Proustiana: la genesi della bellezza

sabato 22 novembre 2008 Posted by tfrab

mproust Non appena abbracciai col pensiero questo nuovo concetto della più alta pura manifestazione d’arte, esso s’affiancò al piacere imperfetto avevo provato a teatro, gli aggiunse un poco di quel che gli mancava, e la loro unione formò qualcosa tanto esaltante da farmi esclamare: « Che grande artista!». Certo, si può supporre che non fossi del tutto sincero. Ma si pensi, piuttosto, a tanti scrittori i quali, scontenti del brano che hanno appena scritto,  se leggono un elogio del genio di Chateaubriand evocano un grande artista che avrebbero voluto eguagliare, per esempio canticchiando mentalmente una fra se di Beethoven e confrontandone la carica di tristezza con quella che si sono sforzati di imprimere alla propria prosa, si riempiono a tal punto di quest’idea di genio che l’applicano, ripensandoci, alle proprie creazioni, non le vedono più quali erano loro apparse a prima vista, e azzardando un atto di fede nel valore della propria opera si dicono: « Dopotutto! », rendersi conto che la somma dalla quale scaturisce la loro soddisfazione finale include il ricordo delle stupende pagine di Chateaubriand che hanno assimilate alle proprie ma che, in definitiva, non sono stati certo loro a scrivere; si ricordi quanti uomini credono nell’amore di un’amante della quale non conoscono che i tradimenti; quanti, ancora, sperano alternativamente ora in un’incomprensibile sopravvivenza se pensano, mariti inconsolabili, a una donna che hanno perduta e che continuano ad amare o, artisti, alla gloria futura di cui potranno godere, ora in un rassicurante nulla quando, al contrario, la loro mente si ricollega alle colpe che altrimenti dovrebbero espiare dopo la morte; si pensi, infine, ai turisti che s’entusiasmano per la complessiva bellezza d’un viaggio durante il quale, giorno per giorno, non hanno provato altro che noia, e si dica se nella vita comune vissuta dalle idee nell’ambito del nostro intelletto ve ne sia una sola, fra quelle che più ci rendono felici, che inizialmente non sia andata, da autentico parassita, a chiedere il meglio della forza di cui mancava a un’idea vicina ed estranea

(M. Proust - All'ombra delle fanciulle in fiore - Intorno a Madame Swann)

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