Viggo Mortensen e soci? Di certo la maggior parte dei nuovi lettori non potrà prescindere dal film di Peter Jackson. Spero però, con tutto il cuore, che i lettori del celebre libro di Azar Nafizi, non si ritrovino Gabriella Carlucci ed Alessandra Mussolini tra le aule dell'università di Teheran.

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Il nucleare salverà il mondo

martedì 13 gennaio 2009 Posted by tfrab 0 comments

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Titolo sensazionalista, che non rende giustizia ad un libro scritto molto bene, che coniuga efficacemente divulgazione e accuratezza scientifica. Quella dell'energia nucleare è la storia di un'occasione straordinaria, persa per la paura irrazionale seguita ad un paio di incidenti, e alla difficoltà di comunicare il vero stato delle cose da parte degli addetti ai lavori.
L'autrice, ambientalista convinta, si è vista costretta a rivedere le proprie posizioni anti-nucleare in seguito al viaggio intrapreso con Rip Anderson, professore di Chimica e tecnico nucleare.
Il libro sfata i luoghi comuni attorno al nucleare, relativi all'insicurezza, i costi, la gestione delle scorie e la disponibilità mondiale di uranio. Il quadro che emerge, alla fine, è inequivocabile: aspettando Godot, ovvero le rinnovabili, non andremo da nessuna parte.
L'unica strada concreta, attuabile per ridurre da subito l'inquinamento e produrre energia in maniera sostenibile, è il nucleare, conclusione alla quale sono arrivati da tempo ambientalisti celebri come Patrick Moore e James Lovelock. Speriamo non sia solo una voce isolata, ma il segno di una presa di coscienza maggiore da parte dell'opinione pubblica. Il primo test sono i tedeschi: se rilanciano l'opzione atomica con decisione allora c'è speranza si torni a ragionare, altrimenti si mette male, e restiamo in balia dei litigi Russia-Ucraina.

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I love Israel

sabato 10 gennaio 2009 Posted by tfrab 0 comments

Approfittando della curiosità generata dall'immagine a fianco (finita sul mio profilo di Facebook) volevo dire anch'io la mia su quanto sta succedendo a Gaza. Come molti europei spero che un giorno si riesca ad avere un po' di pace in medio oriente, per quanto si tratti di una prospettiva davvero lontana. Nel frattempo, tra siti web e blog, non mancano le occasioni per farsi un'opinione personale. Un buon riassunto delle opinioni pro-Israele lo trovate qui, sul blog di Giorgio Israel. Mi sento di sottoscrivere in pieno l'analisi della situazione attuale, meno la soluzione proposta, che è in sostanza la guerra contro Hamas fino al suo annientamento. Non sono sicuro sia una strada praticabile: la soluzione trovata al confine libanese, con i caschi blu a garantire il cessate il fuoco con Hezbollah, ad esempio, è fragile, ma comunque ad oggi ha funzionato (anche se non ha impedito il riarmo dei nemici dello stato ebraico). Continuerà a reggere in futuro? Si può esportare anche a sud? Non lo so, ma mi chiedo, nella mia poca conoscenza delle cose internazionali, se non sia una strada più efficace rispetto all'attuale impasse strategica di Israele.

Una testimonianza preziosa è quella di Giovanni Fontana, volontario in Palestina. Mi pare l'analisi migliore delle ragioni dei palestinesi, senza negare i problemi, a cominciare dall'impresentabilità di Hamas. Meno convincenti il post di Leonardo, al di sotto dei suoi standard, e questo editoriale del New York Times, dove pare che cease-fire sia una semplice riduzione dei missili sparati, e non la loro fine. Un riassunto ben scritto della storia fino ad oggi l'ha fatto l'Economist, in un articolo intitolato "La guerra dei cent'anni".

Mi sento di aggiungere una cosa. Il contributo dato alla cultura europea, e quindi all'identità di tutti noi che l'abitiamo, da parte degli Ebrei nel corso della storia è immenso, incalcolabile. Secoli di persecuzioni, uniti alla Shoah, e alla fuga verso Israele e gli Stati Uniti, ci hanno tolto un tassello fondamentale del nostro modo di essere, senza magari che la maggior parte di noi se ne renda conto. Vi invito perciò, al di là dell'opinione che potete avere sul conflitto in corso, ad approfondire la vostra conoscenza di quella cultura. Guardatevi un film con Groucho Marx, leggetevi un libro di Mordecai Richler, oppure andate a vedervi Moni Ovadia in teatro se passa dalle vostre parti.

Insomma, il senso di questo post è quello che c'è scritto sulla bandiera: amo Israele, spero riesca a superare le difficoltà che lo accompagnano dalla nascita, e che finalmente gli si riconosca il diritto di esistere, come succede per gli altri stati del mondo. Altrimenti non credo si uscirà mai da questa situazione.

Il declino italiano visto dalle librerie

martedì 6 gennaio 2009 Posted by tfrab 0 comments

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Quello che vedete sopra è l'andamento della produzione di libri in alcuni paesi, dal dopoguerra agli anni '70. Guardandolo vengono in mente tante cose. Si vede la flessione nel dopoguerra degli sconfitti Germania e Giappone. Salta all'occhio spettacolare recupero degli USA sull' URSS, predizione fin troppo palese di come sarebbe finita la guerra fredda. Gran Bretagna e Francia, vincitori in qualche modo insieme agli USA, crescono ma sono lontani dai due giganti. E l'Italia? La linea piatta sul fondo. Che dite, stiamo messi male? :-(

Fonte UNESCO, ripresa da Donald Sassoon. Grazie a KK per la segnalazione del libro

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